STOP AUTO BENZINA E DIESEL DA 2035, OK PARLAMENTO UE

In Italia a rischio 70mila posti

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Stop alle auto a benzina e diesel dal 2035. Il Parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione Ue di rendere obbligatoria entro il 2035 l’immissione sul mercato Ue di auto nuove a zero emissioni e il divieto quindi della vendita dei motori a combustione interna.

cms_26376/1.jpgIl testo legislativo è stato approvato con 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astensioni. Nel testo approvato, i deputati sostengono la proposta della Commissione di raggiungere una mobilità stradale a emissioni zero entro il 2035 con l’obiettivo, a livello europeo, di produrre autovetture nuove e i veicoli commerciali leggeri nuovi a zero emissioni. Gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 sarebbero fissati, secondo la posizione del PE, al 55% per le automobili e al 50% per i furgoni. I deputati sono ora pronti ad avviare i negoziati con i governi Ue.

"Una revisione ambiziosa degli standard di CO2 - commenta il relatore Jan Huitema (Renew) - è un elemento cruciale per raggiungere i nostri obiettivi climatici. Con questi standard, creiamo chiarezza per l’industria automobilistica e stimoliamo l’innovazione e gli investimenti per le case automobilistiche. Inoltre, l’acquisto e la guida di auto a emissioni zero diventeranno più economici per i consumatori. Sono entusiasta che il Parlamento europeo abbia appoggiato una revisione ambiziosa degli obiettivi per il 2030 e abbia sostenuto un obiettivo del 100% per il 2035, fondamentale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050".

Il 14 luglio 2021, nell’ambito del pacchetto ’Fit for 55’, la Commissione ha presentato una proposta legislativa per la revisione dei livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi. La proposta intende contribuire agli obiettivi climatici UE per il 2030 e il 2050, nonché a fornire benefici ai cittadini attraverso una più ampia diffusione dei veicoli a emissioni zero (migliore qualità dell’aria, risparmi energetici e minori costi per il possesso di un veicolo) e a stimolare l’innovazione nell’ambito delle tecnologie a emissioni zero.

La decisione è presa, le auto a benzina e diesel non potranno più essere vendute dal 2035. Fra tredici anni il mercato europeo sarà completamente migrato verso mezzi a zero emissioni, elettrici o a idrogeno. La proposta della Commissione europea, accolta oggi dall’Europarlamento, prevede di ridurre le emissioni medie delle auto nuove del 55% entro il 2030 e del 100% entro il 2035, rispetto ai livelli del 2021.

cms_26376/000.jpgSe l’obiettivo è ambizioso sul piano della transizione ecologica, diventa particolarmente sfidante sul piano economico e sociale. La svolta approvata dall’Europarlamento avrà conseguenze per tutto il settore automotive e, in particolare, per l’industria che dovrà accelerare i tempi della sua transizione. E che è già alle prese con gli effetti della pandemia, quelli della crisi dei semiconduttori e con un’ormai cronico ritardo nella consegna di auto nuove.

Il rischio denunciato dai costruttori e dai sindacati è che le conseguenze più difficili da affrontare possano arrivare sul piano dell’occupazione, non solo quella diretta delle case automobilistica, ma anche quelle di un indotto che verrebbe in buona parte dismesso.

L’Anfia, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, è intervenuta duramente già a dicembre 2021, quando la proposta della Commissione è stata resa nota, e dopo che al Comitato interministeriale per la Transizione ecologica (Cite) erano state definite le tempistiche di sostituzione dei veicoli con motore a combustione interna, decidendo, in linea con la maggior parte dei paesi avanzati, che il phase out delle automobili nuove con motore a combustione interna dovrà avvenire entro il 2035.

Anfia citava in quell’occasione la Clepa, l’Associazione europea della componentistica, che in uno studio quantificava i danni, occupazionali ed economici, derivanti dalla messa al bando dei motori a combustione interna al 2035 e evidenziava che l’Italia rischia di perdere, al 2040, circa 73.000 posti di lavoro, di cui 67.000 già nel periodo 2025-2030.

Redazione

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