STORIA DI STORIE DIVERSE - XLXX

Insegnanti di sostegno allo specchio: la disabilità tra difficoltà e gratificazione

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cms_22790/Foto_1.jpg“Storia di storie diverse”, ovvero storie di alunni disabili, persone con caratteristiche speciali, con limitazioni visibili ed innegabili potenzialità.

Il loro percorso scolastico, le difficoltà incontrate e quanto sia ancora difficile oggi parlare di integrazione nella scuola italiana.

Negli articoli della rubrica si affronteranno anche le problematiche più generali del sistema scolastico, con una visuale privilegiata, quella di chi lavora al suo interno.

Due anni fa è nata “Storia di storie diverse”, una rubrica settimanale dedicata al mondo della disabilità. Gli intenti inizialmente erano autobiografici: avevo voglia di raccontare la mia storia di insegnante e soprattutto le storie dei bambini fragili. Il giornalista deve “andare, vedere e raccontare” ed io scrivo i miei articoli partendo da ciò che vivo, dalla mia esperienza lavorativa.

In quest’ultimo anno scolastico sono stata testimone diretta della didattica a distanza e dei suoi effetti nefasti sull’apprendimento. Nei miei articoli si parlava del Covid, delle ordinanze del presidente Emiliano, che si susseguivano incessantemente, e delle difficoltà di insegnamento, nel momento in cui la lezione doveva essere presentata a chi era a scuola e a chi era a casa. Scolasticamente è stato un anno complesso ed anche rischioso dal punto di vista della salute perché alcune scuole, come quella in cui insegno, si sono trasformate in focolai e sono state chiuse su iniziativa dei sindaci.

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Per fortuna né io, né i miei familiari siamo stati contagiati mentre conosco qualche collega che ha contratto il virus, ma in forma lieve. Ora è estate, è agosto e siamo, come dire, a riposo. Ho rimesso in ordine la libreria, lavoro con i testi della casa editrice più qualificata in Italia per quanto riguarda gli interventi didattici agli alunni diversamente abili.

Alcuni docenti sono impegnati a scuola nel piano previsto da Draghi per recuperare gli apprendimenti e dare un nuovo impulso alla socialità tra ragazzi. Io ho preferito non aderire a questa proposta sia per stanchezza personale sia perché trovo inutile proporre attività ludico-ricreative nel momento in cui esse mancano nella normalità curriculare. I miei alunni non sanno né cosa voglia dire studiare arte, né cosa voglia dire studiare musica, perché mancano gli insegnanti specializzati e queste discipline vengono spesso assegnate a persone prive di competenze.

Nella mia classe l’educazione fisica non è stata insegnata per gran parte dell’anno ed è una disciplina importantissima per i piccoli alunni che attendono l’arrivo del giorno dedicato. La collega si rifiutava di andare in palestra, laddove invece è obbligatorio assicurare almeno due ore settimanali di attività motoria. Spesso ho dovuto sostituirmi a lei nel far lezione e si tratta di una lezione impegnativa, in quanto bisogna gestire la scolaresca in uno spazio libero.

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In questo caso potevo far lezione, quando la gestione della classe era pesante anche fisicamente, mentre mai, in altre discipline, avrei potuto sostituire le colleghe. Ora le lezioni di teatro, le attività sportive e di tipo artistico proposte per il periodo estivo creano una forte dissonanza con chi non si prende cura della scuola nella sua ordinarietà, lasciando a margine discipline estremamente importanti per una la crescita armoniosa; però adesso queste attività sono proposte per rendere più bella la scuola, solo d’estate?

Vincenza Amato

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