STORIE DAL PIANETA TERRA

7 UOMINI D’ORO

7_UOMINI_D-ORO.jpg

Afghanistan, agosto 2002. Il Presidente, Hamid Karzai, entrò nella cripta sotterranea della Banca Centrale a Kabul, assieme a 7 alti dignitari, ognuno dei quali aveva con sé una chiave e l’obbligo di trovarsi li, in quel posto, in quel momento, assieme agli altri, per poter adempiere al proprio compito. La storia di quel giorno era iniziata molto tempo prima, nel 1978 per la precisione, quando nel corso degli scavi archeologici nel nord del paese venne ritrovato il tesoro dell’antica civiltà bactriana, un regno conquistato da Alessandro Magno. Vennero rinvenuti circa 20.000 oggetti tra monete, monili in oro, pietre preziose ed altri manufatti. Questi reperti, insieme a molti altri, vennero inviati al Museo Nazionale, poco prima della presa del potere da parte dei talebani. Da quel momento, da quando sul paese calò una cappa di oppressione e paura, si verificarono compravendite sotto banco di preziosi, e spesso, per far aumentare il valore degli oggetti, venivano effettuate distruzioni di interi siti. I pezzi diventavano rari mentre si abbattevano le grandi statue di Buddha o si facevano esplodere cariche di dinamite per radere al suolo scavi. In quel frangente il Presidente dell’epoca, Mohammad Najibullah, conscio di quanto stava accadendo, fece nascondere, nella camera blindata della Banca Centrale, tutto ciò che restava del tesoro bactriano oltre a lingotti d’oro per un valore di 90 milioni, attivando una serie di meccanismi di sicurezza per impedirne il saccheggio. Inoltre convocò 7 dignitari di cui si fidava in modo assoluto, e consegnò ad ognuno di essi una chiave, da utilizzare congiuntamente alle altre, tutte necessarie per accedere alla cassaforte. La voce del tesoro si sparse velocemente, soprattutto tra i talebani agli ordini del Mullah Omar, che aveva dichiarato la jiad, la guerra santa contro gli infedeli. Così nel 1996, otto anni dopo aver nascosto il tesoro, l’ex Presidente Najibullah venne rapito, assieme al fratello, da dentro il palazzo dell’ONU a Kabul, dove si erano rifugiati in cerca di protezione. Catturato e torturato ripetutamente, per fargli rivelare come poter accedere alla cassaforte, non parlò, nemmeno quando lo evirarono o quando lo legarono alla Jeep per trascinarlo intorno al quartier generale dei talebani. Rimase in silenzio anche un attimo prima che una pallottola ponesse fine alle sue sofferenze. Il fratello subì la stessa tortura, lo stesso destino, ed entrambi i corpi vennero appesi, in mostra, sopra una garitta a poca distanza da quel palazzo dell’ONU.

cms_6225/2.jpg

La cassaforte con i tesori era nelle mani dei talebani, ma loro non potevano aprirla. Provarono in tutti i modi a forzarla, lanciarono missili da un elicottero, ma nulla. Si arrivò al 2001, all’11 settembre, alla crociata statunitense contro al Qaida. Con il fiato degli americani sul collo, pensarono di piazzare cariche di dinamite attorno alla camera blindata, ma un impiegato della banca li avvisò che in quel caso si sarebbero attivate altre cariche interne, causando il crollo dell’intero edificio. Nel novembre dello stesso anno il regime talebano venne abbattuto ed Hamid Karzai fu nominato Presidente, a capo di un governo provvisorio. Ci vollero altri mesi per preparare il tutto. Un paese intero era stato messo in ginocchio, bisognava ricostruire, ma infine si arrivò a quell’agosto del 2002, quando sette persone, che avevano scelto di non cedere alla paura, si ritrovarono insieme. Nessuno sapeva esattamente cosa contenesse quella cassaforte tedesca, costruita negli anni ‘30. I registri erano stati distrutti, la memoria storica dispersa, ma quando la porta venne aperta, in pochi riuscirono a trattenere lo stupore. I lingotti del tesoro nazionale erano lì, assieme ai reperti più famosi ed importanti. Una montagna d’oro, secoli di storia, tutto era rimasto intatto, restituito al paese. 7 uomini avevano reso ad una nazione distrutta la speranza, sfidando l’oppressione, la paura, il terrore. Anche quella del tesoro afghano è una tra le tante storie del pianeta Terra degna di essere raccontata.

Paolo Varese

Tags:

Lascia un commento



Autorizzo il trattamento dei miei dati come indicato nell'informativa privacy.
NB: I commenti vengono approvati dalla redazione e in seguito pubblicati sul giornale, la tua email non verrà pubblicata.

International Web Post

Direttore responsabile: Attilio miani
Condirettore: Antonina Giordano
Editore: Azzurro Image & Communication Srls - P.iva: 07470520722

Testata registrata presso il Tribunale di Bari al Nrº 17 del Registro della Stampa in data 30 Settembre 2013

info@internationalwebpost.org
Privacy Policy

Collabora con noi

Scrivi alla redazione per unirti ad un team internazionale di persone dinamiche ed appassionate!

Le collaborazioni con l’International Web Post sono a titolo gratuito, salvo articoli, contributi e studi commissionati dal Direttore responsabile sulla base di apposito incarico scritto secondo modalità e termini stabiliti dallo stesso.


Seguici sui social

Newsletter

Lascia la tua email per essere sempre aggiornato sui nostri contenuti!

Iscriviti al canale Telegram