STORIE DAL PIANETA TERRA

VIOLETTE, LA JENA

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26 aprile 1944, Rue D’Espagne, distretto di Bayonne. Alcuni partigiani, nascosti tra la vegetazione, attendono il passaggio di una automobile, una Citroen 15 CV. Non appena vedono la vettura, le sfrecciano davanti e aprono il fuoco. Raffiche di mitra colpiscono il conducente, l’auto sbanda e finisce fuoristrada. Nonostante i colpi ricevuti chi era a bordo riesce ad uscire dall’abitacolo scoperto, con la pistola in pugno, ma non muove nemmeno un passo, altri proiettili colpiscono il suo corpo. Cade così a terra Violette Paule Emille Marie Morris, ed il suo cadavere non verrà reclamato da nessuno. Si conclude in questo modo la vita di uno dei personaggi più temuti ed odiati di Francia. Ma chi era questa donna? Perchè la popolazione francese la odiava così tanto? Bisogna tornare al 1908, quando una ragazzina di 15 anni partecipò al campionato di Francia di nuoto libero, arrivando quinta, ma unica concorrente femminile, in una competizione che da sempre attirava la partecipazione di uomini. Quella ragazzina poi si diede alla boxe, vincendo anche parecchi matches contro avversari del sesso opposto, ed in seguito si specializzò nel lancio del peso, del disco, divenendo anche un’abile motociclista.

cms_6930/2.jpgConiò per se stessa uno slogan, “ciò che un uomo fa, Violette può farlo”, portando il proprio fisico all’estremo. Dopo una breve parentesi matrimoniale tornò allo sport, la sua forza e la sua resistenza la facevano eccellere anche nella lotta greco romana, nel volo a vela, non risentiva affatto di tutte le sigarette che fumava, anche 4 pacchetti ogni giorno. La sua speranza era di essere reclutata per le Olimpiadi del 1928, nessuna donna poteva competere con lei sul suolo nazionale, ma subì una cocente delusione quando la Federazione Sportiva Francese Femminile le ritirò la licenza sportiva. Il motivo era una denuncia per oltraggio al pudore, in quanto Violette non faceva nulla per nascondere la sua omosessualità, ma non fu solo questo a cagionarle l’esclusione dai Giochi Olimpici. Violette parlava delle sue conquista femminili come fosse un uomo, bestemmiava, si esprimeva in modo scurrile. Quale esempio avrebbe potuto essere per le giovani atlete? Quale figura avrebbero visto in lei le ragazzine d’oltralpe? Un ricorso al Tribunale non sortì alcun effetto, ed allora lei iniziò a gareggiare con le automobili sportive, ma aveva un peso, si sentiva impedita nei movimenti, così decise di farsi asportare i seni, ad imitazione delle mitologiche amazzoni che, per tirare meglio con l’arco si mutilavano il seno destro.

cms_6930/3.jpgLe gare la portarono in giro per l’Europa, inclusa la Germania nazista, dove rimase affascinata dalla potenza virile espressa dai seguaci del Fuhrer, e per i tedeschi divenne facile cooptarla nelle loro fila, sfruttando la sua rabbia verso la nazione che aveva tradito le sue speranze di atleta. Divenne una spia per i nazisti, e nel frattempo continuò la sua vita, tra conquiste e gare, finchè, nella Francia occupata, non trovò il suo ruolo come supervisore agli interrogatori delle spie straniere catturate. Ma lei non limitava la sua partecipazione all’osservazione, anzi, divenne ben presto molto efficace, esprimendo una predilezione nell’interrogare le donne, appendendole per i piedi, frustandole, bruciandole e marchiandole con il suo accendino, sottoponendole ad atti che anche i suoi stessi collaboratori trovavano disumani, guadagnandosi il soprannome di “Jena della Gestapo”. La sua figura divenne così importante da destare preoccupazione nei servizi segreti degli alleati, in particolar modo perchè Violette si occupava dello smantellamento delle cellule partigiane e dell’eliminazione diretta degli agenti paracadutati sul suolo francese. Venne incaricata della sua esecuzione una banda partigiana, che seguì Violette lungo i suoi spostamenti attendendo il momento giusto per eseguire l’ordine. Ed il momento arrivò, sulla Rue D’Espagne, quel 26 aprile. La “Jena” era stata giustiziata, ma le sue azioni lasceranno tracce indelebili sulle sue vittime.

Paolo Varese

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