STORIE DAL PIANETA TERRA

CHIAMATE DOLITTLE

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Avete la fortuna di avere come amico un cane oppure un gatto? Siete tra i fortunati che possono ricevere coccole gratuite e slinguazzate di benvenuto ogni volta che entrate in casa o vi sedete sul divano? Se la risposta è affermativa, allora anche voi molto spesso avrete sperimentato la frustrazione di non capire cosa vi stesse comunicando il vostro amico, magari con un guaito, con uno sguardo, un miagolio. Sappiamo che quel grattare insistente alla porta al mattino significa che qualcuno ha fame, o che deve uscire per bisogni fisiologici, ma capita anche che non si sia in grado di comprendere il messaggio. Quella facoltà chiamata parola è l’unica cosa che manca ai nostri amici, ed in quelle occasioni vorremmo essere come il Dottor Dolittle, il personaggio cinematografico che riusciva ad interagire vocalmente con il mondo animale. Ebbene, tra i tanti studiosi che si occupano dell’argomento, uno in particolare sembra essere riuscito ad elaborare un codice di comunicazione tra l’essere umano e gli amici a quattro zampe. C’e’ stato chi ha studiato gli atteggiamenti, chi l’olfatto, chi i suoni. E chi invece, come Con Slobodchikoff, professore di scienze alla Northern Arizona University, si dedica alla sperimentazione di apparecchiature tecnologiche. Quest’uomo per oltre 30 anni si è dedicato al linguaggio degli animali, e nel 1993 ha fondato una compagnia, la “Animal Communications”, che ha solo questa mission, imparare come comunicare con gli animali. Dopo aver cercato di stabilire quale razza fosse migliore per mettere in campo le sue teorie, ha scelto il “prairie dog”, una specie di roditore presente nel continente nord americano.

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Secondo il professore, questi animali usano un sofisticassimo linguaggio tra di loco, tanto da aver codificato ciò che egli stesso definisce un chiacchericcio sociale, con cui questi animali sono in grado di indicare agli altri loro simili sia le specie animali in avvicinamento al loro territorio, sia la grandezza ed anche il colore. Tutte queste non sono ipotesi, ma realtà sperimentate e documentate, con video che riprendono intere sequenze di vita sociale dei prairie dogs. Tutto è partito da quando il professore si è accorto della precisione dei sistemi di allarme utilizzati da questi animali, che lui stesso non esita a paragonare ad una stele di Rosetta, poiché partendo da quella osservazione ha potuto decodificare l’intero sistema comunicativo. Inoltre la staticità localizzata delle colonie dei prairie dogs ha consentito uno studio costante, mentre solitamente, a causa dei frequenti spostamenti dovuti alla ricerca di migliori condizioni di vita, ciò non avviene, e pertanto le documentazioni si riferiscono a periodi ben determinati di vita degli animali stessi. Sembra quasi un cartone animato con protagonisti antropomorfi, ma nel caso dei prairie dogs, l’esistenza di comunità con circa 100 abitanti ha consentito di osservarli come si trattasse di una città, con le varie differenze sociali, l’identificazione, le comunicazioni sonore. La creazione di un archivio digitale relativo ad ogni “messaggio” inviato, ha poi permesso lo sviluppo di un software in grado di analizzare e tradurre questi messaggi, ed anche di rispondere, di inviare messaggi, da uomo ad animale. Il sogno del professore è quello di arrivare a sviluppare una tecnologia che consenta di interagire con tutti gli animali, in special modo con quelli domestici, per poterli ascoltare, per un dialogo che non sia sono una mera ricezione di stimoli, con il relativo soddisfacimento.

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Certo sarebbe interessante poter ascoltare cosa si dicono i cani quando abbaiano o quando i gatti miagolano. Potremmo scoprire che un cane si lamenta del cibo scarso, che un gatto sta corteggiando una gatta vanesia, che anche tra loro esistono gli sbruffoni ed i prepotenti. E chissà cosa potrebbe dire un criceto, chiederebbe di levare quella cacchio di ruota su cui è costretto a correre per attirare l’attenzione e ricevere cibo? Siamo per ora all’inizio, ma la ricerca va avanti, ed il dottor Dolittle forse sta arrivando, per insegnarci a comunicare con gli animali. E chissà che in un futuro non troppo lontano qualcuno di noi non possa dire a chi lascia per strada alcuni ricordi poco piacevoli, specialmente da calpestare, “insegna al tuo amico umano a raccoglierla”.

Paolo Varese

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