STORIE DAL PIANETA TERRA

IL PHILADELPHIA EXPERIMENT

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Quante volte abbiamo sognato di poter visitare altre dimensioni, di poterci spostare senza l’utilizzo dei normali mezzi di trasporto? Quante volte abbiamo chiuso gli occhi, lasciandoci trasportare dalla fantascienza, immaginando luoghi impossibili, altri mondi? L’animo del viaggiatore, dell’esploratore e del sognatore si fondono a volte in un unico concetto, e situazioni come quelle descritte nel leggendario Triangolo delle Bermude o nel Tempio di Ibez ci appaiono come misteri insondabili a cui si vorrebbe dare risposta. Una di queste leggende riguarda un fatto, secondo alcuni mai avvenuto, secondo altri troppo importante e pericoloso per dargli seguito: il cosiddetto Philadelphia Experiment.

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Innanzitutto, di cosa si sta parlando? Di quale esperimento? Negli anni ’30 del secolo scorso iniziarono a circolare teorie sulla relatività, sulla possibilità di sfruttare varie fonti di energia alternativa per spostarsi, dai campi elettromagnetici ai condotti dimensionali. Gli studi di scienziati come Nicolas Tesla, effettivamente, lasciavano intravedere altro oltre il campo della fisica accettata globalmente. Ovviamente, non tutti erano disposti a lasciarsi sedurre da concetti talmente “alieni”, ma secondo alcune fonti mai accertate, gli Stati Uniti decisero di non tralasciare nulla, di “aprire tutte le porte” per valutare quali portassero in altre direzioni e quali invece fossero in grado di condurre solo a vicoli ciechi. Così, uno di questi progetti, denominato Progetto Arcobaleno, culminò nel 1943 con un esperimento di teletrasporto che coinvolse – sempre secondo alcuni - un cacciatorpediniere della U.S. Navy, l’Eldridge, ancorato nel porto di Philadelphia.

Dopo una mattinata di preparativi, assolutamente segreti, alle ore 17,15 del 28 ottobre 1943 la nave U.S.S. Eldridge scomparve nel giro di pochi minuti per riapparire nel porto di Norfolk, in Virginia, e quindi tornare alla sua collocazione originaria. Ovviamente non si conobbero mai i veri nomi degli scienziati coinvolti, ammesso che il fatto sia veramente accaduto; si parla di Einstein, di Tesla (morto quasi un anno prima) e di un certo professor Rinehat, di cui però non si è mai trovata traccia.

cms_7543/3.jpgIl racconto, da molti considerato una leggenda metropolitana, finisce qui. La presenza di testimoni, tuttavia, lascia aperti spiragli di dubbio. Afred Bielek, ad esempio, confermò di aver preso parte all’esperimento e di essere uno dei pochissimi sopravvissuti. Nel corso della sua dichiarazione asserì di aver viaggiato nel futuro - vivendo per quasi 2 mesi nel 2137 e per 2 anni nel 2749 – per poi tornare indietro nel suo tempo, o meglio, vicino al suo tempo, nel 1983, grazie al professor J. Von Neumann. Questo professore era realmente esistito, ed era considerato un “alieno” per la sua capacità visionaria e per le sue teorie nel campo della fisica. Quando furono fatte notare a Bielek le incoerenze relative ai sui racconti, lui affermò di essere stato sottoposto a un lavaggio del cervello, volto a impedire la diffusione di notizie pericolose. Ad ogni modo, Bielek venne presto dimenticato, considerato un impostore da parte di studiosi e giornalisti, anche perché nel suo passato non vennero trovati riscontri di nessun tipo. Altri reduci della Eldridge furono in seguito intervistati, ma non si trovò alcuna persona disposta a confermare l’esperimento; secondo altri, addirittura, la nave non approdò mai a Philadelphia.

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Come mai, allora, iniziò a circolare questa storia? Tutto ebbe inizio quando un astronomo dilettante, M.K. Jessup, affermò nel 1955 di aver ricevuto tre lettere in cui un certo signor Allende parlava dell’esperimento, sostenendo di esserne stato testimone oculare. Jessup, in mancanza di prove, accantonò la vicenda ma, come egli stesso riferì, nel 1957 venne contattato dall’Office of Naval Research di Washington. Questo ente aveva ricevuto una copia di un libro di Jessup sugli UFO, in cui accennava a questo esperimento, con annotazioni scritte a mano circa il Philadelphia Experiment.

Le ricerche di Jessup proseguirono a seguito di quel contatto, ma poi, poco dopo aver annunciato la scoperta di prove e testimonianze relative alla vicenda, l’astronomo venne trovato morto all’interno della propria automobile, nel 1959. Non vennero mai stabilite cause certe della morte, le sbrigative indagini parlarono di suicidio per calo di notorietà, ma chissà come andarono veramente le cose. Ad ogni modo, anche se la verità sul Philadelphia Experiment non verrà mai a galla, valeva la pena di raccontare questa storia del pianeta Terra.

Paolo Varese

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