STUPRO DI FIRENZE: NESSUNA SCUSA!

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I fatti degli ultimi giorni inducono a riflettere con lucidità su quel che succede in Italia. L’episodio avvenuto a Firenze segna un momento di smarrimento del sentimento di fiducia comune, stavolta l’italiano mediocre non sa a chi attribuire la colpa. In assenza di capri espiatori, non sa che pesci pigliare. Gli autori del misfatto sono dei rappresentanti delle forze dell’ordine, accusati di violenza verso due ragazze straniere. La ricostruzione degli avvenimenti è ancora in corso. Stando ai primi accertamenti, i “gentiluomini” in divisa si sarebbero offerti di riportare a casa le giovani donne, offuscate dall’alcool. Il dopo - cioè la violenza sulle turiste - è stato inizialmente smentito da entrambi. Successivamente, uno degli accusati ha ammesso di aver avuto un rapporto consenziente, l’altro di essersi fatto trascinare. Intanto, sono spuntati un video e una foto altamente incriminanti. Lasciando agli esperti la comprensione del caso, urge una riflessione su un modo di pensare fin troppo diffuso: quello che vede la donna come una proprietà a cui bisogna apporre sempre dei limiti e dei paletti. Cosa che si può dedurre da una molteplicità di situazioni. In primis, il commento del sindaco di Firenze: Dario Nardella sostiene con serietà che Firenze non rappresenta la città dello sballo! Lungi dal solo pensarlo, non è ben chiara l’attitudine della frase. Sembra piuttosto una tipologia di pensiero che colpevolizza la vittima e deresponsabilizza i carnefici. L’idea che la donna debba vivere in una campana di vetro per stare al sicuro è oltremodo estesa. Se osservate i comportamenti (dis)umani concentrati sui social network, si assiste a una lotta di opinioni sull’accaduto. Indubbiamente triste constatare come prevalga un senso di malriposta razionalità nella grandezza dell’uomo bianco e in divisa. Nulla a che vedere con il solito immigrato da denigrare. Il discorso diventa serio quando l’argomento chiave passa sul versante del rispetto della donna: un tema complicato e dai contorni utopistici, da affrontare con autorevolezza in questo Paese. Ultimamente, sono nati nuovi movimenti a difesa della libertà femminista, che proclamano belle parole di conforto nei confronti delle sopravvissute. Ditelo a Valentina Pitzalis, a Chiara Insidioso e a tutte quelle malridotte o morte per mano di un uomo. La guerra all’indifferenza comincia con tutti quei palesi tentativi volti a giustificare ogni tipo di violenza sul genere femminile.

cms_7175/2.jpgCoprendolo di ipocrisia, il gesto assume la connotazione di una “disgrazia”. Qualcosa che cade inevitabilmente dal cielo, una condanna capitata al di fuori di ogni perché. Invece i motivi e le ragioni ci sono, eccome! Il punto è che non hanno senso. Che significa uccidere per amore? L’amore è portatore di gioia, non di morte e infelicità. Per tentare di comprendere una futile violenza si cercano varie vie di scampo. Sicuramente, l’angosciante ricerca di un nemico facile da condannare – ad esempio, l’immigrato sporco e di colore a cui bisogna insegnare come si trattano le donne – ad alleggerire la coscienza. L’odio si cela soprattutto nelle case del Bel Paese. Per una veloce analisi della situazione, basta ascoltare la moltitudine di italiani che frettolosamente si affannano a proclamare la propria opinione sui social. Va di moda dire che se la sono cercata, appellandosi a svariati motivi che screditano sempre la libertà della donna. In conclusione e non per ultimo, un dato importante conduce gli italiani fino in cima alla classifica del crimine: questi ultimi raggiungono la vetta per quanto concerne il turismo sessuale minorile, sono sulla cresta dell’onda riguardo alla violenza quotidiana sulle donne e ignorano ai massimi livelli le denunce e le richieste d’aiuto di tutte quelle poverine che sono prese d’assalto da chi ha giurato loro eterno amore. E’ con questi numeri che l’italiano si appresta a incolpare la bassezza delle culture altrui e a voler insegnare agli stranieri il rispetto delle donne...

Alessia Gerletti

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