SUITES DI FINE ANNO - DI ROBERTO MAGGI

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cms_31840/1.jpgI racconti di Suites di fine anno traggono spunto da episodi legati ad alcune serate di Capodanno, più o meno lontani nel tempo e in parte riconducibili a fatti realmente accaduti, nei quali, oltre alla descrizione di situazioni stravaganti o singolari, preme a chi racconta far emergere l’alternanza degli stati d’animo, la partecipazione emotiva, l’analisi psicologica, con un procedimento teso allo scavo ossessivo del proprio mondo interiore. I racconti vengono concepiti come i movimenti di una Suite, con variazioni di ritmo che si manifestano sia all’interno di ogni racconto che da un racconto all’altro, laddove i movimenti musicali cercano di rispecchiare le caratteristiche specifiche della narrazione.

I racconti, pur se diversi tra loro, si presentano omogenei per caratteristiche e lunghezza, quasi come capitoli di un più vasto affresco, e contengono, volutamente, elementi di ripetitività (quelli tipici di una qualsiasi festa) che, come in un avvicendarsi reiterativo di esercizi di stile, fungono quasi da ritornelli. A parte l’ultimo che, al pari del prologo con cui si riallaccia ad anello, si discosta dallo schema adottato, spezzandone l’incantesimo.

L’ Autore

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Roberto Maggi nasce a Roma, dove si laurea in scienze biologiche. Nel 2014 pubblica la 1^ raccolta di poesie, “Schegge liquide”, edita da Aletti, che ottiene un attestato di merito nel premio Internazionale Citta? di Cattolica (2015). Seguono apparizioni su antologie poetiche e la prima pubblicazione in prosa, “Irish blues” (antologia “1000 parole” 2015, Ed. Montecovello). Nel 2015 avvia insieme al pianista Theo Allegretti un progetto che unisce poesia e musica, la performance “Suoni di-versi”. Nel 2019 pubblica la raccolta di racconti “Suites di fine anno” (Florestano Edizioni), che si attesta tra le opere vincitrici del Premio Wilde (2° posto assoluto). A partire dal 2020 si dedica saltuariamente all’attività di articolista. Nel 2021 viene pubblicata la 2^ raccolta di poesie, “Scene da un interno” (Terra D’ulivi Edizioni), che si aggiudica il Premio Speciale Sezione Resilienza del Premio Astrolabio 2020/21. Nel 2022 si attesta al 2° posto nel Premio di Poesia La Repubblica dei poeti (Sezione poesia inedita). Nel 2023 ottiene il 2° posto nel Premio Astrolabio 2023 – Sezione 100 parole per un racconto. Tra le sue passioni, oltre la letteratura, l’arte, il cinema, la fotografia e soprattutto la musica.

Recensione

cms_31840/4.jpgIl mio incontro con Roberto Maggi è avvenuto in uno degli usualmente atipici pomeriggi dicembrini romani. Il lento incedere di un autunno testardo non ne voleva sapere di lasciare il passo alle decorazioni natalizie. Quel giorno ricevevo in custodia un plico di suoi volumi necessari all’associazione culturale della quale facevo parte, per organizzare la presentazione delle sue Suites. Non sapevo ancora che il successo riscosso dal suo libro ci avrebbe portato a reincontrarci per altre presentazioni dislocate in altre città e in diverse sedi dell’associazione. Soprattutto non sapevo ancora che sarei stata io a presentare il suo libro, né che avrei ritrovato, tra quelle pagine, le medesime atmosfere di quel pomeriggio, di una festa forzata dal calendario, ma languidamente declinante in un meteo ottobratico.

Non sapevo che avrei ritrovato la distopia del Tempo e dei luoghi della romanità descritta con un linguaggio nuovo, quello della musica. Sì, perché il tratto caratteristico e innovativo della scrittura di Roberto Maggi è l’aver voluto rendere il ritmo musicale parte integrante ed essenziale nel racconto di una storia che, sin dal titolo, prelude ad un concerto di parole che danzano sulla pagina trasformata in pentagramma.

Nella prosa di Roberto, il logos si integra con il ritmos in un accordo ballerino che via via diventa frenetico, fino a sfociare in un rito ed un ritmo dionisiaco al punto che le 7 canoniche note non bastano più. La scrittura diventa così dodecafonica, come se il rigo non contenesse più i significati e avesse bisogno di un’intera pagina, senza interruzioni di punteggiatura, senza fiato.

Somiglia, questa variegata fauna di frenetici baccanali romani, descritta nel libro di Roberto, a quella immortalata da Sorrentino ne La Grande Bellezza: noi siamo una generazione triste piena di foto felici! Il divertimento, lo stordimento, l’estetismo di feste inscenate in ambienti borghesi tra ammiccamenti, voraci consumi occasionali di corpi, alcool e psichedelico placebo per i dolori dell’anima.

Una generazione che si muove su una sola dimensione, quella del presente, “del doman non v’è certezza”. E rifiuta anche il passato, del quale non si fa infatti menzione. Tutta la narrazione si svolge in un tempo presente monodimensionale, nel quale le figure perdono lo spessore, divenendo piatte creature comprimarie.

Al centro c’è lui.

Non ha un nome ma ha un dolore, e cerca un’anestesia per quel dolore: “la felicità è qui adesso e scalpita dentro come un animale selvaggio”. Contornato da donne talmente belle e perfette da essere instagrammabili, ma con un vuoto deserto dentro che cercano di colmare in questa notte di magica speranza. È l’unico ad essere fornito di tridimensionalità, di spessore psicologico. È Roberto!

Il lettore diventa così un analista, che percorre i meandri della sua mente, e a volte, come lui, si confonde, per poi ritrovarsi nel finale.

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Sembra, il percorso del protagonista, una discesa agli inferi della propria anima, per risalire in un andirivieni di scale (musicali e non) che somigliano alle descrizioni di Escher, alle spirali gradinate e labirintiche della nostra psiche, fino ad ascendere verso la purezza.

E sembra anche riecheggiare il percorso dickensiano di Scrooge, che attraversa tre festività natalizie, accompagnato da altrettanti spiriti rivelatori. Come nel Canto di Natale, anche qui non è ben chiaro se il tempo assuma una dimensione reale, snodandosi su più anni, oppure se il tutto si consumi in un percorso onirico di pochi giorni, che fa risvegliare il protagonista con la consapevolezza di dover cercare altrove il ristoro al proprio dolore.

Un linguaggio ricco, con echi baricchiani che si odono tra le pareti di sontuose dimore romane, Castelli rabbiosi con vista su un Oceano di parole orchestrate con uno stile musicale completamente nuovo, l’assenza di punteggiatura che ti risucchia in un vortice stilistico originalissimo e la sensazione finale di non trovare nulla di simile nel panorama letterario attuale.

E a Baricco si lega un’ultima considerazione. Anche egli cultore della musica, scrive un saggio in questo senso esemplare: L’anima di Hegel e le mucche del Wisconsin. “A volte azzardare risposte è solo un modo di chiarirsi certe domande. E la Nuova Musica -totem indiscusso e scomodo- è stata un’avventura intellettuale della modernità oppure è solo una sofisticata truffa?”.

Proprio la nuova musica suonata alla frequenza di 440 Hz ha esautorato i suoni della natura che vibrano a 432 Hz: il mare, la pioggia, il vento, la nostra voce e quella di tutti gli animali della terra. Avete mai sperimentato il senso di rilassatezza che infondono questi suoni? Per contrasto, si pensi alla sensazione sperimentata nelle discoteche, laddove il martellare a 440 Hz la mente, induce una forma di veglia che continua per qualche ora, anche dopo la cessazione della musica. Niente eguaglierà mai i suoni della natura.

Roberto Maggi lo sa!

Lo sperimenta direttamente nella sua vita, essendo un esperto di ambiente -anche per ragioni professionali, in quanto biologo di estrazione ecologica- nonché un appassionato escursionista. E, guarda caso, questo sorprendente volume di racconti (senza svelare il finale perché oltretutto contiene un divertissement) termina proprio a 432 Hz, con il ritorno del protagonista alla musica della pace dell’anima, all’elevazione dello spirito. Cessa il martellante incalzare della socialità e lo sguardo si apre su un rilassante scenario naturale. Crollano i muri e gli spazi ristretti e la mente spazia oltre confini indefiniti. La Natura si riprende tempi e luoghi e rimette ordine nell’animo del viandante che si era perduto.

Costanza Chindamo

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ANTONELLA GIORDANO

Due i più grandi amori nella sua vita: la natura da difendere e la scrittura. Alla prima dedica la formazione accademica e l’impegno professionale. Per la seconda investe la padronanza derivante dallo studio della lingua, l’estro, la capacità analitica derivante proprio da quella sua formazione scientifica. Doti che fanno di Roberto Maggi una vita stra-ordinaria. Le sue opere esercitano la suggestione magnetica tipica delle personalità ecclettiche verso il paradigma della Cultura: letteratura, arte, cinema, fotografia e musica sono in una sintonia armoniosa in cui introspezione e trasfigurazione si coniugano animando forme espressive originali, sia nella poetica che nella prosa. Apprezzato dalla critica qualificata non ama la spettacolarizzazione e né la produzione bulimica dei suoi lavori. Roberto Maggi sarà ospite del programma nella puntata di martedì alle ore 12,15. La puntata andrà in replica giovedì alle ore 17.32 al link: https://www.radio-italiane.it/regional-radio La puntata sarà anche in podcast al link: Storia & Storie: https://www.regionalradio.eu/onair/podcast/storiaestorie/ Per gli amici con diverse abilità il programma andrà in onda anche il lunedì alle 5,30 sulle frequenze di DISABILI INTERNATIONAL RADIO al link: https://radio-streaming.it/disabili-international Vi aspetto...
Commento del 12:20 30/10/2023 | Leggi articolo...



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