Salvini pronto a diventare leader. Ma quanta strada ancora da percorrere?

Si è svolta sabato la manifestazione per il no al referendum a Firenze. Salvini accelera il divorzio da Berlusconi.

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“Se siete d’accordo con oggi da Firenze si parte per andare a vincere e io la faccia ce la metto. Non ho paura di niente e di nessuno”. Queste le parole di Matteo Salvini, pronunciate durante la manifestazione in favore del NO al referendum di sabato scorso. “Se me lo chiedono io ci sono. Non è più tempo di rimandare, tentennamenti, dubbi, paure. Non abbiamo paura. Oggi comincia una lunga marcia”, ha tuonato dal palco allestito in piazza Croce. È pronto a candidarsi come premier il segretario della Lega Nord, a patto che qualcuno glielo chieda, ovviamente.

La risposta secondo Stefano Parisi, non sarebbe lui, “....né la ruspa o gli slogan […] la soluzione ai problemi è una cultura di governo che sappia dare risposte al Paese”. L’ex candidato sindaco di Milano ha lanciato da Pavia la sua sfida ai due Matteo, Renzi e Salvini, ma soprattutto al Movimento 5 Stelle. Perché, come ha detto Pier Ferdinando Casini, dietro l’angolo ci sono loro, i grillini che, nonostante la gestione romana non proprio esemplare, sembrano ancora cavalcare l’onda.

“È arrivato il momento – ha detto Parisi - di candidarci alla guida del Paese, dare risposte, chiarire cosa facciamo”.

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"Dopo il referendum, si dovrà andare alle urne, con una legge elettorale ragionevole e possibilmente condivisa, e dare il via ad un vero percorso di riforme", ha spiegato Silvio Berlusconi. “Di fronte ai risultati di Renzi e alla palese incapacità di governare dei Cinque Stelle, toccherà a noi proporre al paese un’offerta politica di qualità, un progetto di governo serio, credibile e responsabile, che dovrà basarsi sui nostri valori di riferimento, quelli della tradizione liberale, cattolica, riformatrice. Solo noi, non i populismi, possiamo proporre un’alternativa seria ai fallimenti del centrosinistra. E’ per preparare questo che stiamo lavorando con grande impegno”. Un riferimento, quello ai populismi, non solo diretto ai grillini, ma anche alla Lega, almeno a quella di Salvini.

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Dal palco, Parisi ha infatti ringraziato l’ex Cavaliere “per la lettera che mi ha inviato e per l’intervista rilasciata al Corriere della Sera in cui dice che noi non siamo quella roba che è a Firenze […] Non si fermano i flussi migratori con le ruspe o bucando i gommoni. Noi vogliamo la soluzione ai problemi, non gli slogan”. Ne ha avute anche per Matteo Renzi, il governo e la sinistra: “Fare 500 mila occupati in più senza crescita economica, solo attraverso gli incentivi, significa illudere le imprese e i giovani e fare un disastro nel mercato del lavoro. Non si cambia l’Italia con politiche di così breve periodo”, alludendo al Jobs Act.

Parlando poi dell’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, ha precisato: “La sinistra nel mondo non ha capito cosa sta succedendo ai nostri popoli, non sta capendo i problemi delle persone impoverite”. L’ex candidato sindaco di Milano sembra ormai lanciato alla guida di Forza Italia, ma lo attende una prova, forse la più rilevante: riunire i moderati, “l’area liberale alternativa alla sinistra”, come l’ha chiamata Berlusconi, riavvicinando alla politica “i tanti che se ne sono allontanati e i tanti che se ne tengono distanti”. Occorre “senza rottamare nessuno, portare aria nuova nei palazzi della politica, anche a casa nostra – ha detto l’ex presidente -. Innestare volti nuovi, freschi, credibili, a fianco di chi ha con onore combattuto per tanti anni le nostre battaglie di libertà”. Una sfida di non poco conto che risuona come un chiaro appello alla compattezza interna. Ma che suggella il divorzio dall’ex alleato Salvini che sul palco di piazza Croce, accanto a sé non ha voluto altri che Giorgia Meloni per cogliere l’opportunità del vento presidenziale statunitense.

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È stato lui ad aver sostenuto Trump da subito ed è lui che ne rivendica l’affinità elettiva. Stesso linguaggio, stessa strategia di parlare alla pancia. Sicuramente l’elezione del Tycoon sarà foriera di grossi cambiamenti in Europa, favorendo nazionalismi nei quali potrebbe celarsi l’implosione del vecchio continente. E questo Salvini l’ha fiutato da tempo, ha scommesso sulla crisi e si è messo in mostra affinché l’antisistema ne facesse il suo paladino italiano.

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Ma in politica a contare sono pur sempre i numeri. E ad avere la meglio è ancora Grillo che in tema di “anti” l’ha battuto sul tempo.

Ecco che allora occorre assorbire quanti più voti possibile dal bacino che fu di centrodestra, strappando a Forza Italia i consensi di coloro che nel centrismo non si ritrovano più.

Ma la stessa partita la sta giocando Berlusconi che sul tavolo ha calato la carta del manager affidabile, incentrato sulla realpolitik. Se all’appuntamento referendario le opposizioni tutte arriveranno compatte contro il governo Renzi, il dopo ha tratti ancora incerti.

Silvia Girotti

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