Scontri post golpe in Bolivia
La Bolivia, ormai sull’orlo della guerra civile, è assediata da violenti scontri tra le forze di sicurezza e i sostenitori del presidente dimissionario Evo Morales; gli ultimi nella giornata di ieri hanno interessato la città di Sacaba, nel dipartimento di Cochabamba, riportando un bilancio di otto morti e ben 115 feriti, secondo quanto testimoniato dal rappresentante del Difensore del popolo di Cochabamba, Nelson Cox, sul giornale Opinion. La situazione sembrerebbe precipitare dopo le forti contestazioni per i risultati elettorali e la manovra di golpe con l’ammutinamento della polizia e la richiesta dei generali dell’esercito per le dimissioni di Morales che hanno portato la senatrice di destra Jeanine Áñez alla guida del paese. Al momento il presidente deposto, dal suo esilio in Messico, denuncia le violenze attualmente in atto nel suo paese twittando : "Condanno e denuncio davanti a mondo che il regime golpista, che ha preso il potere con un assalto nella mia amata Bolivia, reprime con le armi delle forze armate e della polizia il popolo che reclama la pacificazione e il ripristino dello stato di diritto. Ora uccidono i nostri fratelli a Sacaba, a Cochabamba".
Evo Morales è stato presidente boliviano per 14 anni; fu eletto la prima volta nel 2005, rinnovando per tre volte il suo mandato attraverso il consenso del popolo e senza coercizione. Morales è stata una figura fondamentale per lo sviluppo di uno dei paesi più complicati da gestire del Sud America, con forti disuguaglianze sociali, e fino agli anni ’80 con alti tassi di analfabetismo e mortalità infantile, la Bolivia ancora oggi rimane tra i paesi più poveri dell’America Latina. Morales è stato anche il primo presidente indios al termine di persecuzioni secolari nei loro confronti, seppur abbiano sempre costituito una larga fascia della popolazione complessiva e si era schierato a difesa del settore dei cocaleros, i coltivatori di piante di coca, molto comuni tra gli indios. A oggi quindi l’America latina si troverebbe spaccata in due assi con una destra di matrice conservatrice e nazionalista in tendenziale crescita, si pensi al Brasile di Bolsonaro e d’altra parte i paesi del « gruppo di Lima » filosocialisteggianti che denunciano un ritorno alla strategia del golpe sostenuta dagli States, la quale porterebbe ad una polarizzazione della politica della regione latino americana verso destra.
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