Scoperti i misteri delle aurore di Giove

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Scoperti i misteri delle aurore di Giove. Il risultato è stato ottenuto dalla sonda Juno della Nasa in orbita attorno al gigante gassoso Giove dal luglio del 2016. L’Agenzia Spaziale Italiana e L’Istituto Nazionale di Astrofisica riferiscono che i dati raccolti dallo strumento italiano Jiram a bordo della sonda mostrano un’insolita "impronta" lasciata dalle lune gioviane sulla celebre coppia di aurore polari.

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Lo studio, a guida dell’Inaf, è stato pubblicato sull’ultimo numero della rivista Science. Il lavoro guidato da Alessandro Mura, ricercatore presso l’Inaf di Roma, rivela che, invece di proiettare una singola ombra sulle aurore di Giove, la luna Io - la quinta del sistema gioviano - ne lascia una lunga serie altalenante, mentre la più grande luna di Giove, Ganimede, proietta una doppia ombra aurorale la cui forma precisa non era mai stata osservata in precedenza. Jiram, acronimo di Jovian InfraRed Auroral Mapper, è uno degli otto strumenti montati su Juno: finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana e realizzato da Leonardo-Finmeccanica, vede la responsabilità scientifica di Alberto Adriani dell’Inaf di Roma.

cms_9632/3v.jpgLo strumento italiano è stato progettato per studiare la dinamica e la chimica proprio delle aurore gioviane. "Jiram non finisce di stupirci: dopo aver svelato la presenza di vortici nell’atmosfera polare, ci rivela ora delle sorprendenti strutture che assomigliano a vortici nelle aurore di Giove" afferma entusiasta Mura che è primo autore dello studio. La scoperta arriva dopo la recente decisione di estendere la missione di Juno fino al 2022, con il termine delle operazioni scientifiche a luglio 2021.

Gli scienziati sottolineano che sulla Terra le aurore sono fenomeni speciali e difficili da osservare, se non in particolari zone del nostro pianeta, mentre su altri pianeti del Sistema solare, "come Saturno o Giove, sono più frequenti anche se solo le sonde spaziali le possono osservare agevolmente".

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"Come per le aurore sulla Terra, anche quelle su Giove sono innescate dall’interazione del plasma, un flusso di particelle cariche, in gran parte elettroni, e l’alta atmosfera del pianeta. Il fenomeno -spiegano i ricercatori- non è dissimile da quando avviene in una lampada al neon".

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"L’orbita polare di Juno, insieme all’elevata sensibilità di Jiram, ha permesso di osservare la regione aurorale con una risoluzione spaziale senza precedenti" afferma Angelo Olivieri, responsabile del programma in Asi. "Abbiamo da imparare ancora molto su Giove, ma siamo certi -osserva lo scienziato- che grazie a Jiram, avremo in futuro altre sorprese".

Redazione

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