Social media, abusarne significa ammalarsi

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È ormai un fuoco di fila che si accanisce giorno dopo giorno sui social media. Sembra quasi si sia scatenata una caccia alle streghe impietosa e non disposta a lasciare nessun prigioniero. L’ultima e impietosa indagine-diagnosi proviene da uno studio americano pubblicato dall’American Journal of Epidemiology e subito ripreso dall’autorevole Washington Post. Secondo il team di studiosi americani che hanno monitorato la salute mentale e le vite social di oltre 5000 adulti tra il 2013 e il 2015, Facebook (e ti pareva!) può rendere gli utenti più infelici e, a rincarare la dose, fa anche male alla salute.

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Le informazioni sullo stato di salute di queste cavie digitali sono state indagate giorno per giorno, senza nessuna pausa o interruzione temporale. La conclusione non lascia scampo: l’utilizzo di Facebook si lega a uno stato di salute fisica e psicologica peggiore se, per esempio, ogni volta che viene pubblicato uno status non viene corrisposto un numero di mi piace sufficiente. L’attività online sarebbe dunque dannosa, e questa conclusione è paragonabile alla scoperta dell’acqua calda. C’è da aggiungere che a aggravare lo status mentale di molti utenti social sia la quantità di tempo che si trascorre in rete e il sostituire completamente le interazioni personali e dirette con i contatti online.

cms_6400/3p.jpegUn’altra questione è poi quella che tempo fa è stata definita la dittatura dei like. Quando non si riceve un numero considerato soggettivamente congruo di apprezzamenti per un post, l’umore tende a crollare subito, potenziando persino tendenze depressive. Facebook in particolare rappresenta sempre più una bolla di cristallo dove rinchiudersi solipsisticamente in attesa di aggiornamenti sul proprio schermo. Il contesto è impietoso sotto il punto di vista relazionale e di aspettative molto spesso non corrisposte. Vi è un pubblico, non solo formato da giovani e giovanissimi, che vive in attesa di like e commenti per una foto, una canzone o un pensiero appena pubblicati sul proprio profilo. È un’attesa che può degenerare non solo in forme patologiche e neuro degenerative (in questo caso ci si riferisce a soggetti evidentemente già predisposti), ma anche nella perdita dell’autostima. Sostituire rapporti virtuali a rapporti personali e veri compromette non solo la salute mentale del soggetto, ma fa vacillare pericolosamente la sua natura di essere umano, votata cioè a essere un animale politico.

Andrea Alessandrino

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