Sri Lanka: dopo 43 anni riprendono le esecuzioni

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Qual è il principale motivo per cui una persona dovrebbe essere condannata a morte, posto che ve ne sia uno valido? L’omicidio? Lo stupro? L’uso della violenza? Non per il governo dello Sri Lanka evidentemente, il quale dopo 43 anni ha deciso di ripristinare la pena di morte ma solo per… i trafficanti di stupefacenti. In verità, da un punto di vista meramente tecnico la pena capitale non è mai stata definitivamente abolita del tutto, ma una moratoria del 1976 ne aveva di fatto sancito la pressoché totale cessazione. Nel giro di pochi anni i boia avevano progressivamente perso la propria utilità e con essa il proprio impiego, pensate che l’ultimo giustiziere del Paese dichiarò pubblicamente di non aver mai ucciso nessuno in vita sua e che la vista della forca gli procurava uno stress traumatico, il quale nel 2014 lo portò a licenziarsi.

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La questione sembrava definitivamente risolta quando pochi mesi fa, durante una visita nelle vicine Isole Filippine, il Presidente dello Sri Lanka Maithripala Sirisena è stato convinto dal suo omologo Duterte che l’unico modo per risolvere lo spinoso problema del traffico internazionale di droghe è quello di usare il pugno duro con i narcotrafficanti. Occorre infatti sottolineare che negli ultimi anni le Filippine, grazie ad una rigida politica interna, all’applicazione delle leggi marziali e all’omicidio di oltre 5.000 sospettati, sono riuscite a limitare il problema del commercio illegale di sostanze stupefacenti; non si può dire purtroppo lo stesso dello Sri Lanka, il quale viceversa è da tempo divenuto uno dei paradisi degli spacciatori di tutto il mondo per concludere i propri affari.

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Spinto dalla disperazione, il Presidente Sirisena non ha potuto far altro che prendere una delle decisioni più drastiche della sua intera carriera: ripristinare la pena di morte. L’esecutivo ha dunque provveduto a reclutare nuovi boia per sostituire quelli che, come detto, erano ormai da tempo andati in pensione; e quale modo migliore per cercare del personale affidabile se non quello di… pubblicare degli annunci sui quotidiani nazionali? Il presidente ha dunque fatto stampare delle inedite inserzioni in cui chiedeva ai giovani (rigorosamente maschi) di “grande forza mentale ed eccellente indole morale” di prestare servizio come boia in cambio della non troppo lusinghiera paga di 36.310 rupie al mese (circa 180 euro) e della gratitudine del proprio governo.

I numeri ufficiali riguardanti i giovani che avrebbero fatto domanda non sono ancora stati resi pubblici, ma di certo sono stati sufficienti a far riprendere le esecuzioni. Nella giornata di lunedì l’esecutivo ha infatti annunciato che nei prossimi giorni verranno eseguite le impiccagioni di quarantotto spacciatori: a darne la notizia è stato un visibilmente soddisfatto Sirisena, il quale, forse per rendere ancora più plateale la propria posizione, ha anche improvvisato una sorta di folcloristica cerimonia durante la quale alle forze di polizia è stato ordinato di distruggere 770 chilogrammi di cocaina in una fornace.

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Evidente entusiasmo anche da parte delle autorità cattoliche locali, le quali, malgrado ufficialmente contrarie alla pena di morte, nella giornata di ieri hanno organizzato tre cortei paralleli lungo le vie di Colombo per esprimere il proprio sostegno alle politiche anti droga del presidente: “E’ nostro dovere sostenere il governo nel suo sforzo di proteggere i giovani dal pericolo della droga” ha dichiarato il Cardinale Malcolm Ranjith. Presente al corteo anche il Primo Ministro Wikcremasinghe, il quale ha sottolineato la necessità di ottenere in questa crociata contro le sostanze narcotiche il sostegno delle altre nazioni asiatiche.

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Sebbene le politiche di Sirisena, al pari della sua decisione di ripristinare la pena di morte, possano apparire discutibili, v’è tuttavia da riconoscere che il problema del traffico di droga, specialmente in alcune realtà, inizia a diventare non solo una minaccia per la sicurezza dei cittadini ma anche una ghiotta opportunità d’arricchimento per la malavita locale. Il problema è sufficientemente complesso da non lasciarci alcuna illusione sulle possibilità di risolverlo con un semplice provvedimento legislativo o con la sospensione di una moratoria, ma al tempo stesso non ci si può permettere d’ignorare o di sottovalutare quanto sta accadendo nelle strade delle nazioni asiatiche; d’altronde, se ingiusta può essere considerata la pena di morte per uno spacciatore ancor più ingiusto è il fatto che ogni giorno nello Sri Lanka centinaia di persone muoiono a causa dei devastanti effetti della droga, e questo è senza dubbio l’aspetto più preoccupante dell’intera faccenda.

Gianmatteo Ercolino

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