Strage di reporter a Kabul
Il duplice attacco avvenuto ieri mattina a Kabul ha portato a un bilancio provvisorio di 25 morti e 49 feriti. Due attentatori suicidi hanno colpito una sede dei servizi afghani Nds (Direzione nazionale di sicurezza) per conto dello Stato islamico, che avrebbe rivendicato il gesto via Telegram. Secondo le dichiarazioni di Hashmat Stanakzay, portavoce della polizia di Kabul, il primo attentatore si sarebbe trovato in sella ad una motobomba e sarebbe stato l’autore del colpo al checkpoint della sede dell’Nds, mentre il secondo, facendosi scambiare per giornalista, sarebbe entrato in azione tra i reporter accorsi sul posto per raccogliere informazioni sulla prima esplosione.
Secondo la tv satellitare Al-Jazeera, infatti, 6 giornalisti sarebbero tra le vittime dell’attentato, mentre altre fonti, come l’Afghan Journalist Safety Committee (Ajsc) parlano di ben 7 reporter tra cui sono accertati un cameraman di Tolo, due reporter di1TV e due giornalisti di Radio Marshall. Tra le vittime anche Shah Marai, il fotografo a capo dell’ufficio di France Presse a Kabul, che aveva realizzato decine di reportage sul conflitto afgano, angosciato dalla visione della sua terra dilaniata aveva recentemente affermato di non «vedere una via d’uscita» in questa situazione.
Solo lo scorso 22 aprile, un altro attentato jihadista a un centro elettorale di Pul-e-Khumri City, nella provincia del Baghlan, aveva provocato la morte di 48 persone e il ferimento di 112. Un mese prima, la carneficina avvenuta presso un santuario sciita aveva ucciso una trentina di persone. L’elenco delle tragedie, procedendo a ritroso nel tempo, è infinito. Quello di ieri, se possibile, risulta ancora più distruttiva perché volto a minare la vita di alcuni esponenti del mondo dell’informazione, a cui gli estremisti islamici sembrano voler opporsi duramente. Colpire i media significa voler abbattere definitivamente la libertà di una nazione già martoriata da una guerra che prosegue da oltre 15 anni, a danno dei civili. «Con i giornalisti uccisi nell’attacco, la stampa paga ancora una volta un pesante tributo. Il mio omaggio va in particolare a tutti i giornalisti come Shah Marai che spesso, mettendo a repentaglio la loro vita, continuano a lavorare ogni giorno in condizioni difficili per informarci» ha fatto sapere Jean-Yves Le Drian, Ministro degli Esteri francese, esprimendo cordoglio verso i familiari delle vittime.
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