TAIWAN: CRESCE LA TENSIONE TRA CINA E STATI UNITI

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Una nuova provocazione è stata attuata da parte della Cina, in quanto “una flottiglia dell’Esercito popolare di liberazione composta da tre navi, guidata dalla portaerei Shandong, ha attraversato lo stretto di Taiwan intorno a mezzogiorno di oggi (sabato 27 maggio, ndr) a ovest della linea mediana in direzione nord”.

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Questo il comunicato del ministero della Difesa di Taiwan. La manovra, evidentemente, riaccende le tensioni tra i due paesi e i rispettivi alleati. È noto come l’isola di Taiwan sia rivendicata dal governo di Pechino come appartenente alla Cina, mentre invece il governo di Taipei si considera indipendente. La crisi è giunta ai massimi livelli nell’agosto dello scorso anno, quando Nancy Pelosi, speaker della Camera statunitense, si portò proprio lì in una visita ufficiale, scatenando le ire di Pechino che, per tutta risposta, organizzò una serie di imponenti esercitazioni militari condotte tutte attorno all’isola. Fortunatamente, da quell’episodio, non si è innescato alcun conflitto reale.

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Al centro dell’escalation la c.d. “linea mediana”, un confine tacitamente accettato dalle due parti che non dovrebbe essere violato ma per mezzo del quale, dall’agosto del 2022, le forze militari cinesi - anche in conseguenza del deterioramento dei rapporti con gli Stati Uniti - hanno avviato manovre militari attorno all’isola che, dal suo canto, ha risposto predisponendo aviazione, marina militare e sistemi missilistici terrestri. Tra venerdì e sabato scorso, riferisce sempre il ministero della Difesa di Taiwan, 33 aerei e 10 navi della Marina Militare cinese hanno interessato il proprio territorio, violando la linea suddetta e innescando timori e preoccupazioni. La manovra cinese sarebbe in realtà una risposta alla presunta notizia della volontà, da parte degli Stati Uniti, di consegnare all’isola un pacchetto di armi, presumibilmente comprensivo anche di missili Stinger. “Gli Stati Uniti dovrebbero affrontare adeguatamente la questione di Taiwan e smettere di sostenere e legittimare le forze separatiste dell’indipendenza”, ha rinfacciato il ministro degli Esteri cinese Qin Gang lo scorso 8 maggio all’ambasciatore americano di Pechino Nicholas Burns.

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È evidente che la Cina voglia sfoderare i propri muscoli, mostrando a tutto il mondo il progresso tecnologico raggiunto anche in ambito militare, utilizzando in particolare droni di ricognizione. Infatti, lo spazio aereo di difesa di Taiwan sembra essere stato violato, sempre lo scorso venerdì, anche da due droni spia BZK-005. La prima volta in cui Pechino ha utilizzato droni per sorvolare queste zone risale allo scorso 28 aprile, operazione condotta con un TB-001. Successivamente a questo episodio, un secondo drone ha sorvolato la parte meridionale dell’isola e, in ultimo, il 12 maggio scorso un drone CH-4 ha affiancato tredici velivoli militari che hanno attraversato il suo spazio aereo. “Negli ultimi anni la Cina ha spesso usato mezzi militari ed economici per intimidire Taiwan e i Paesi limitrofi, ponendo serie minacce e sfide alla sicurezza dello Stretto di Taiwan, della regione Indo-Pacifica e del mondo”, si legge in una nota del ministero degli Esteri di Taipei a margine del recentissimo G7 tenutosi a Hiroshima, durante il quale il governo in questione ha manifestato “sincero ringraziamento” per essersi occupato, tutto il gruppo, della pace e della stabilità dello stretto, ponendo la questione al centro dei discorsi del massimo consesso internazionale per il terzo anno di fila.

Enrico Picciolo

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