TEMPLARI: UN ORDINE MONASTICO-CAVALLERESCO CHE SUSCITA ANCORA UN GRANDE FASCINO

LA PUGLIA PER LORO ERA UNA REGIONE “STRATEGICA”

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Nonostante siano trascorsi più di settecento anni dalla “distruzione” dei Templari, l’antico Ordine Monastico-Cavalleresco continua a mantenere immutato il suo grande fascino. Era il 1108 Dopo Cristo, quando nove cavalieri, appartenenti ad altrettante famiglie nobili di Francia, decisero, dopo aver fatto voto di obbedienza, povertà e castità, di partire per la Terra Santa. Lo scopo ufficiale della loro missione era quello di difendere i pellegrini che si recavano nei luoghi in cui era vissuto Gesù Cristo. Ma, come vedremo, era solo un obiettivo di facciata. In realtà, loro erano alla ricerca di un manufatto che avrebbe potuto cambiare il corso della storia.

cms_8896/2v.jpgGiunti a Gerusalemme, i nove cavalieri si recano da Re Baldovino I e gli propongono di diventare il suo braccio armato. In cambio, chiedono di potersi sistemare nell’ala del palazzo reale costruita sull’area in cui un tempo sorgeva il Tempio di Re Salomone. Per questo presero il nome di Cavalieri del Tempio o Templari. Il re acconsente, capendo le reali intenzioni dei cavalieri. I nove si chiudono nell’ala del palazzo richiesta a Baldovino I e vi rimangono per almeno dieci anni. Nel 1118, infatti, quando va a far loro visita il Conte di Champagne, sono tutti vivi e vegeti. Segno che non avevano affatto combattuto ma che, in realtà, avevano solo scavato per giungere all’interno del Tempio di Salomone, in cui era custodita l’Arca della Santa Alleanza. Un contenitore mobile in cui gli ebrei custodivano non solo i rotoli delle sacre scritture, ma anche le tavole dei dieci comandamenti che Dio diede a Mosè, tutta la conoscenza del popolo ebraico, il calice dell’ultima cena di Gesù ed il progetto della edificazione del Tempio di Re Salomone.

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Trovato sicuramente questo grande tesoro, ritornano in Europa, iniziando a costruire le cattedrali gotiche con l’ausilio di muratori non nobili come loro, chiamati in francese maisonnieres, ovvero i costruttori di case che successivamente daranno vita alla Massoneria. Giungono anche in Italia, dove sono presenti da Nord a Sud.

La Puglia per i Templari era una regione “strategica”, in quanto dal porto di Brindisi, dopo aver percorso la via Appia-Traiana per raggiungerlo, si imbarcavano per la Terra Santa. La loro Casa Madre aveva sede a Barletta, il cui vescovo non a caso è anche vescovo di Nazareth. Acquisiscono strutture religiose, dove non possono costruirne nuove, ricchezze e diritti come quello di seppellire i morti in propri cimiteri, proprio grazie alle scoperte fatte in Terra Santa. Ma finiscono per infastidire sia il potere imperiale che quello papale. Filippo il Bello, re di Francia, ne ordina la cattura e l’uccisione sul rogo perché falsamente accusati di essere degli eretici. Furono tutti arsi vivi, forse. Si ipotizza che uno degli ultimi cavalieri del Tempio fu fatto crocifiggere ad una porta di legno di una chiesa di Parigi ed il cui corpo fu poi avvolto in un lenzuolo bianco, che potrebbe essere la stessa sindone conservata a Torino.

cms_8896/4.jpgIn Puglia la presenza templare viene registrata a Sovereto, frazione di Terlizzi (Bari), anche se non tutti gli studiosi sono concordi su questa tesi. Eppure i simboli presenti nel piccolo borgo medievale in cui ha sede il santuario della Madonna Nera di Sovereto, patrona di Terlizzi, proverebbero che i Templari lì ci sono vissuti. Dalle croci a coda di rondine, all’Omphalos presente sul pavimento della chiesa, alle lapidi dei cavalieri ed agli stemmi di precettori templari. All’interno del santuario si trova, inoltre, la grotta in cui fu ritrovata l’icona bizantineggiante della Madonna di Sovereto. La leggenda dice che fu un pastorello alla ricerca di una pecora smarrita, a scoprire il quadro sepolto per sottrarlo probabilmente alla distruzione iconoclasta.

cms_8896/5v.jpgMa il ritrovamento del dipinto, scoperto in un territorio vicino sia a Terlizzi che a Bitonto, provocò una disputa fra le due città per il possesso dell’icona. A decidere fu la sorte. Il quadro fu collocato a bordo di un carro trainato da due buoi, uno di Terlizzi ed uno di Bitonto, e sarebbe appartenuto alla terra verso cui i due bovini si fossero diretti. Quella terra, per merito del bue terlizzese che incornò in un occhio il rivale bitontino, fu proprio Terlizzi, che la prima domenica di agosto di ogni anno rievoca quell’evento con la festa patronale in onore della Madonna di Sovereto. L’icona viene condotta in processione a bordo del maestoso Carro Trionfale progettato nel ‘800 dal celebre pittore terlizzese Michele De Napoli. La macchina da festa, alta 22 metri e simile ad un campanile di una chiesa, viene guidata da quattro timonieri in costume e sospinta da una sessantina di uomini che trovano posto all’interno della struttura lignea del carro. A bordo, insieme alla Madonna, un centinaio di bambini che rappresentano il coro angelico. La festa patronale terlizzese, infine, si svolge anche ad aprile. Il 16 aprile di ogni anno, i fedeli rendono omaggio alla Patrona cittadina nella concattedrale. Il 23 dello stesso mese, invece, tutti a Sovereto, che una volta all’anno si veste a festa con colorate luminarie.

Massimo Resta

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