TERAPIA ELETTROCONVULSIVA
Pillole di vita

Ciascuna storia merita di essere raccontata con la voce di chi l’ha vissuta.
Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo lo scritto di una nostra lettrice, Anna Maria CARTINI, da Spoleto (Umbria), che arricchisce questa nostra rubrica "Pillole di Vita", di cui ciascun lettore potrà farsi protagonista raccontando l’aneddoto più significativo della propria vita.
TERAPIA ELETTROCONVULSIVA
Studiavo filosofia per potermi poi specializzare in psicologia, trafila che si doveva seguire ai tempi e, quando lessi un annuncio di lavoro che diceva “ clinica psichiatrica cerca impiegata per disbrigo pratiche amministrative, mi precipitai e venni assunta.
Qualche giorno dopo iniziarono ad arrivare strane voci alle mie orecchie: il famoso primario che aveva acquistato la clinica da poco, la stava riempiendo di pazienti..pazienti i cui nomi finivano tutti o quasi in una lista, quella che li avrebbe sottoposti ad una serie di elettrosckoc…
Cominciamo bene, dissi tra me, rattristata da un brutto pensiero: era una terapia costosa…ne avevano effettivamente bisogno tutti?
L’ECT, un dispositivo elettronico prodotto dalla Siemens negli anni ’50 utile a praticare la terapia (Foto dal Web) (Nasko – Opera propria)
Decisi di stare molto attenta alla mia nuova realtà di lavoro…ma un giorno…
Un giorno vidi uscire dalla stanza dove si svolgevano le visite un giovane psichiatra che in clinica stava svolgendo il suo turno di guardia: Urlava: “No, no lei non è malato, lei è un artista, lei è geniale,lei non ha assolutamente bisogno di questo tipo di terapia!”
Lo stesso medico, dopo qualche giorno, convocò me ed alcuni infermieri: “Ragazzi,mi raccomando, ascoltatemi bene. Avvisate Aleksandra (nome di fantasia - una paziente di soli 16 anni) che se domani mattina qualcuno volesse convincerla ad iniziare una terapia endovenosa, urlasse o meglio fuggisse via…al resto penserò io!
Elettrosckoc (foto dal Web)
Iniziammo un interessante lavoro che io descrivevo giorno dopo giorno sul mio diario…ma una bella mattina, mentre ero seduta alla mia scrivania, ecco che appare lui, il Primario. Buongiorno, volevo parlarle. Ed io, Si mi dica!
Le dico che ho letto il suo diario e che mi piacerebbe molto sottoporla ad una bella serie di elettrosckoc! Un colpo al cuore. Raccatto le mie cose ed urlo:”Ma chi crede di essere lei? Lo sa che oltre lei potrebbe anche esserci il Padre Eterno?
Mentre fuggivo, il cardiologo della clinica mi inseguiva. Mi rassicurò e mi offrì un posto di lavoro in un’altra clinica, nel reparto isotopi alle dipendenze di un famoso oncologo…
Anna Maria CARTINI di Spoleto (UMBRIA)
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