TRA DURE POLEMICHE PASSA ALLA CAMERA IL “DECRETO SICUREZZA INTEGRATA”

Mercoledì il Testo passa in Senato. Introdotto l’Istituto della “flagranza in differita”

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Sulla sicurezza e sull’immigrazione si giocano gli equilibri democratici dell’Europa. E dell’Italia. Pertanto, giovedì scorso, c’è stato, alla Camera, il primo sì al Decreto legge sulla sicurezza integrata. I voti favorevoli sono stati 230, i contrari 50. Il provvedimento, che dovrà essere convertito in legge entro il 20 aprile, in virtù della sua natura di straordinaria necessità ed urgenza, passa ora al Senato dove approderà mercoledì prossimo in Commissione Affari Costituzionali.

Con il Dl sicurezza, i sindaci, per ripulire i centri storici delle città, avranno il potere di allontanare chiunque venga considerato "indecoroso" e non occorrerà che sia indagato o che abbia commesso un reato. Il sindaco potrà adottare ordinanze in materia di sicurezza con particolare riferimento alla vendita degli alcolici, anche se non avrà nessun potere di disporre il “daspo”, vale a dire l’allontanamento amministrativo di un soggetto da una determinata area della città, perché quel potere è e resta dei questori. Il sindaco ha solo il potere di segnalare le aree urbane su cui concentrare gli sforzi di controllo del territorio. Gli interventi riguardano situazioni di grave incuria del territorio, ambientale o di altra natura. Inoltre, con i Patti per l’attuazione della sicurezza urbana si concretizza la possibilità di piani di intervento siglati tra il prefetto e i sindaci che potranno installare sistemi di videosorveglianza le cui spese saranno però svincolate dal patto di stabilità (si ipotizza una spesa di 15 mln a partire dal 2017).

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Tempi duri anche per gli ultras del calcio attraverso un’importante novità inserita nel pacchetto: chi spacca una vetrina o qualsiasi altro oggetto pubblico o di proprietà privata durante una manifestazione, se identificato da telecamere potrà essere arrestato come se fosse stato colto in flagrante. Arriva – infatti – nel dl sicurezza, la flagranza in differita, quando cioè, le telecamere testimoniano un reato. L’emendamento prevede la possibilità dell’arresto in flagranza differita per i soli reati in cui l’arresto è obbligatorio e ciò se il reato con violenze alla persone o alle cose avvenga durante o in occasione di manifestazioni pubbliche e sia ripreso da telecamere e in immagini fotografiche e che l’identificazione avvenga non oltre il tempo necessario per arrivare alla identità del reo e comunque entro 48 ore dal fatto. Sparisce invece la norma per introdurre, come già avviene in molti Paesi europei ed extra europei, i codici di identificazione sulle divise della Polizia (durante le manifestazioni atte a tutelare l’ordine pubblico).

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Inutile dire che le reazioni al provvedimento, dalle parti politiche e non, non si sono fatte attendere. Se il ministro dell’Interno Marco Minniti si dice soddisfatto perché il Decreto legge, scritto a quattro mani con l’Anci, con sindaci italiani che vanno da Zedda a Nardella, da Decaro a Sala, garantisce sicurezza ai cittadini, le reazioni contrarie infuriano sul web, concentrate nelle dure parole dello scrittore Roberto Saviano che, da Facebook, lancia un’accusa durissima al ministro Minniti e al provvedimento di cui è portavoce: "Il Decreto Minniti sulla sicurezza urbana, considerato da questo Governo cosa di "straordinaria necessità e urgenza", è un provvedimento di destra, intriso di razzismo e classismo. Tanto valeva introdurre il colore della pelle come fattore discriminante, si sarebbe dissolta ogni ipocrisia”, si legge nel duro attacco del post di Saviano.

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Certamente,polemiche a parte, il provvedimento rappresenta, nelle intenzioni, una svolta culturale e politica sulla sicurezza di quelle città e periferie che nel 2016 hanno manifestato il disagio, la lontananza, il senso di abbandono in mille modi, a partire dal più dirompente, il voto. E risponde a una legittima richiesta di sicurezza con il solo strumento amministrativo, senza cioè aumentare le pene o introdurre nuovi reati.

Mary Divella

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