Da Napoli centrale
per Monaco via Trento,
treno in partenza dal binario dieci”.
Abbracci, guance di baci a piuma:
“Ti raccomando: appena arrivi,scrivi!”.
“Tu bada a bambini!”
Un fischio lungo sbatte la portiera;
stormi di mani volano lontano
a sparire nel rosso della sera.
Anni cinquanta. Sciamano i migranti
dalle arnie del Sud.
Avranno pane mielato le donne sole,
incubi la notte
al riverbero di fiamme, e vuoti abbracci.
Nello scomparto, dal fazzoletto bianco
evadono singhiozzi mascherati
da tosse. L’uomo forte non piange;
s’alza, e,girato di spalle,
sistema le valigie;
la voce rompe il guscio dei pensieri:
“A mio figlio lo farò studiare”.
Io, studente a Napoli,
penso a mio padre
ai tempi del Fascio emigrato
in Germania, in Albania.
Chiedeva pane e lavoro.
Lo corressero: lavoro e pane!
Non avevano visto quelle mani
allenate alla preghiera del povero,
da piccine.
- Meglio una pariglia di buoi a spasso
che un giovane in ozio;
la pianta deve crescere da subito diritta
- sentenziava la Bibbia del lavoro - il nonno.
Mio padre crebbe sulle impalcature
con mani agili e dure,
spaccate dalle calce
per le carezze più tenere;
mani missionarie e comuniste
che inchiodavano casseforme nei cantieri
e intagliavano nel legno
i Cristi crocifissi.
Cambiano i venti.
Dal sud del mio Sud sciamano poveri
in cerca di salvezza;
a nugoli cadono nel mare.
Lisciviati in cera votiva,
ardono nelle coscienze, interrogano gli squilibri del mondo,
gridano ai complici silenzi
per le ingiustizie,
gli sperperi,
le guerre.
Ripropongono dolenti equazioni
col Cristo e le sue croci d’oggi:
ics d’umanità uguagliate a zero!