L’interesse per la prevenzione, che deve avere il primo posto contro la malattia soprattutto a partire dalla cura per i più piccoli, ancora una volta ha indirizzato l’attenzione nazionale su una decisione della Giunta Comunale di Trieste che, a maggioranza con la sola defezione del movimento 5 Stelle, ha deliberato l’obbligo della vaccinazione contro la difterite, il tetano, la poliomelite e l’epatite B, per l’anno scolastico 2017-18; tanto valendo: sia per i piccoli che, entro i tre anni d’età, accederanno alle strutture nido; sia per i bimbi che, entro i sei anni di età, saranno accolti nelle scuole materne.
La direttiva è stata presa in accordo con l’Azienda sanitaria AsuiTr, l’Ordine dei Medici, l’Ospedale Pediatrico Garofalo e il Collegio dei Pediatri; nè poteva essere diversamente per un territorio le cui Istituzioni a tutela della salute pubblica sono affiancate dalla Ricerca Scientifica di valenza mondiale, con applicazioni soprattutto in ambito sanitario.
Così, mentre si procede ad una campagna di sensibilizzazione tesa ad arginare la ritenuta “mala-informazione” causa di grande diffidenza dei genitori verso una utilità dei vaccini esente da rischi; a partire da Gennaio 2017, potranno accedere agli asili pubblici e convenzionati solo i bambini che risulteranno essere stati vaccinati secondo quanto si evincerà da relativa documentazione, anche autocertificazioni dei genitori, su cui vigilerà comunque uno stretto controllo.
Tale decisione si è resa necessaria perchè, in concomitanza con il crollo della copertura delle vaccinazioni addirittura al di sotto della soglia di sicurezza del 95% (fra cui un 89% della antidifterite, un 92% dell’antipolio, un 91% dell’antitetanica, un 89% dell’epatite B), va considerato un possibile aumento del rischio endemico epidemiologico anche a causa dei flussi migratori di provenienza da aree con minore tutela sanitaria.

Di contro, c’è già stata una levata di scudi degli opinionisti contrari alla vaccinazione di massa; ma, soprattutto, è insorto il Codacons adducendo la incostituzionalità della delibera comunale in quanto, anche se l’obbligo dei quattro vaccini è conforme alla normativa vigente del D.P.R 26 Gennaio 1999 n.355; tuttavia, in pratica costringerebbe alla somministrazione della esavalente che, insieme con i quattro vaccini obbligatori non disponibili singoli, presenta in unica soluzione altri due vaccini: l’uno contro infezioni da Haemofilus influenzale di tipo B e l’altro contro la Pertosse, entrambi non contemplati come obbligatori nella normativa nazionale dalla quale, fra l’altro, non è posto divieto ai bambini non vaccinati di poter avere accesso alla frequentazione degli asili pubblici.

Comunque, mentre anche il Veneto prende posizione imponendosi una soglia del 90% e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti annuncia una legge regionale che preveda l’obbligo della vaccinazione per i bambini degli asili nido; nel dibattito fra quanti influenzati dal rilievo di criticità delle vaccinazioni per rischi da non sottovalutare e altri convinti che i benefici delle vaccinazioni sono superiori ai rischi, il Comune di Trieste porta avanti la sua decisione sostenuta con forza dal primo cittadino, il determinato Sindaco Roberto Dipiazza che, questa volta, non ammaina striscioni ma, con un “Mi auguro sia di esempio”, sventola il suo convinto supporto ad una delibera che ritiene proficua per la tutela dei suoi cittadini più piccoli.
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