TROPPO SOCIAL FA MALE

Ansia e depressione le malattie del nuovo secolo

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cms_23888/1.jpgFu nell’ormai lontano 1995 lo psichiatra americano Goldberg il primo a individuare i principali sintomi della cosiddetta dipendenza patologica da internet, meglio nota come internet addiction disorder (IAD): bisogno di trascorrere sempre più tempo in rete, impossibilità a controllarne l’uso, sviluppo di depressione, ansia e pensieri ossessivi dopo la sospensione dell’utilizzo. Il fenomeno, ormai divenuto vero e proprio problema di salute pubblica in Paesi del lontano oriente, si sta diffondendo anche in Occidente in concomitanza con l’utilizzo sempre più massiccio dei social network a livello mondiale. Nel nostro Paese secondo le statistiche si stimano circa 300mila adolescenti tra i 14 e i 19 anni che presentano sintomi da IAD. Ora un recente studio di un team di ricerca della University of Technology di Sydney, pubblicato sul Journal of Global Information Management, riporta i dati degli effetti dannosi legati in particolar modo all’uso di Facebook, Twitter e Instagram come per esempio ansia, depressione, molestie, incitamento al suicidio, cyberstalking e non solo.

cms_23887/2_1637456849.jpgGli effetti negativi legati all’utilizzo dei social e catalogati dallo studio si allargano sino a diventare circa 50 con problemi che vanno da quelli di salute fisica e mentale agli impatti negativi sul lavoro e sul rendimento scolastico. Lo IAD dunque è ormai un vero e proprio disturbo psichiatrico, collegato all’uso irresponsabile della rete con accezione negativa e indica un sinonimo di schiavitù e depersonalizzazione. La rete sarebbe un universo stimolante, pieno di risorse e novità che in particolar modo per gli adolescenti appare scostarsi nettamente da una realtà fatta di routine, sacrifici, lavoro. Abitare il digitale si inserisce alla perfezione, allora, in spazi psicologici che permettono al soggetto/utente di unirsi a un mondo parallelo di relazioni che alla fine non risolvono vissuti personali di disagio esistenziale.

cms_23887/3.jpgSpersonalizzazione e proiezione del proprio Sé in un luogo non fisico permette all’utente di nascondersi dietro il proprio monitor e di sentirsi più sicuro in un contenitore emotivo (il web) ideale per sperimentare nuovi comportamenti attraverso un utilizzo che diventa sempre più compulsivo in chi ne fa un uso fuori dalle giuste consapevolezze. Se la rete continuerà a essere sinonimo di fuga, pausa dal reale, facendo sperimentare esperienze di isolamento dalla realtà ordinaria, l’internet addiction disorder (IAD) diverrà nel tempo sempre più un disturbo assimilabile e correlato a forme di dipendenza che provocherà problemi sociali, isolamento, difficoltà relazionali, prestazionali e lavorative. Autocontrollo e consapevolezza possono abbassare notevolmente il potenziale rischio di un eccessivo modo in cui si utilizza internet con inevitabili ripercussioni positive nella vita quotidiana, abbassando notevolmente i rischi di quella che potrebbe presentarsi come un’obesità da troppa informazione.

Andrea Alessandrino

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