TRUMP, LA GUERRA COMMERCIALE DI UN UOMO CHE COLPISCE IL MONDO INTERO
Quello con la Cina non è l’unico fronte aperto. Donald Trump minaccia dazi anche per l’Europa

E così fu che i dazi al 25%, minacciati dal presidente Usa Donald Trump su 818 prodotti importati dalla Cina, sono diventati effettivi. Si tratta della prima tranche di un’azione complessiva di 50 miliardi di dollari. A meno che, come spesso è accaduto con l’imprevedibilità dell’amministrazione Usa, ci sia una nuova retromarcia e la seconda ondata di dazi, del valore di circa 16 miliardi di dollari l’anno, non venga più introdotta.
Quello con la Cina non è però l’unico fronte aperto. Donald Trump minaccia dazi ulteriori per 500 miliardi di dollari. A bordo dell’Air Force One diretto in Montana per un appuntamento elettorale, il tycoon ha detto ai giornalisti al seguito di considerare, nel resoconto dei media americani, ulteriori dazi per una cifra enorme. Prima "34 miliardi e dopo ci sono altri 16 miliardi in due settimane e poi, come sapete, altri 200 miliardi in sospeso e dopo ancora altri 300 miliardi in sospeso. Ok? Quindi abbiamo 50 più 200 più quasi 300", ha detto Trump. Inoltre, sul fronte europeo, le reiterate minacce di introdurre dazi sulle auto europee potrebbero inasprire ancora di più il divario già aperto con Bruxelles. L’Europa, in un primo momento, era pronta a rispondere ai dazi statunitensi con la stessa ricetta.
Ma ora la cancelliera Angela Merkel (supportata dalle principali case automobilistiche tedesche) è intervenuta per aprire ad una possibilità alternativa che preveda “una riduzione generale delle tariffe sull’import dell’auto”. Bruxelles, infatti, potrebbe sfidare il presidente Donald Trump a intavolare un negoziato “plurilaterale” per abbattere i dazi sulle auto.
Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker sta preparando la sua missione a Washington, in programma questo mese, e prima di partire vuole poter mettere in valigetta una “proposta” da offrire a Trump per convincerlo a recedere dalla minaccia di tariffe (dal 20 al 25%) sulle auto Ue. A tal fine, avrebbe messo al lavoro i tecnici dell’Esecutivo. L’idea sarebbe quella di proporre un negoziato multilaterale ai Paesi esportatori, allargando l’invito anche a Giappone e Corea del Sud.
In tutto questo, come va veramente l’economia americana? Nel complesso, l’economia americana continua ad andare piuttosto bene, sull’onda della lunga espansione iniziata durante il primo mandato del presidente Barack Obama. Ma le iniziative di politica economica di Trump non vanno granché bene. Il taglio delle tasse non sta regalando la promessa impennata di investimenti delle imprese, per non parlare dei ventilati incrementi salariali. L’unica cosa che ha realmente prodotto è stata un’ondata di riacquisti di azioni da parte delle aziende. In linea con questa realtà, il consenso per il taglio delle tasse sta scemando sempre più.
Con la guerra commerciale in corso, poi, l’incertezza del mercato Usa è sempre in balia delle dichiarazioni di Trump. A volte persino dell’ultimo tweet. Un clima che ha portato gli imprenditori americani su posizioni meno espansive. La conseguenza immediata è che ora le imprese americane sono molto più caute nell’assumere nuovi dipendenti e altrettanto prudenti negli investimenti, nonostante la crescita registrata negli ultimi anni. Forse la politica economica di Trump ha già i giorni contati e le ragioni della sua fine non saranno da ricercare fuori, ma dentro i confini americani.
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