TURCHIA, 50.000 PASSAPORTI REVOCATI!

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Quasi 50.000 i passaporti revocati nelle ultime ore dal Presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, che a seguito del tentativo di colpo di stato del 15 luglio inizia une vera e propria “epurazione” della Turchia da persone ritenute “traditrici” della patria.

Soldati, dipendenti del Ministero dell’Interno, dipendenti del Ministero delle Finane, giornalisti.

Prefetti e giudici. Quasi 10.000 gli arresti. Tutti accusati di essere gli “uomini di Gulen”.

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Accusa, infatti, Fethullah Gulen, leader del movimento Gülen (o Hizmet), e precedentemente suo alleato, di avere organizzato il golpe. Gullen attualmente vive in Pennsylvania dopo essere stato accusato già nel 2013 da Erdoğan di corrompere gli uomini dell’AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo), il principale partito turco, conservatore.

Gulen, da sempre favorevole ad un islam moderato, afferma di non essere coinvolto e si mostra ai mass media sereno nelle sue affermazioni.

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Ma Erdoğan non gli crede. Non perdona e sembra volere reintrodurre la pena di morte.

Il portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel, Steffen Seibert, dichiara "Abbiamo visto nelle prime ore dopo il fallimento del golpe scene raccapriccianti di arbitrio e di vendetta contro i soldati in mezzo alla strada. Un simile fatto è inaccettabile".

Ma Erdoğan, rivolgendosi all’Occidente “si faccia gli affari suoi”.

Dure le parole del Presidente turco, indifferente alle richieste dei leader europei di procedere seguendo i “protocolli”. Parole che creano nuove tensioni tra l’Europa e la Turchia. Quest’ultima, infatti, sarebbe dovuta entrare a fare parte dell’assetto europeo.

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Amnesty International, l’organizzazione impegnata nella difesa dei diritti umani, afferma di avere le prove che la repressione di Erdoğan nei confronti dei “traditori” del suo “regime” comprende dure torture e che “la polizia turca ad Ankara e Istanbul mantiene i detenuti in posizioni dolorose per periodi che possono arrivare anche a 48 ore".

Ora, i leader mondiali osservano le misure repressive adottate in Turchia nell’attesa di avere più informazioni sulle intenzioni del Presidente turco.

Le associazioni di ogni ordine professionale, e non, esprimono vergogna per questa ennesima violazione dei principi stabiliti dalle convenzioni internazionali ed europee in tema di tutela dei diritti dell’uomo.

Celeste Altamura

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