TUTELA AMBIENTALE E NORMALE SVILUPPO URBANO

La compatibilità tra misure attuative urbanistiche e sostenibilità

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L’aria è inquinata! Lo smog ci assale! Poco verde, molto cemento! Queste sono le usuali esternazioni che ci ritroviamo ad esprimere o ad ascoltare, come locuzioni generalizzate e generiche del metro comune di vedere e giudicare. Tanti anni fa una storica canzone del mitico Adriano Celentano invocava quanto segue: “Perché continuano a costruire le case, e non lasciano l’erba?"; qualche anno più tardi un altro suo pezzo denunciava la pesante aggressività dello smog, derivante dagli sproporzionati e scomposti insediamenti industriali-produttivi, recitando: "Ahi io non respiro più, mi sento che soffoco un po’, sento l’aria che va giù, che va giù e… non viene su’". L’esigenza della sostenibilità ambientale nei grandi centri urbani vanta, quindi, radici ben lontane nel tempo; ma il problema si ripropone puntualmente e periodicamente lì dove non è stato affrontato e analizzato nell’ottica giusta, con misure e provvedimenti adeguati e in controtendenza, soprattutto nel nostro Paese (ex bel Paese) e in altre realtà simili. La problematica ha assunto, nel tempo, dimensioni macroscopiche a livello globale, tanto da suscitare serie preoccupazioni per gli strani cambiamenti climatici e per fenomeni atmosferici devastanti di grande portata e intensità. Si sono tenuti convegni, conferenze e incontri tra i “grandi" per identificare le cause scatenanti e adottare provvedimenti idonei ad una inversione di tendenza che possa garantire un futuro più rassicurante alle nuove generazioni. In tali circostanze sono emerse visioni divergenti e posizioni contrastanti a livello politico, sociale, sociologico, nonché analisi diverse da parte di esperti del mondo scientifico. Ovviamente ben vengano le discussioni, i confronti e i raffronti tra le varie realtà al riguardo; ma se poi tutto ciò non si traduce, concretamente, in azioni e realistici provvedimenti di contrasto dove necessario, rimangono solo parole, parole, parole…

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Proprio partendo dal raffronto tra alcune realtà maggiormente in difetto e altre che navigano, invece, nella giusta direzione, può scaturire l’inversione di tendenza apportando, lì dove c’è negligenza, le dovute correzioni. Naturalmente per innescare una sostanziale inversione di tendenza all’incombente problematica non bastano le interminabili elucubrazioni e invocazioni nelle maestose conferenze dei "grandi" del mondo politico e scientifico, bensì serve una corretta e concreta mobilitazione delle amministrazioni istituzionali locali per l’adozione di misure idonee, a cominciare dalla garanzia di un legittimo "decoro urbano" come prerogativa dei cittadini nel vivere quotidiano, senza imputare la colpa esclusivamente allo squilibrio tra verde e cementificazione, all’inquinamento atmosferico dovuto alla presenza convulsa di insediamenti industriali e altro. Infatti per quanto riguarda il rapporto verde/cementificazione esistono già le correlative normative urbanistiche attuative volte a bilanciare il rapporto da rispettare per l’approvazione dei progetti (salvo eventuali operazioni distorte e, comunque, perseguibili legalmente). Lo stesso dicasi per gli insediamenti produttivi, che devono essere assoggettati alla dotazione di impianti e attrezzature di filtraggio e depurazione per i gas di scarico per il contenimento di emissioni di CO2 entro i limiti tollerabili, (salvo prevaricazioni, abusi di dislocazione rispetto ai centri abitati, come, purtroppo, avvenuto in alcuni casi ben noti). E allora, oltre all’eventuale rimozione di tali irregolarità, fin dove è possibile si agisca sul "decoro urbano", con la costante e sistematica manutenzione delle infrastrutture, la bonifica e la restituzione delle aree dismesse e di profondo degrado, per restituirle ai cittadini in un contesto più gradevole e più sano, il funzione di un salutare status ambientale dei centri urbani. Da non trascurare anche l’individuazione di soluzioni idonee per il contenimento e la regolamentazione del traffico cittadino e dei parcheggi che esulino dagli spesso inutili metodi vessatori-punitivi.

Le realtà da cui prendere lo spunto, da altri Paesi, non mancano. Si pensi, ad esempio, a Singapore, la città Stato (che è, forse, la metropoli più bella del mondo), che ospita innumerevoli grattacieli circondati da grandi aree a verde, attrezzate e curatissime, una viabilità di pari valenza e parcheggi a sufficienza, nonché grandi comprensori per attività commerciali, industriali-produttive e di servizi; tutto nel massimo rispetto della tutela ambientale e della sicurezza, nonché della bellezza che alimenta lo spirito dei residenti ed esercita un grosso richiamo turistico-economico.

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Altro centro virtuoso è Copenaghen, metropoli europea che ha risolto il problema della congestione del traffico cittadino grazie alla circolazione sul mare, in direttive prestabilite, tramite mini canoe mono-biposti (chiamate yakey) che possono anche essere concesse in uso gratuito a chi raccoglie bottiglie di plastica giacenti nel mare e le porta a punti di raccolta, dove vengono poi riciclate per fabbricare le stesse canoe. Sempre sul mare sorgono punti ristoro, bar, strutture di intrattenimento che hanno consentito la delocalizzazione di tali strutture dal centro abitato.

Parlando di decoro e organizzazione della viabilità urbana è impossibile non citare Parigi, capitale che si avvale di grandi parcheggi sotterranei per snellire adeguatamente il traffico stradale. Nella vicina Svizzera sorgono addirittura città progettate interamente “a misura d’uomo”, dove regna l’ordine, la regolarità e il rigoroso rispetto per l’ambiente.

Quelle appena elencate sono solo alcune realtà da prendere in esempio, dove "le negligenze" sono più ristrette rispetto ai comportamenti virtuosi. Per quanto riguarda il nostro Paese, abbiamo, al momento, l’occasione giusta a portata di mano per un cambio di rotta, in quanto l’onere economico per rimettersi in carreggiata può essere superato potendo procedere alla realizzazione o risanamento di talune opere infrastrutturali attraverso i finanziamenti della comunità europea previsti dal tanto atteso e conclamato strumento del cosiddetto "Recovery Plan”. L’ auspicio è che, a cominciare da questa fase tanto attesa, si dia l’avvio ad una rigorosa "consuetudine" volta ad un costante mantenimento e miglioramento del " decoro urbano" che, oltre ad un look più gradevole, contribuisca significativamente al salto di qualità per la sostenibilità ambientale. Oltre all’utilizzo di fonti di energia alternativa più sana e meno inquinante, ovviamente. La speranza che tutto ciò possa realizzarsi passa da un corretto e funzionale procedere delle amministrazioni istituzionali, a prescindere dal colore politico e dalla ideologia.

Antonio Iasillo

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