Terremoto nell’Egeo (Altre News)

Elezioni Usa, l’enigna di Melania, al fianco del marito ma non troppo - Francia, ambasciatore turco a Roma: "Rispettare Islam, libertà espressione non illimitata"

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Terremoto nell’Egeo: vittime a Smirne, due ragazzi morti a Samos

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Almeno 19 persone sono morte - 17 in Turchia, due in Grecia - e più di 700 sono rimaste ferite a causa di un terremoto di magnitudo 6.6 che venerdì ha causato il crollo di edifici nella città turca di Izmir (Smirne), nella regione dell’Egeo (ad ovest del paese), e ha scosso diverse isole nel sud-est della Grecia, secondo gli ultimi bilanci delle autorità di entrambi i paesi.

Nella sua prima reazione all’evento, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha comunicato ai cittadini colpiti dal terremoto il pieno sostegno del governo del Paese. "Tutte le nostre istituzioni e ministeri sono stati mobilitati", ha annunciato sul suo account Twitter. Il terremoto ha finora fatto crollare almeno una dozzina di edifici a Izmir, di cui quattro sono stati completamente distrutti nei distretti di Bornova e Bayrakli, come confermato dal sindaco della città, Tunç Soyer, e dal governatore provinciale, Yavuz Selim Kösger, al quotidiano turco ’Haber’.

L’Autorità per la gestione delle emergenze e dei disastri (Afad) ha precisato che l’epicentro è stato registrato a circa 17 chilometri al largo di Izmir, con un ipocentro a una profondità di 16,5 chilometri. Dopo il terremoto, sono state registrate almeno 196 scosse di assestamento, 23 delle quali di magnitudo superiore a 4, secondo L’Afad. Il terremoto ha inoltre generato uno tsunami che ha colpito le coste di entrambi i paesi, come gli stessi residenti hanno potuto registrare nelle immagini che circolano sui social network.

Al momento i soccorritori hanno estratto dalle macerie 70 sopravvissuti ai crolli, come confermato dal ministro della Salute, Fahrettin Koca. I sopravvissuti sono stati trasferiti in ospedale, con prognosi riservata. Dei feriti, il ministro dell’Ambiente turco Murat Kurum ha detto che otto sono in unità di terapia intensiva, mentre altri cinque richiedono un intervento chirurgico. Sarebbero in campo oltre 1.200 persone per attività di ricerca e soccorso .

La scossa ha causato anche due morti nel sud-est della Grecia, precisamente sull’isola di Samos, a 13 chilometri dall’epicentro del terremoto, dove sono morti due studenti di 17 e 15 anni, schiacciati da un muro, come confermato dalle autorità all’emittente di stato Ert. Inoltre, ci sono altri otto feriti sull’isola, che stanno ricevendo cure mediche presso un ospedale e una clinica della zona. I danni materiali sull’isola sono ingenti e sembrano aver interessato soprattutto gli edifici più antichi.

Elezioni Usa, l’enigna di Melania, al fianco del marito ma non troppo

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Chi è veramente Melania Trump? A quattro anni dal suo arrivo alla Casa Bianca come first lady, la bionda e bella ex modella slovena rimane un enigma, ma proprio per questo continua ad incuriosire. Fin dall’inizio ha scelto un low profile, comparendo in pubblico più raramente di chi l’ha preceduta. I suoi discorsi, forse anche per l’accento straniero, sono pochi. E spesso l’attenzione degli osservatori si è concentrata sugli abiti, le occhiate e le foto postate sui social, alla ricerca di messaggi nascosti. Tanto che è diventato molto popolare l’hashtag #freeMelania, che evidenzia tutte le volte in cui la first lady sembra, con lo sguardo, dissentire da Trump, oppure non accetta di prendere il marito per mano.

Nata 50 anni fa a Novo Mesto, nell’attuale Slovenia, Melania Knauss è cresciuta nella Jugoslavia comunista, con il padre Viktor che gestiva una concessionaria di auto e moto, e la madre Amalija che preparava cartamodelli per vestiti. A 18 anni ha ottenuto un contratto da modella a Milano, iniziando una carriera internazionale nel mondo della moda. Nel 2001 ha ottenuto lo status di residente negli Stati Uniti e nel 2005 è diventata la terza moglie di Donald Trump, a cui ha dato un figlio, Barron, nato l’anno successivo.

Ma se questo è ormai storia, Melania rimane una personalità indecifrabile. Secondo la giornalista del Washington Post Mary Jordan, che ha scritto un libro su di lei, la first lady è una donna ambiziosa e dedita a costruire il suo mito, che esercita una forte influenza su Donald Trump ed "è molto più simile a lui di quanto appaia". Ed a ogni tappa della sua esistenza ha rotto i ponti con i contatti della vita precedente. Dice di parlare cinque lingue fluentemente ed è laureata, ma fotografi italiani, francesi e tedeschi di quando era modella dicono che in realtà pronunciava poche parole nella loro lingua. E a Lubiana non ha terminato gli studi universitari.

A New York Trump ha presentato a tutti Melania come "supermodella", anche se in realtà non lo era. E secondo il suo agente di allora, la relazione di Donald e Melania era iniziata prima del famoso primo incontro alla fashion week del 1998 in cui lei non avrebbe voluto dargli il numero di telefono. Melania "prende al volo le opportunità e vi dedica molti sforzi. Poi procede senza guardarsi indietro", scrive la Jordan, secondo la quale la riservata Melania assomiglia molto al marito. "Entrambi sono combattenti che pongono la lealtà in cima a tutto", e sono dei solitari con pochi amici. Dormono sempre in stanze separate, ma secondo le persone a loro vicine si amano, anche se vi sono momenti di freddezza.

Alla convention repubblicana che incoronò Trump candidato nel 2016, Melania fu ricordata per la gaffe di un discorso in parte copiato a Michelle Obama. E da allora è apparsa una first lady ’riluttante’, che ha scelto di passare a New York i primi mesi della presidenza, ufficialmente per non cambiare scuola al figlio Barron a metà anno.

All’epoca si parlò anche di freddezza con Trump per le infedeltà con altre donne rivelate dai media. Secondo la Jordan, Melania ne avrebbe comunque approfittato per ottenere dal marito un nuovo contratto matrimoniale con garanzie sull’eredità e il posto nelle aziende di famiglia per Barron. Tutto questo mentre le persone vicine a Trump, compreso almeno uno dei quattro figli delle due ex mogli, la imploravano di andare alla Casa Bianca dato il suo effetto "calmante" sul presidente.

Il libro della Jordan sostiene anche che Melania abbia incoraggiato le aspirazioni politiche del marito e gli abbia consigliato di prendere Mike Pence come vice perché "si sarebbe accontentato del posto di numero 2". Certo è che la first lady, per quanto defilata, è capace di mostrarsi determinata nel difendere le sue prerogative, come quando ha ottenuto il licenziamento della numero due del Consiglio di sicurezza nazionale, Mira Ricardel, dopo dissidi sull’organizzazione del suo primo viaggio all’estero, un tour in Africa. Ma bisogna anche dire che la sua unica iniziativa, la campagna Be Best contro il bullismo, non ha mai avuto grande slancio ed è apparsa poco credibile, di fronte all’attivismo del marito su Twitter.

Melania è apparsa certe volte criticare il marito, mostrandosi contraria a separare i bambini immigrati dai genitori, o esortando a indossare la mascherina. E alla convention dello scorso agosto ha stupito positivamente con un discorso in cui esprimeva empatia per le vittime del covid e diceva di non voler criticare gli oppositori del marito per non approfondire le divisioni. Inoltre, in quello che alcuni lessero come un rimprovero al presidente, aggiunse che forse è tempo di riflettere sulle tensioni razziali e unirsi "in maniera civile".

Forse anche a causa della pandemia, Melania è rimasta assente per gran parte della campagna elettorale. Dopo che un precedente appuntamento era stato rinviato a causa di una tosse persistente, strascico del covid-19 che l’ha colpita insieme al marito e al figlio - "troppi americani come noi", aveva twittato nelle settimane scorse - il suo unico comizio si è svolto in Pennsylvania giovedì. In quest’occasione, la first lady, senza mascherina e vestita con un impermeabile militare verde, ha usato tutti gli argomenti ’trumpiani’, accusando il rivale democratico Joe Biden di voler portare avanti "un’agenda socialista". Un voto per Donald Trump è un voto per un’America migliore", ha detto.

E così si torna al quesito che si è posto questa estate il Washington post: "chi è veramente" Melania?". "Le impressioni che ci permette di avere sono fugaci e contraddittorie - notava il giornale - Il che ci porta ad una sola conclusione: Melania Trump è un’enigma che lei non vuole veramente farci risolvere".

Francia, ambasciatore turco a Roma: "Rispettare Islam, libertà espressione non illimitata"

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"I valori religiosi devono essere rispettati, vale per l’Islam come per il cristianesimo e l’ebraismo". Il rischio che questioni "sensibili" come le vignette sul profeta Maometto possano spingere all’azione "gli estremisti che ci sono nelle società" europee è concreto e "noi abbiamo messo spesso in guardia" dalle possibili conseguenze. Lo afferma in un’intervista all’Adnkronos l’ambasciatore turco a Roma, Murat Salim Esenli, all’indomani dell’attacco a Nizza compiuto da un sospetto militante islamista.

La Turchia davanti alle "odiose e terribili" vignette sul profeta Maometto ha reagito, "riflettendo le idee della maggioranza dei musulmani. La questione è seria e la nostra risposta è giustificata", dice Esenli, sottolineando che il concetto di libertà di espressione "non è infinito, ma coinvolge anche l’altro. Ci sono limiti che tutti i Paesi devono rispettare, anche la Francia".

Quella del governo turco è "una normale reazione a un attacco blasfemo. Non è la prima volta che vediamo pubblicate le vignette sul profeta Maometto (il primo fu un quotidiano danese nel 2005, ndr) e anche allora abbiamo reagito allo stesso modo", prosegue l’ambasciatore, evidenziando che il settimanale satirico francese è stato protagonista anche di vignette controverse e "offensive" contro l’Italia, in particolare ai tempi del terremoto nel Centro Italia e quando crollò Ponte Morandi. "Quale politico in Italia difenderebbe una vignetta blasfema contro il cristianesimo o il profeta Gesù? Io scommetto nessuno".

Il presidente francese Emmanuel Macron ha in diverse occasioni lanciato "attacchi personali, nei quali non c’era nulla di ideologico" contro il leader turco, Recep Tayyip Erdogan e "quando si attacca a livello personale bisogna aspettarsi una risposta sullo stesso livello per una ragione valida. Come potrebbe un leader essere insensibile ai valori di 8 milioni di musulmani che vivono in Francia?", aggiunge Esenli, rispondendo a una domanda sulle forti tensioni tra Ankara e Parigi, con Erdogan che di recente ha definito Macron una persona con "problemi mentali" per le parole sulla libertà di espressione e paragonato la situazione dei musulmani in Europa a quella degli ebrei sotto il nazismo.

Bisogna considerare il "background" di questa polemica, sostiene Esenli, ricordando come in precedenza Macron davanti alla stampa internazionale abbia affermato che "i turchi meritano di meglio di Erdogan", usando una retorica "infiammante" nei confronti del presidente turco.

"In Europa ci sono 4-5 milioni di persone di origine turca, in gran parte musulmani. Il presidente Erdogan vuole difendere questa comunità perché avverte che è in pericolo. Lo stesso fa Israele con le comunità ebraiche in giro per il mondo", prosegue l’ambasciatore, sottolineando che "la Turchia lotta contro il terrorismo e l’estremismo in tutte le loro forme e manifestazioni e chiede pieno rispetto nei confronti di tutte le religioni".

LIBIA. Parlando degli ultimi sviluppi della crisi, per Esenli "l’annuncio del primo ministro Serraj della sua intenzione di dimettersi entro la fine di ottobre e di trasferire i suoi compiti al nuovo organo esecutivo che sarà determinato dal Forum di dialogo politico mostra ancora una volta l’impegno del Gna per una soluzione politica. Speriamo che la parte orientale non rovini questa opportunità con richieste massimaliste".

"Noi auspichiamo che il cessate il fuoco tenga e vogliamo una soluzione politica che veda d’accordo tutti i libici", sottolinea il diplomatico, parlando dell’Italia come di un "partner strategico e affidabile" su tanti dossier, tra cui quello libico, sul quale "c’è un dialogo fruttuoso ad ogni livello".

"Il nostro sostegno al governo legittimo in Libia ha impedito uno spargimento di sangue e ha contribuito a raggiungere l’equilibrio sul campo. Ha anche aperto la strada al processo di Berlino e ad una soluzione diplomatica", aggiunge Esenli, secondo il quale la Turchia sostiene "gli sforzi internazionali per un processo politico in capo alla sola Libia sotto l’Onu". Proprio oggi è in programma un incontro tra l’inviata ad interim delle Nazioni Unite per la Libia, Stephanie Williams, ed il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu.

Esenli bolla infine come fake news le accuse rivolte ad Ankara sull’invio di mercenari filo-turchi dalla Siria in Libia per sostenere il Gna. "Non ne abbiamo bisogno perché abbiamo un accordo di cooperazione militare con la Libia. Se vogliamo spedire truppe, quest’accordo è sufficiente - conclude - Se qualcuno accusa deve anche essere in grado di fornire le prove e nessuno ne ha mostrato di concrete a sostegno di questa fabbricazione".

MEDITERRANEO ORIENTALE. "Consideriamo l’Italia un forte alleato della Nato e un partner equilibrato quando si tratta di questioni regionali. Apprezziamo gli sforzi dell’Italia nell’incoraggiare il dialogo per la risoluzione dei problemi nel Mediterraneo orientale", dichiara Esenli, parlando delle tensioni tra Ankara e Grecia legate alle esplorazioni per la ricerca di idrocarburi.

"L’Italia è consapevole del fatto che la cooperazione è l’unica via che andrebbe a vantaggio di tutte le parti interessate nella regione. Sfortunatamente, finora l’Ue ha chiesto compromessi solo alla Turchia e ci ha persino minacciato di sanzioni", prosegue il diplomatico, rimarcando che questo "chiaramente non è un approccio sano e costruttivo. Invece di schierarsi, l’Ue dovrebbe aprire la strada a un dialogo sostenibile".

"Ci aspettiamo dall’Italia che continui a incoraggiare le parti a un dialogo significativo senza ricorrere a dannose retoriche", aggiunge Esenli, precisando che "la Turchia ha sempre sostenuto il dialogo e la diplomazia per la risoluzione dei problemi nel Mediterraneo orientale e in più occasioni ha dimostrato la sua buona fede compiendo passi concreti in quella direzione".

"È vero che la (nave per le esplorazioni turca, ndr) Oruc Reis ha ripreso le sue attività di rilevamento sismico a partire dal 12 ottobre, ma l’area di indagine si trova a 10 chilometri dalla terraferma turca, mentre si estende a 420 chilometri dalla terraferma greca. L’obiezione sollevata dalla Grecia alla recente attività di indagine si basa sulle sue pretese di giurisdizione marittima massimalista per l’isola di Kastellorizo", conclude Esenli, ribadendo che "la Turchia ritiene fondamentale mantenere aperti i canali di dialogo".

MIGRANTI. "Le autorità turche e italiane stanno collaborando in materia di migrazione irregolare e traffico di rifugiati. Data la posizione dell’Italia come membro di spicco dell’Ue e Paese mediterraneo colpito dai flussi migratori, la nostra cooperazione sulla migrazione potrebbe essere anche più forte. Siamo pronti ad incrementare la nostra cooperazione con l’Italia e condividere l’esperienza della Turchia in questo settore"dice Esenli, sulla possibilità di un’alleanza tra Italia e Turchia sull’emergenza migranti.

"L’accordo del 18 marzo è un buon esempio di ciò che la Turchia e l’Ue possono realizzare quando uniscono i loro sforzi - spiega - In quanto paese con la più grande popolazione di rifugiati, la Turchia ha adempiuto agli impegni derivanti da detto accordo ed i flussi migratori irregolari verso l’Europa sono stati ridotti del 92%".

"Tuttavia, l’Ue non ha rispettato i suoi impegni. Inoltre, in violazione del diritto internazionale, la Grecia ha respinto migranti e richiedenti asilo. L’agenzia dell’Ue Frontex sembra ignorare questa pratica disumana", denuncia l’ambasciatore.

NAGORNO KARABAKH. "La Russia è un nostro vicino e sicuramente un attore importante nella regione. Molti conflitti nella nostra regione richiedono un dialogo con Mosca", dichiara Esenli, a proposito di una possibile cooperazione tra Ankara e Mosca per risolvere la crisi nel Nagorno Karabakh.

L’ambasciatore rimarca quindi che le accuse armene sul coinvolgimento turco sul campo e sui combattenti provenienti dalla Siria sono "infondate e irrazionali". "Sia l’Azerbaigian che le autorità competenti in Turchia hanno respinto totalmente e inequivocabilmente queste invenzioni armene - spiega - La campagna di disinformazione armena mira a distogliere l’attenzione dalla sua occupazione illegale e dipingere l’Armenia come la vittima".

"La comunità internazionale non dovrebbe dare credibilità a tali affermazioni oltraggiose - conclude - D’altra parte, bisogna chiedersi se l’Armenia stia utilizzando combattenti terroristi e mercenari stranieri".

Redazione

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