Thailandia: le scimmie “conquistano” la città di Lopburi.

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Tra il V ed il VII secolo D.C. in Thailandia a circa centocinquanta chilometri dall’attuale città di Bangkok venne fondato un centro chiamato Lavo destinato fin da subito a distinguersi come una fiorente città-stato dell’Asia orientale e come un importante centro religioso induista. Col tempo l’area si vide privata di entrambe le prerogative dal momento che Lavo divenne una periferica provincia del regno di Ayutthaya e che nella zona circostante il buddhismo divenne rapidamente la religione più diffusa tra la popolazione sostituendosi a ognuno dei culti precedenti; ad ogni modo nessuna di queste inesorabili metamorfosi cancellò l’antica storia della città la quale al contrario continuò a conservare (e conserva tutt’ora) i propri antichi templi induisti, in particolar modo il Phra Prang Sam Yot (“il santuario delle tre cime”) un complesso costituito da torri costruite in mattoni e pietra collegate tra loro attraverso dei lunghi corridoi: anticamente ciascuna di esse era stata concepita con l’idea di ospitare delle antiche statue sacre rappresentanti le principali divinità induiste, eppure come la maggior parte dei monumenti figli dell’influenza induista sull’antico Siam con l’ascesa del buddismo il complesso architettonico vide completamente alterata la propria natura trasformandosi dapprima in un reliquiario ed in seguito in un … templio per i Macachi.

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Queste curiose scimmie tipiche dell’Asia sudorientale hanno trovarono a Lavo (nel frattempo denominata Lopburi) le condizioni ideali per sopravvivere: ogni anno infatti migliaia di turisti iniziarono a recarsi al tempio appositamente per vedere di persona gli irresistibili primati portando loro un’immancabile quantità di cibo a mo’ di omaggio e di tassa da pagare per “invadere” quella che ormai era divenuta a tutti gli effetti la loro casa; tale fenomeno si è ulteriormente intensificato negli ultimi decenni quando non distante dal templio è stata costruita una ferrovia in grado di permettere a migliaia di turisti ogni anno di raggiungere la zona con assoluta facilità e quando, poco dopo, è stata istituita una festa dedicata ai Macachi che tutt’ora si svolge ogni anno a novembre e che, inutile dirlo, rappresenta una divertente e appassionante occasione per numerosi escursionisti provenienti da tutto il mondo per recarsi in visita dalle carismatiche scimmie.

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Inizialmente ciascuna di queste attività era genuina e salutare tanto per i visitatori quanto per i primati ma purtroppo sempre più turisti hanno avuto la malsana idea, forse per ignoranza o forse per superficialità, di dar da mangiare ai Macachi diversi alimenti pieni di zuccheri e di conservanti che dal nostro punto di vista non esiteremmo a etichettare come “cibo spazzatura”; è accaduto così che degli animali fino a quel momento abituati a nutrirsi quasi esclusivamente di frutta proveniente dalla foresta pluviale, uova di uccelli o tutt’al più di crostacei, si sono ritrovati a ingrassare il proprio stomaco con merendine, fritture varie e chissà quali altri insalubri pietanze. A detta degli esperti quest’improvviso e sconsigliato cambio nella propria dieta avrebbe portato gli animali ad una sorta di mutamento ormonale che si sarebbe tradotto dapprima in un frenetico desiderio d’accoppiamento tra loro ed in seguito nell’adottamento di comportamenti vivaci e selvatici del tutto inimmaginabili fino a non molti anni prima. Fin qui nulla di preoccupante se non fosse per il fatto che lo scoppio dell’Epidemia di Coronavirus ha costretto la maggior parte dei viaggiatori di ogni continente a rinunciare ai propri amati spostamenti privando di fatto la città di Lopburi delle preziose entrate legate al turismo e le scimmie delle altrettanto preziose leccornie che i visitatori arrecavano loro in dono. Innanzi a quello che dev’essere sembrato loro come un inspiegabile castigo i seimila macachi non hanno esitato e per la prima volta dopo secoli hanno abbandonato il templio riversandosi in massa nelle strade delle città alla ricerca di cibo, il tutto adottando comportamenti violenti nei confronti della popolazione locale e prendendo letteralmente il possesso delle vie e finanche dei negozi provocando, conseguenza quasi inevitabile, la chiusura della stragrande maggioranza delle attività commerciali.

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Particolarmente drammatica sembra essere la situazione del cinema di Lopburi (o di ciò che ne rimane) il quale è stato per qualche motivo designato dalle scimmie come proprio cimitero al punto che oggi le sale che un tempo proiettavano film e pellicole d’ogni genere sono occupate da decine di Macachi deceduti. Non va meglio negli altri quartieri della città, ormai trasformati in un autentico prolungamento della giungla al punto da divenire quotidianamente teatri di scaramucce, lotte e perfino di autentiche battaglie tra i macachi ormai completamente fuori controllo; il tutto, beninteso, per non parlare delle scarse condizioni igieniche in cui sono ridotti la maggior parte dei vicoli nonché dell’ingente presenza di rifiuti ed escrementi che hanno reso pressoché impraticabili i marciapiedi e le strade urbane.

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Le immagini che giungono da Lopburi ci rivelano una situazione surreale e al tempo stesso tragicomica dove alla maggior parte della popolazione che naturalmente ha deciso di chiudersi in casa propria, fa da contraltare una coraggiosa minoranza che tenta al contrario di convivere con le scimmie regalandoci immagini idilliache e affascinanti come quelle di monaci buddhisti con avvinghiati sulle braccia quattro o cinque macachi, uomini che seduti sulle panchine condividono cibo e bevande con gli animali o spavaldi commercianti che dopo aver aperto i battenti ed essersi resi conto che la presenza delle scimmie iniziava a divenire sempre più pericolosa sono stati frettolosamente costretti ad abbassare le saracinesche ritrovandosi però chiusi nel proprio negozio con all’esterno, ad aspettarli, interi clan macachi.

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Il governo thailandese ha immediatamente inviato le forze di polizia con l’obiettivo di dar vita a una massiccia campagna di sterilizzazione e a trasferire in massa le scimmie a Bangkok dove potranno essere condotte in un ambiente controllato. Sebbene la situazione sia tutt’ora lontana dall’essere risolta non sembra esserci dubbio sul fatto che nel giro di pochi giorni tutto a Lopburi tornerà alla normalità, eppure, non v’è neppure alcun dubbio sul fatto che quest’esperienza lascerà in tutti noi un ricordo indelebile al pari di un monito su cosa siano in grado di fare gli animali quando la fame e le abitudini innaturali le spingono a invadere e perfino a conquistare territori che un tempo noi umani davamo per scontati.

Gianmatteo Ercolino

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