Tra Machiavelli e Madre Teresa
I5 stelle e la grande prova

I tipici canoni di giudizio sull’operato dei politici porterebbe a bollare il fenomeno del Movimento 5S come un fallimento totale, con relativo desiderio di restaurazione della più sorniona ed astuta classe politica che li ha preceduti. Gli entusiasti sostenitori delle prime ore stanno sostituendo i “vaffa” rivolti al resto del mondo politico con mugugni indistinti che sembrano preludere ad altri “vaffa” di cui i grillini rischiano di esserne i principali destinatari. Le vicende che si stanno consumando all’ombra della lupa capitolina costituiscono l’emblema di una situazione dai contenuti tragicomici.
Infatti, a fronte di nessun comportamento relativo al governo di Roma, le polemiche con le quali si attaccano le persone ruotano attorno a questioni dal retrogusto di stampo scandalistico. Non si giudica se la Raggi sia riuscita ad evitare che Roma si avvii a diventare di per sé una discarica, ma se Di Maio sapeva o meno che l’entourage della Sindaca aveva grane giudiziarie all’orizzonte.
Così come il Direttorio (terrificante termine), viene messo sulla graticola per i misteri che avrebbe celato, con le relative dimissioni che hanno chiari scopi dimstrativi. Per non parlare dei presunti intrecci che avrebbero legato la Raggi addirittura a Previti per il tramite dello Studio legale dove al tempo svolgeva pratica forense. E’ davvero giusto dedicare tanto tempo ed energia su tali questioni? Le varie dimissioni in seno ai burocrati nominati denunciano comunque un pesante disagio e dimostrano gli errori di chi li ha scelti, m questo va salutato con favore, io credo, perché significa che davvero nella stanza dei bottoni è sopraggiunto qualcuno che non ti aspetti che destabilizza i vecchi meccanismi e ci vuole tempo per creare nuovi equilibri.
Pomicino, Martelli e tutti i condannati della prima repubblica stanno certamente gongolando, gustandosi questa succulenta diatriba che rischia di creare un esaurimento alla delicata Raggi e che a loro avrebbe dato il fastidio di una goccia di caffè sui pantaloni. Mentre loro gongolano, va detto però che questa situazione è frutto della intransigenza comportamentale normata nell’imprescindibile codice etico dei cinque stelle. Nessuna bugia, trasparenza massima, web padrone delle decisioni, fedina penale immacolata e nessuna indagine in corso a carico di chi si candida e ricopre ruoli. La perfezione in uomini e donne, insomma. Questi principi ispiratori funzionano alla grande quando si giudica ciò che fanno gli altri, perché sicuramente, gratta gratta, qualcosa che non va c’è in tutti. Ed è qui il limite dei principi assoluti. Se sono “assoluti”, fanno parte del divino, non dell’umano.
Chi pensa che la Raggi, o Di Maio, o Grillo, debbano far parte del divino, non potrà che condannarne i comportamenti che si discosteranno dai principi assoluti e quindi via con espulsioni, epurazioni e lapidazioni simboliche con monetine (perché alcuni del passato sì e quelli di oggi no?). Ciò porterebbe all’implosione di un Movimento prigioniero e schiacciato dalle sue stesse regole. Tutti siamo fatti anche di lati poco piacevoli, e per le bugie, poi, si potrebbero dedicare volumi filosofici interi per decantarne le virtù, la necessità. Ciò che importa è l’onestà, la lealtà sulle cose importanti, non qualche omissione o le bugie per coprire innocue marachelle. Pessimi comportamenti, davvero imperdonabili, sono che la Raggi non ammette gli errori commessi, o che Di Maio inventa scuse puerili per giustificare le proprie mancanze, o che
Grillo ci racconta di mettere sotto “osservazione” la Sindaca per dimostrare che non si fanno sconti a nessuno mentre ciò serve ad ingannare il caro web per nascondere la verità, e cioè che mandarla gambe all’aria sarebbe un suicidio per tutto il Movimento. Se questo partito (perché tale è) avrà la trasparenza vera, la sincerità massima, non potrà che modificare i propri codici etici e sostituire alla ideale immacolatezza dei propri adepti, l’accettazione di qualche umana sbavatura che non intacca la bontà e l’intelligenza di chi aspira ad amministrare la res publica. Non dico sposando integralmente i principi di Machiavelli, ma nemmeno seguendo le purezze comportamentali di Madre Teresa, poiché potrebbero essere deleterie per un politico.
Roma è un banco di prova, sotto questo aspetto, e, se il cambio dei codici ci sarà, d’incanto sarà eliminata ogni gustosa portata dal tavolo dei detrattori dei pentastellati. Soprattutto, potremo finalmente verificare se persone nuove, pur allegramente inesperte, saranno in grado di imprimere una effettiva sterzata all’ineffabile, splendida Italia.
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