UE, NESSUN POSTO DI POTERE ALL’ITALIA

Enrico Letta come presidente del Consiglio. Di Maio: ”No, grazie”

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Nei giorni scorsi si è tenuta a Bruxelles una cena in cui sei primi ministri europei si sono confrontati su come assegnare le principali cariche in seno alle istituzioni Ue dopo le Elezioni del 26 maggio. Nessun italiano era seduto al tavolo. Un Paese isolato il nostro. Che si mette volontariamente nell’angolo delle Istituzioni europee. Incapace di controllare le pulsioni della politica interna e di presentarsi unito a Bruxelles.

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L’Italia, e soprattutto il suo governo, dopo il voto europeo di due settimane fa si mostra inetto a gestire con autorevolezza i consessi internazionali. E nello specifico in quelli dell’Unione europea, rischiando di restare fuori del tutto dalle principali cariche Ue. La Lega, il Rassemblement National di Marine Le Pen e il tedesco Alternative für Deutschland rimangono soli alla testa del gruppo di estrema destra Enf. Anche il britannico Nigel Farage e il polacco Jaroslaw Kaczynski hanno rifiutato di unirsi a quello che è il sesto gruppo in parlamento.

Il Movimento 5 stelle rischia invece di rimanere addirittura senza gruppo a Strasburgo ed essere condannato all’irrilevanza politica. Prima delle elezioni, Luigi Di Maio aveva cercato di formare una coalizione basata su un manifesto di 10 punti. Ma tra i firmatari, solo il partito populista croato Živi ha ottenuto un seggio in Parlamento.

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E’ il Partito Popolare europeo a “farla da padrone”: avendo conquistato 179 dei 751 seggi in Parlamento, sostiene di aver diritto al ruolo più prestigioso, la presidenza della Commissione. I socialisti (152 seggi) e i liberali (110) sostengono però che il PPE è ora in minoranza all’interno di quella che ha preso forma come una maggioranza europeista di centro-sinistra. Non è ancora sicuro chi vincerà questa contesa, ma su una cosa non c’è dubbio: i partiti di governo italiani sono esclusi dai principali gruppi europei. Come comunicato da Angela Merkel, alla Lega è stata infatti negata la possibilità di far parte del PPE. Nel gruppo di centrodestra rimarrà invece il premier ungherese Viktor Orbán, che ha abbandonato l’idea di unirsi ai sovranisti. L’Italia ha sempre avuto almeno un ruolo all’interno dei "big five". Con la seconda parte della legislatura scorsa, addirittura, questi ruoli erano diventati tre: il presidente della Bce (Maio Draghi), il commissario per gli Affari esteri (Federica Mogherini) e il presidente dell’Europarlamento (Antonio Tajani).

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All’Italia, tuttavia, che avrebbe rischiato di restare fuori da tutti i ruoli più importanti, è stata offerta la possibilità per Enrico Letta di rivestire il ruolo di presidente del Consiglio europeo. Un “contentino”, secondo alcuni. Ma, come prevedibile, il governo italiano ha sostanzialmente bloccato sul nascere la trattativa. Non intende dare il placet, per una funzione così importante, a un ex capo del governo di centrosinistra. Anche se si trattasse dell’unica opportunità di rimanere nel cuore decisionale dell’Europa. Una scelta, che in passato, altri partner Ue hanno invece compiuto, privilegiando il sistema-Paese agli interessi di partito. “Tutta la mia solidarietà, mai venuta meno, all’ex presidente del Consiglio Enrico Letta, ma nel ruolo di commissario Ue per l’Italia, no, grazie – commenta su Facebook Luigi Di Maio – e lo preciso perché su qualche giornale viene riportata questa curiosa e bizzarra fantasia. Quindi è bene mettere subito le cose in chiaro – prosegue il vicepremier M5s – se dobbiamo mandare qualcuno a rappresentare il nostro Paese, ci mandiamo una persona che l’Italia l’ha sempre difesa, una persona che abbia a cuore le nostre imprese, i diritti dei lavoratori, che abbia a cuore la sanità e gli investimenti”.

Mary Divella

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