UGUAGLIANZA E LIBERTA’. L’INTERROGAZIONE SENZA FINE

L’opinione del filosofo

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“Non può esserci libertà senza giustizia sociale,né giustizia sociale senza libertà”. (N. Bobbio)

"Dobbiamo affermare con veemenza, contro i luoghi comuni di una certa tradizione liberale, che non ci sono antinomie, ma piuttosto che c’è un’implicazione reciproca tra le esigenze di libertà e di uguaglianza". (C. Castoriadis)

Il progetto infinito

cms_26819/1.jpgNella concezione sostanziale della democrazia di Castoriadis (C. Castoriadis, 1996), che fa parte dello sforzo umano di dare un senso alla propria esistenza sociale, Castoriadis rifiuta ogni tentativo di opporre l’eguaglianza alla libertà. Nella sua costruzione politica, Castoriadis afferma: "Dobbiamo affermare con veemenza, contro i luoghi comuni di una certa tradizione liberale, che non ci sono antinomie, ma piuttosto che c’è un’implicazione reciproca tra le esigenze di libertà e di uguaglianza". Cercando di fondare razionalmente l’uguaglianza, dobbiamo rifiutare non solo l’"autorità", cioè una concezione formalista e procedurale della democrazia, per privilegiare la "virtù sociale" o il "buon vivere", come contenuto della democrazia stessa. (Castoriadis, 1988)

Sebbene l’aspirazione ad ottenere una risposta alle domande che fanno riferimento al significato che dovrebbero avere concetti come giustizia, uguaglianza e libertà, "manca di una risposta definitiva" (Castoriadis, 1988), esse sono il prodotto di un processo di delucidazione sempre provvisoria e che devono restare aperte, in un progetto infinito che presuppone un interrogativo senza fine. Con insistenza pedagogica, Castoriadis sottolinea che nella logica di un’indagine immaginaria della società e nel processo di riflessione su autonomia e democrazia, l’idea di un esaurimento del progetto di modernità non ha senso e acquista pieno significato la sua attuale crisi, come conseguenza della banalità aggressiva e dell’incapacità creativa dell’immaginario capitalista.

Il dominio integrale dell’immaginario capitalista – che ci è stato imposto all’interno della logica della globalizzazione, che determina come è il capitale e soprattutto quanto debbono essere de-regolamentati i mercati finanziari, che, mentre dettano legge in aspetti così essenziali come la politica fiscale e monetaria, mettono in crisi i programmi di protezione sociale e quelle politiche ecologiste che cercano di rallentare l’accelerato e già drammatico deterioramento del substrato naturale del pianeta -, è del tutto contraddittorio con il progetto storico-sociale dell’autonomia. L’idea di un mercato capitalista globalizzato e autoregolato, capace di produrre il proprio equilibrio, costituisce una formula aggressiva e rinnovata di eteronomia e rappresenta un pericolo mortale per la democrazia.

Da questo punto di vista, Castoriadis sostiene una concezione sostanziale della democrazia: "Non c’è opposizione formale tra uguaglianza e libertà, come sostenuto da una parte significativa della filosofia politica liberale, nel senso che la destra difenderebbe la libertà e la sinistra l’uguaglianza" . In realtà, storicamente, le lotte sociali degli ultimi tre secoli suggeriscono che il progetto di autonomia implica il tentativo di conquistare simultaneamente la libertà e l’uguaglianza come creazioni umane. Come diceva Camus, in realtà "la miseria cresce al diminuire della libertà nel mondo e viceversa". (Camus, 1996) Proprio l’esperienza del totalitarismo mostra l’unione tra disuguaglianza e dittature, il che risponde alla loro natura di società ultra-gerarchiche soggette a un forte dominio burocratico, autoritario e centralizzato.

In relazione al mito indistruttibile dell’eguaglianza come sostanza dell’idea di “sinistra”, è stato il filosofo liberale Bobbio ad aver indicato alla sinistra l’idea di uguaglianza come chiave della propria identità. Nel rapporto uguaglianza-libertà, Bobbio ha sempre sostenuto che l’uguaglianza del presente avrebbe portato a un massimo di libertà nel futuro, ritenendo che le forme concrete di uguaglianza creano gradi crescenti di libertà, come nel caso dei diritti sociali, che considerava come "diritti di libertà", come aveva sostenuto anche Calamandrei nel 1946.

Secondo Bobbio e Calamandrei, l’uguaglianza come estensione di diritti sociali, porta a conquiste materiali che, di per sé, sarebbero anche produttrici di libertà. Senza dimenticare che Marx nell’"Ideologia tedesca" aveva parlato di "uguaglianza nella povertà", tuttavia Bobbio era convinto che il miglioramento materiale comporti anche un’idea egualitaria.

cms_26819/2_1658030871.jpgNel suo libro "Destra e Sinistra" (N. Bobbio, 1995), Bobbio sostenne l’idea dell’eguaglianza come chiave dell’identità della sinistra, il cui merito politico, come Castoriadis, che si considerava più politico che storico della filosofia, doveva mantenere la spinta progressista verso l’eguaglianza, principio che aveva difeso fin dai tempi della sua breve militanza nel Partito d’Azione. “Non può esserci libertà senza giustizia sociale, né giustizia sociale senza libertà” – ci ricorda Bobbio, il vecchio antifascista del Partito d’Azione. Pertanto, non possiamo accontentarci di una sinistra che preferisce l’uguaglianza rispetto a una destra liberale che preferisce la libertà.

Sembra interessante, in questo contesto, ricordare la rinnovata importanza che la disuguaglianza sociale riveste per la Chiesa di papa Francesco. Lo afferma lo stesso Bergoglio quando afferma di volere «una Chiesa povera per i poveri»; Grande è allora la speranza che la Chiesa cattolica possa porre ancora una volta al centro delle sue preoccupazioni i poveri come oppressi e la povertà come ingiusta.

In questo modo, la Chiesa collabora con politiche progressiste contro la povertà reale e le grandi questioni attuali delle società, tornando all’essenza della dottrina sociale della chiesa. Nonostante posizioni conservatrici che insistono sulla sessualità, sulla riproduzione e sulla famiglia, cioè sui diritti civili, l’“opzione per i poveri” che da diversi decenni contraddistingue una Chiesa progressista e moderna – il Concilio Vaticano II e l’eredità della Teologia della Liberazione – consente alla Chiesa di tornare ai simboli e ai discorsi sull’austerità e la povertà.

In un mondo così ingiusto, in una Chiesa che si interroga sulla carità, sulla misericordia e sulla fraternità, assumendole come sue maggiori preoccupazioni, la dichiarata “opzione per i poveri” apre nuovi orizzonti di uguaglianza e libertà. La lotta alla povertà continua a essere una sfida per il mondo contemporaneo, soprattutto a causa dell’impatto del neoliberismo, che ha intensificato le disuguaglianze e l’esclusione.

La giustizia come uguaglianza e il rispetto delle libertà individuali e delle libertà sociali e civili non rappresentano sistemi alternativi: i governi devono garantire un’uguaglianza fondamentale, mentre la libertà non è solo una questione di persone e di relazioni: è necessario perseguire la libertà come fine nobile, il cui l’obiettivo è proprio l’uguaglianza.

L’uguaglianza complessa

In nome dell’universalismo etico, il sociologo Walzer sviluppa una concezione pluralista della giustizia distributiva, individuando nella nozione di uguaglianza complessa, il requisito fondamentale per una società giusta, dove il rapporto tra libertà e uguaglianza è formulato nella prospettiva di un ordine sociale, che, pur tutelando l’autonomia di ambiti particolari, non consente ad alcuno di esercitare un dominio tirannico sugli altri.

L’aspirazione all’uguaglianza deve accompagnare la passione per la libertà e non può sfociare nell’indulgenza verso la sospensione o il rinvio delle libertà politiche e civili, nella costruzione di un ordine democratico in cui tutti possano vivere senza esclusione o emarginazione, dove - afferma Evo Morales, ex-presidente della Bolivia – il principio articolato della democrazia è “comandare obbedendo”. Se né la libertà né l’uguaglianza sono possibili all’interno del sistema esistente, è necessario trasformare completamente il mondo, affinché esistano libertà e uguaglianza. (Immanuel Wallerstein, Storie e dilemmi dei movimenti antisistemici, Libri di controstoria, 2008)

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Eppure, quali risposte possiamo dare che tengano conto delle crescenti disuguaglianze tra le diverse aree del globo in termini di diritti sociali e civili, democrazia, accesso all’istruzione e opportunità, affinché ogni popolo possa determinare il proprio destino e il proprio modo di vivere?

Nella distruzione di tante forme di organizzazione sociale incompatibili con il nuovo sistema liberale, assistiamo a un gigantesco processo di omologazione, che potrà essere contenuto solo se, all’interno della nuova società planetaria, maturano nuove prospettive culturali che recuperino i legami che uniscono i popoli in un unico destino planetario.

La globalizzazione e il pensiero unico non si limitano al peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni dei paesi più poveri. L’assolutizzazione della competitività, l’apologia del privato e le leggi del mercato, stanno producendo la radicale trasformazione degli attuali modelli di civiltà. Alla perdita dell’identità, oltre alla rimozione della memoria che dà voce alla storia individuale e collettiva, contribuisce fortemente il fatto che l’apparenza si è progressivamente affermata sulla sostanza e che lo spettacolo-politico vince sulla realtà, la naturalezza e l’autenticità.

Il poeta italiano Franco Fortini avverte che coltivare la memoria non significa esclusivamente riflettere su ciò che è accaduto ieri, ma su ciò che si può costruire domani, al di là di ogni rassegnata accettazione dell’esistente, recuperando interrogativi su temi come la giustizia sociale, la dignità del lavoro, un rinnovato senso della dimensione dell’autorità e della libertà, nella ricerca – tutta umana – di un cammino di liberazione dell’uomo attraverso un’etica della responsabilità che risponda alle domande dei tempi in cui viviamo. Lo impongono i conflitti e le guerre, dichiarate o no, che ci obbligano a riflettere sulle scelte e sul destino dell’umanità in questa prima parte del XXI secolo.

Gabriella Bianco

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