UN LOCKDOWN DELLA TECNOLOGIA PER RIPRENDERSI L’ITALIANO

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cms_22118/0.jpgE se fermassimo la rete? Solo per un po’, il giusto tempo necessario per riflettere e per riacquisire le competenze perdute, un tempo patrimonio di generazioni di esseri umani. Gli effetti della cosiddetta quarta rivoluzione industriale, conseguenza diretta della terza e caratterizzata per un uso diffuso della rete, ha portato a schierarsi a suo favore intere schiere di tecno entusiasti prodighi di consigli sulla sharing economy, un tipo di economia a umanità variabile, nel senso che l’individuo, proprio come preconizzava Karl Marx, avrebbe l’opportunità di cambiare lavoro più rapidamente di quanto possa credere. Si arriva dunque al paradosso che il lavoro così come inteso nel ‘900, è finito, morto, trasformato in un continuo ricambio e rimpallo di competenze tra i vari settori (con periodi di larga disoccupazione). Non è però solo il lavoro ad aver cambiato le sue e le nostre abitudini, ma sono anche le competenze di base ad aver conosciuto una trasformazione. In peggio. Il processo lungo e faticoso di prima alfabetizzazione oggi conosce un temibile confronto con le tecnologie di comunicazione e di condivisione. Se i nuovi media hanno acquisito da tempo certamente il primato delle occasioni di scrittura attraverso le modalità e le tipologie in circolazione (sms, e-mail, chat, blog, forum, post e commenti nei social network, ecc.), d’altro canto varie recenti ricerche ci dicono e ci allarmano sugli effetti che le nuove tecnologie producono sul nostro sistema neuronale.

cms_22118/1.jpgLa tecnologia inserita in una mediasfera onnicomprensiva, andrebbe a modellare e a produrre importanti cambiamenti nella mente proprio come hanno fatto tecnologie analogiche apparse nella storia dell’uomo come l’alfabeto, la scrittura, ecc. La differenza però con modalità di apprendimento e di liberazione per l’uomo come appunto la scrittura, l’alfabeto e successivamente la stampa, è che oggi in particolar modo le giovani generazioni hanno indebolito l’attività di comprensione, un indebolimento cognitivo delle abilità analitiche e delle competenze concettuali, una scomparsa dell’apprendimento critico e articolato dei saperi. Stare in rete e passarci gran parte del nostro tempo, produce caratteristiche diverse da certe abilità di scrittura apprese sui libri di scuola o appartenenti a generazioni novecentesche. La generazione Z e la successiva generazione Alpha sembrano segnate da un tipo di scritto con caratteristiche diverse dalle generazioni precedenti, una modalità liquida e frammentata causa di un italiano incerto, precario, spesso e volentieri sgrammaticato. L’inesorabile insinuarsi nei contesti di formazione delle modalità di scrittura digitale, causa la povertà della parola scritta tradizionale, circondata com’è da anglicismi, espressioni gergali, pochezza terminologica, scarsa dimestichezza con il vocabolario, incertezze morfologiche e sintattiche, errori di ortografia che presi nel loro insieme determinano una testualità priva di nessi logici, incoerente e frammentata.

cms_22118/2.jpg È la generazione del copia e incolla, della ricerca di informazioni su Google, quella che naviga a caso nel mare magnum dei dati a disposizione in rete, senza un’attenta riflessione e senza alcuna rielaborazione che porta di conseguenza a testi privi di logicità concettuale e quindi senza capacità comunicativa.

Il cambiamento di comportamento nella lettura (comprensione del testo) e della scrittura, da parte di nuove e vecchie generazioni, rischia di farci sopraffare da processi di apprendimento errati rendendo i più giovani inesperti e soprattutto vulnerabili. È auspicabile allora prendersi tutti una pausa dall’uso ormai convulso che facciamo della tecnologia prêt-à-porter, riprendere le redini di un sapere appreso sin dalle prime forme di insegnamento, sospendere l’inquietudine del botta e risposta nei messaggi, nelle chat, nei forum, nei blog e in tutti quegli ambiti nei quali noi uomini digitali siamo chiamati a intervenire quasi fosse un imperativo categorico. Sia allora benvenuto un elogio della lentezza, del recupero delle nozioni fondamentali della cultura scritta e orale per poi ripartire nella corsa del digitale magari più consapevoli e meno illetterati.

Andrea Alessandrino

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