UN UNIVERSO PARALLELO DOVE IL TEMPO SCORRE AL CONTRARIO?

Punti a favore e a sfavore dell’ultima scoperta NASA

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Con la sua più recente rivelazione, la NASA ha scatenato lo shock generale. E mai termine fu più azzeccato. Un gruppo di scienziati finanziati dall’ente spaziale, avvalendosi di una potente antenna denominata Anita (Antenna Transiente ad Impulsi dell’Antartico), avrebbe scoperto una particolarità nelle particelle neutriniche. Gli esperimenti condotti hanno poi dimostrato che queste particelle compivano il loro viaggio a ritroso: anziché andare incontro alla Terra, vi si allontanavano. L’équipe di ricercatori ha quindi dedotto che esiste un universo parallelo al nostro, legato al Big Bang, dove il tempo potrebbe addirittura scorrere al contrario.

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L’entusiasmo è comprensibile, ma solo in parte giustificato. Vediamo come, in ottica di meccanica quantistica, quanto di quello affermato dalla NASA è possibile e quanto invece no. Partiamo dai neutrini. In fisica delle particelle (la branca della fisica che studia le interazioni della materia) il neutrino è una particella subatomica (ovvero più piccola di un atomo) di carica neutra e con una massa fino a un milione di volte inferiore a quella di un elettrone. La particolarità di queste piccolissime particelle risiede nel fatto che risentono e interagiscono solo con la forza gravitazionale e non con quella elettromagnetica (forza che invece coinvolge altre particelle con carica elettrica).

Dobbiamo allontanarci dal campo delle dimostrazioni concrete e andare verso le speculazioni, ma già appaiono delle incongruenze. Nessuna particella, specialmente quando infinitesimale, può sfuggire ad una forza potentissima come quella della gravità della Terra. Per farlo bisognerebbe possedere una velocità altissima, come quella della luce. Perché le particelle luminari (chiamate “fotoni” e con una velocità, com’è noto, di circa 300 mila chilometri al secondo) sono le uniche a non venire attratte dal nostro pianeta ma a propagarsi nello spazio. Dunque è ai limiti dell’impossibile che un neutrino viaggi così rapidamente.

Occorre abbracciare una seconda ipotesi, più audace, ma senza dubbio più intrigante. Questa alternativa prende il nome di “ponte di Einstein-Rosen” (dai due fisici che l’hanno teorizzato), conosciuto come “cunicolo spazio-temporale” o wormhole. Altro non sarebbe se non un tunnel atto a collegare due punti molto distanti dell’Universo, ignorando tutti i pianeti e gli astri presenti in quella regione di spazio. Per poter viaggiare attraverso un wormhole, coprendo distanze mastodontiche in poco tempo (quando un viaggio normale impiegherebbe una quantità assurda di anni) la conditio sine qua non sarebbe superare la velocità della luce. Si ipotizza che le uniche particelle in grado di compiere questa impresa siano i cosiddetti “tachioni”, capaci di viaggiare nel tempo.

Il viaggio all’interno di un wormhole non è solo di andata, ma anche di ritorno. Si può andare dal punto A al punto B, come dal punto B al punto A. Quindi appare quasi chiaro che la scoperta della NASA non riguarda dei semplici neutrini, ma qualcosa di più, anche se al momento sconosciuto. Il viaggio “all’inverso” permette una considerazione in particolare: se il tragitto A-B è considerato un viaggio avanti nel tempo, quello B-A è indietro. Ovviamente dipende da come scorre il tempo: questo va in una sola direzione, e non può essere in alcun modo cambiata. Ci si può spostare, teoricamente, nella linea del tempo, ma non si può far sì che il tempo scorra al contrario. Cosa succederebbe, invece, se ciò fosse possibile?

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L’ultimo punto in sospeso è, paradossalmente, quello più probabile. Sfatiamo un mito: il Big Bang non è il punto di origine del solo nostro universo, ma potenzialmente di tutti gli universi. Dalla “grande esplosione primordiale” si sono generati infiniti universi contemporaneamente, definiti “paralleli”. L’unica caratteristica in comune tra loro è il loro essere tetradimensionali: possiedono le tre dimensioni spaziali (altezza, lunghezza e profondità) e quella temporale. Ma non ci è dato conoscere le loro caratteristiche fisiche.

Viaggiando un po’ con la fantasia, è possibile che in uno di questi universi le particelle tachioniche si muovano all’indietro, facendo scorrere in questo stesso modo il tempo. I wormhole, di conseguenza, consentirebbero dei viaggi “invertiti”: B-A è in avanti, A-B indietro nel tempo.

Concludiamo tornando con i piedi per terra ed avanzando un’osservazione: immaginare altri universi è la dimostrazione che gli orizzonti dell’uomo non conoscono un limite… ma sarà solo il tempo a dirci se ciò costituisca un bene o un male.

Francesco Bulzis

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