USA: LA CORTE SUPREMA VUOLE CANCELLARE IL DIRITTO ALL’ABORTO

Ventiquattro Stati pronti ad abolire l’interruzione di gravidanza

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Dopo la pubblicazione della bozza della sentenza redatta dalla Corte Suprema avente ad oggetto l’abrogazione della legge che ha istituito il diritto all’aborto in seguito alla sentenza “Roe V. Wade”, che nel 1973 lo legalizzò, impazza per le città americane una protesta da parte della popolazione di matrice democratica.

Per contro esultano invece i Conservatori, che si scontrano con i principi giuridici enunciati dalla Carta Costituzionale e difesi a spada tratta dai giuristi. Si cerca di capire chi possa aver fatto trapelare queste informazioni, in quanto la sentenza della Corte era attesa per fine giugno.

Al momento, in mancanza di prove certe, è possibile fare solo delle ipotesi.

La testata giornalistica che ha reso pubblica la notizia sostiene che la sua fonte sia vicina alla Corte e si ipotizza che l’artefice sia un assistente legale di uno dei tre giudici liberali.

Sono cinque i giudici che avrebbero votato a favore della cancellazione della sentenza che ha sancito il diritto all’aborto: Clarence Thomas, Samuel Alito, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett. Contrari, invece, i tre liberal Stephen Breyer, Sonia Sotomayor, Elena Kagan. Non è chiaro come abbia votato il presidente della Corte, John Roberts.

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La causa che ha dato vita alla sentenza tanto discussa vede come attore e convenuto rispettivamente la clinica per aborti Jackson Women’s Health Organization e lo Stato del Missisipi.

Nel 2018 il Mississippi ha approvato una legge che vieta l’interruzione di gravidanza dopo le quindici settimane, legge immediatamente contestata dalla clinica, la quale però, pur ricorrendo in giudizio, ha visto soccombere le sue ragioni innanzi alla Corte.

Quando la sentenza verrà annunciata, a fine giugno, almeno dieci Stati americani faranno scattare le cosiddette trigger laws”, disposizioni che metteranno immediatamente fuori legge l’aborto; da un calcolo approssimativo si può ipotizzare che ben ventiquattro Stati aboliranno il diritto all’aborto.

A causa di ciò gli Stati uniti andranno incontro ad una spaccatura. In una parte del Paese sarà possibile interrompere la gravidanza, in un’altra parte, invece, l’aborto sarà punito con la prigione. Gavin Newsom, governatore della California, ha annunciato di voler proporre un emendamento che inserisca il diritto all’aborto nella Costituzione dello Stato. Da uno studio emerge che le donne che potrebbero voler abortire in California sono circa 1 milione e 400 mila. Solo nel 2020 circa 7000 donne sono ricorse ai servizi abortivi di Planned Parenthood California. Il vero problema sarà però quello relativo al costo da affrontare per raggiungere la California, che può costringere al ricorso a strutture sanitarie illegali e pericolose.

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Prima del caso Mississippi, la Corte aveva esaminato diversi altri ricorsi contro l’aborto e in tutti questi il diritto all’aborto garantito dalla sentenza “Roe V. Wade” non era stato revocato. Nel frattempo, per decenni, gli Stati a guida repubblicana votavano misure che rendevano di fatto impossibile fornire servizi di aborto per le cliniche private.

Il Presidente Joe Biden ha invitato alla prudenza affermando che “non sappiamo ancora se questa bozza è vera” e ha invitato a battersi perché il diritto all’aborto “venga protetto dai nostri rappresentanti eletti”.

Di particolare interesse è la politica che adotteranno le grandi aziende.

Yelp, Citigroup, Amazon e altre aziende hanno già annunciato di voler aiutare finanziariamente le proprie dipendenti che, impossibilitate ad abortire nello Stato di residenza, vogliano accedere alle cliniche di altri Stati.

Inoltre, resta da capire come verranno indirizzati i finanziamenti elettorali. L’eventuale sostegno elettorale delle aziende ai politici anti-aborto venga estremizzando tanto da indurre a campagne di boicottaggio dei prodotti.

Antonio Conversano

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