USA: TRUMP A PROCESSO PER FRODE FISCALE
L’ex Presidente dovrà consegnare alla Commissione della Camera le sue dichiarazioni dei redditi

L’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump non trova pace e continua ad essere attaccato da più parti. Ora è il turno della Corte Suprema, la quale l’ha rinviato a giudizio insieme ai suoi tre figli per il reato di frode fiscale.
La procuratrice di New York Letitia James contesta alla famiglia Trump di non aver pagato per undici anni le tasse federali sul reddito e aver usufruito di un rimborso fiscale pari a circa 72,9 milioni di dollari.
La data di inizio del processo è fissata per il 2 ottobre 2023, a poco più di 13 mesi dal voto per eleggere il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, complicando di non poco la possibile campagna elettorale del tycoon.
Trump aveva avanzato la richiesta alla Corte Suprema di non consegnare le sue dichiarazioni dei redditi, richieste dalla Commissione da diversi anni, ma la risposta è stata negativa e tutti i componenti hanno ritenuto che tali documentazioni debbano essere messe agli atti.
In un’intervista rilasciata ai media, il democratico Bill Pascrell ha rivelato che la commissione aveva richiesto le dichiarazioni dei redditi di Trump ormai da più di 1329 giorni, senza ottenere risposta; al contrario, si sarebbero riscontrati da parte dell’interessato una serie di comportamenti volti a ritardarne il rilascio.
L’accusa chiede ora un risarcimento danni a nome dello Stato di circa 250 milioni di dollari.
Trump sarà quindi costretto a consegnare le dichiarazioni dei redditi dal 2015 al 2021 al dipartimento del Tesoro, che inoltrerà tutta la documentazione alla commissione “Ways and Means” della Camera dei rappresentanti.
Ciò è stato possibile anche grazie alla pressione dei democratici, che hanno sbloccato la richiesta dopo più di sei anni.
Infatti, lo stesso Presidente Joe Biden ha dichiarato che tutti i contribuenti sono tenuti a presentare su richiesta della Corte Suprema la dichiarazione dei redditi, e Trump, essendo un cittadino americano, soggiace agli stessi doveri, senza nessuno sconto per il solo fatto di essere stato Presidente.
Trump però non si arrende e accusa le istituzioni di aver messo in scena una persecuzione nei suoi confronti per evitare una sua possibile candidatura alle prossime elezioni presidenziali.
In aiuto del tycoon potrà accorrere il nuovo Congresso, che a gennaio vedrà nella sua formazione una Camera dei rappresentanti a maggioranza repubblicana.
Per questo motivo la componente della camera bassa del Congresso ha fretta di concludere il processo il prima possibile: per evitare che il giudizio cada del vuoto, con Douglas Letter componente della Camera bassa ha chiesto al Congresso di non concedere a Trump ulteriore tempo nella consegna dei documenti.
Nel frattempo Trump perde consensi nel suo stesso partito repubblicano, compreso l’ex ministro della giustizia William Barr, dopo che la sentenza della Corte d’Appello di Atlanta ha riconosciuto la responsabilità di quest’ultimo, il quale aveva mosso accuse nei confronti del dipartimento di Giustizia per un’irruzione nella sua residenza a Mar-a-Lago per prelevare dei documenti dolosamente occultati dall’ex Presidente.
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