Undicimila uccelli morti in Germania.

Nuova malattia in arrivo?

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Solitamente caratteristiche come la fedeltà, la devozione al proprio padrone e l’ancoramento alla propria casa o al proprio habitat vengono percepite come delle virtù imprescindibili per qualunque animale, eppure, esiste un caso in cui non solo tali peculiarità risultano essere tutt’altro che incoraggianti ma sembrano perfino suggerire negli esperti e in gran parte dell’opinione pubblica che dietro di esse si celi una nuova, misteriosa e (conseguenza quasi naturale delle due cose) preoccupante malattia. Già, perché secondo un’inquietante studio effettuato dall’associazione ambientalista tedesca “Nabu” nelle ultime settimane oltre undicimila volatili sarebbero stati contagiati e uccisi da un’inedita e al momento inspiegabile malattia aviaria i cui sintomi principali sarebbero le profonde difficoltà respiratorie da parte dell’animale, l’inappetenza e l’inerzia, una tipicità quest’ultima che si paleserebbe soprattutto quando i letargici uccelli alla vista di un uomo innanzi al quale normalmente volerebbero via rimangono invece immobili e apatici abbandonandosi alla mercé della nostra specie.

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Ad essere particolarmente colpite fino ad ora sono state le cinciarelle, dei piccoli passeri non più lunghi di una decina di centimetri e noti principalmente a causa del proprio canto articolato e rimbrottante ma particolarmente utili anche grazie alla propria abitudine di nutrirsi di bruchi e di insetti. Sebbene tale grazioso animale sia effettivamente diffuso pressoché in tutta Europa la maggior parte dei contagi sono stati registrati nelle regioni occidentali della Germania e purtroppo, in base ai dati a disposizione, non è stato ancora stato possibile comprendere appieno la natura della fatale malattia. In effetti, nei corpi esanimi delle sfortunate creature è stata rinvenuta la presenza della suttonella Ornithocola, un batterio diffusosi in Gran Bretagna negli anni 90 e di recente giunto anche in Germania e in altri Paesi simili, eppure, dai sintomi palesati dagli uccellini sino alla rapidità della loro morte tutto lascerebbe supporre gli scienziati che non sia stata questa l’unica o la principale causa della malattia degli animali ma che un batterio inedito e finora mai visto prima si stia diffondendo con una velocità disarmante fra i volatili tedeschi. Per fronteggiare la situazione le associazioni animaliste tedesche hanno caldamente invitato la popolazione locale a evitare nei prossimi mesi di fornire agli uccellini del cibo o degli abbeveratoi i quali, inevitabilmente, rischierebbero di trasformarsi in una letale e ulteriore fonte di contagio.

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Fortunatamente, malgrado la gravità delle circostanze una buona notizia sembra giungere proprio da quello stesso ambiente zoologico che tanto attentamente sta analizzando l’allarmante problema: secondo gli esperti infatti al momento non esiste alcuna prova che tale batterio, qualunque esso sia, possa essere stato trasmesso ad un essere umano o anche semplicemente ad un qualunque altro animale che non sia un uccello e sebbene solo il tempo ci aiuterà a chiarire se questa circostanza sia casuale o se sia il frutto delle caratteristiche biologiche dei batteri in questione, al momento non possiamo che sentirci almeno in parte rassicurati innanzi al fatto che la malattia non stia provocando ulteriori perdite oltre a quelle, già abbastanza dolorose, dei nostri “amici pennuti.”

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Naturalmente il mondo non può che essere profondamente scosso da quella che è solo l’ultima di una lunga serie di malattie che stanno affliggendo il mondo animale con severa violenza e che tanto preoccupano noi umani; non più tardi di un mese fa, a marzo, un altro virus da diversi anni circolante nel mondo dei volatili ma contro il quale ancora non è stata trovato un vaccino, l’Orthohantavirus, è stato trasmesso dagli animali all’uomo uccidendo un signore cinese proveniente dalla provincia di Yunnan. In altre parole, la sicurezza del mondo animale rappresenterebbe non solo una garanzia per la loro salute ma anche, indirettamente, una speranza di preservare la nostra: sarebbe infatti improbabile sperare che altri virus ed altri batteri non continueranno negli anni a venire a circolare nella natura e in qualunque altro luogo dove prosperino gli animali ma purtroppo l’unico modo per prevenire o perlomeno per rallentare la diffusione di simile fenomeni sarà quello di confidare in un ancor più rapido ed efficace progresso della scienza e della ricerca umana.

Gianmatteo Ercolino

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