VENEZUELA, MADURO E’ PRONTO A CONVOCARE LA COSTITUENTE
Disordini e violenze dopo il referendum del 16 luglio che ha registrato il 98% di voti contrari alla Costituente voluta da Maduro

Domenica scorsa, 7,6 milioni di venezuelani hanno detto no alla riforma della Costituzione ma per il presidente Nicolàs Maduro quello che agli occhi del mondo è parso come un plebiscito, è stato invece solo un sondaggio di partito interno, senza alcuna rilevanza per il Paese, perciò conferma l’intenzione di convocare l’Assemblea nazionale Costituente per il 30 luglio anche contro il parere dell’Ue che si è schierata dalla parte del popolo.
Intanto, le proteste non si placano. Milioni di venezuelani hanno partecipato allo sciopero generale di giovedì scorso, organizzato dalle opposizioni, contro il piano del presidente Maduro di istituire la nuova assemblea con il compito di riscrivere la Costituzione e di dare più poteri al presidente. Ci sono stati scontri e repressioni da parte della polizia e almeno tre persone sono morte. Altre 300 persone sono state arrestate, secondo un gruppo locale di difesa dei diritti. Negli ultimi quattro mesi, da quando cioè si sono intensificate le manifestazioni dell’opposizione contro il presidente, si stima che almeno 100 persone siano morte negli scontri con gli agenti in tutto il paese, che 1.500 siano state ferite e che più di 500 siano state imprigionate.
Nonostante Maduro difenda la riforma della Costituzione presentandola come “una Costituente femminista, giovanile, studentesca, una Costituente indigena, ma anzitutto una Costituente profondamente operaia, decisamente operaia, che appartiene profondamente alle organizzazioni comunali”, per l’opposizione si tratta soltanto di una mossa per cercare di mantenere - e aumentare - il potere. Maduro, senza tener conto delle decisioni del popolo, anzi, facendosi aperte beffe della volontà polare, ha direttamente convocato la “sua” Anc. La Costituente maduriana è stata così convocata in termini assolutamente illegali: la Costituzione in vigore prevede (articolo 347) che la convocazione d’una nuova assemblea costituente sia rigorosamente appannaggio del “popolo”. E stabilisce (articolo 348) che l’iniziativa per questa convocazione appartenga al presidente, al Parlamento (con maggioranza dei due terzi), ai due terzi dei municipi, o al 15% del corpo elettorale. Il mandato popolare è ritenuto, dalla Costituzione, assolutamente essenziale per un ovvio motivo: la nuova assemblea costituente avrà poteri “originari”. Vale a dire: il suo agire non sarà sottoponibile al vaglio di nessun potere esistente. Un’assemblea priva del mandato popolare non può dunque che essere – e a tutti gli effetti sarà, dovesse passare la riforma di Maduro – una dittatura.
Intanto cresce la preoccupazione anche al di fuori del Venezuela. Molti Paesi hanno dimostrato il loro sostegno al popolo venezuelano. La Colombia, la Francia, la Spagna, gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno sollecitato il governo venezuelano a cancellare il voto per l’assemblea costituente del prossimo 30 luglio. Ma Maduro ha respinto nuovamente con decisione questa possibilità. Nel frattempo, Isaia Medina, un diplomatico che rappresenta il Venezuela all’ONU, ha dato le proprie dimissioni, dicendo che non può più rappresentare un governo che continua a rendersi colpevole di abuso dei diritti umani.
Il voto parlamentare per approvare l’istituzione dell’assemblea è in programma per il prossimo 30 luglio e una coalizione composta da circa 20 partiti di opposizione ha deciso di avviare fino a quel giorno una campagna di disobbedienza civile per manifestare contro la profondità dell’abisso nel quale va precipitando il Venezuela.
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