VENEZUELA NEL CAOS, 16 MORTI DURANTE LE PROTESTE

Juan Guaidò a capo della possibile svolta democratica

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Come ci era già stato fatto percepire dal Gruppo di Lima e dagli Stati Uniti a partire dalle prime settimane del nuovo anno, questa volta il mandato del Presidente venezuelano Nicolas Maduro, eletto inizialmente nell’aprile 2013 dopo la morte del suo predecessore Hugo Chavez, è seriamente a rischio. Per la prima volta infatti l’opposizione avrebbe trovato l’appoggio internazionale, portando alla luce i propri dubbi sul carattere di illegittimità che ha caratterizzato le ultime presidenziali.

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Di fronte alle dichiarazioni di presunte irregolarità che si sarebbero presentate nel corso delle varie fasi del processo elettorale che ha portato alla vittoria dell’attuale presidente e ha legittimato la ripetizione del suo mandato a partire dal 10 gennaio scorso, il popolo venezuelano è tornato a riversarsi in piazza, rimettendo le proprie speranze nel presidente dell’Assemblea Nazionale, ad oggi dominata dall’opposizione, Juan Guaidò. I venezuelani, negli ultimi anni, hanno vissuto sulla propria pelle l’aumento dei tassi di mortalità infantile, di persone afflitte da povertà assoluta e da tempo ormai sono oppressi da un tasso di inflazione esorbitante dell’1,7milioni% e da gravi carestie di cibo e medicinali, tutti fattori di una evidente crisi umanitaria. È questa serie di fattori che, sostenuta dai numeri dei sondaggi, porta a dubitare che queste siano state solo elezioni di facciata.

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Negli ultimi due giorni a Caracas e in altre città venezuelane, centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza per manifestare in massa il loro appoggio a Guaidò, mentre nella capitale alcuni sostenitori del partito chavista hanno organizzato una contromanifestazione che ha sfilato in contemporanea nelle strade della città causando disordini e scontri durante i quali hanno perso la vita 16 persone. Guaidò si sarebbe proposto come presidente ad interim, nel periodo di transizione durante il quale, l’operato dell’assemblea, sarebbe volto ad organizzare nuove elezioni che rispettino realmente i criteri democratici.

cms_11595/4v.jpgIl progetto dell’opposizione ha trovato il suo sostegno in primis da Donald Trump, tanto che Maduro, affacciandosi dal balcone del palazzo presidenziale di Caracas, avrebbe annunciato la rottura dei rapporti diplomatici con Washington, imponendo un termine di 72 ore di tempo al personale diplomatico americano, per lasciare il paese. Il timore è quello di una svolta autoritaria da parte del presidente Maduro. Non sarebbe infatti la prima volta se si optasse per la repressione violenta, ma in questo caso l’intervento della comunità internazionale sarebbe obbligatorio. È un momento decisivo che potrebbe comportare una svolta democratica, ma la situazione è da considerare con cautela. Dipenderà tutto dai prossimi aggiornamenti.

Federica Scippa

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