VERSO IL 4 MARZO

Le elezioni politiche entrano nel vivo

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A poco più di un mese dalle votazioni che porteranno al rinnovo del parlamento, nulla sembra ancora certo. Non sono certi gli esiti delle elezioni, ovviamente. Non sono certe quelle che saranno le alleanze post elettorali, anche se dai palazzi romani trapelano numerose indiscrezioni; ma, soprattutto, non è ancora certa l’identità di quello che è destinato a diventare il ventinovesimo premier nella storia della Repubblica italiana.

La vittoria elettorale sembra essere contesa principalmente da tre schieramenti: la coalizione di centrodestra, la coalizione di centrosinistra e quella del Movimento 5 stelle, che a differenza dei concorrenti ha preferito presentarsi alle elezioni da solo. A questi tre grandi poli, tuttavia, si aggiungono numerose forze politiche meno conosciute ma non per questo meno rilevanti nel panorama politico nazionale. Cerchiamo di fare il punto sulla situazione…

La coalizione di centrodestra è composta in prevalenza da quattro partiti: Forza Italia, guidata dall’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, la Lega Nord, il cui leader è l’Europarlamentare Matteo Salvini, FdI, presieduto dall’On. Giorgia Meloni, e Noi con l’Italia, i cui principali esponenti sono ad oggi gli ex Governatori di Puglia e Lombardia Raffaele Fitto e Roberto Formigoni. A questi si aggiungono altre liste minori, come i Pensionati di Fatuzzo e il partito degli Animalisti dell’On.Brambilla.

Attualmente, sembra sia proprio il centrodestra ad essere in vantaggio nei sondaggi, venendo quotato intorno al 38% nelle stime. Una cifra insufficiente per ottenere la maggioranza assoluta dei seggi, ma attenzione: a detta di molti sondaggisti, sarebbero sufficienti solamente 3 punti percentuali in più per superare la fatidica soglia dei 315 deputati e 158 senatori necessari per governare. Bisogna inoltre ricordare che nelle ultime tornate elettorali la coalizione di centrodestra ha ottenuto un risultato superiore a quanto inizialmente previsto dai sondaggi. In particolare, la coalizione pare essere forte specialmente nei collegi uninominali del Nord Italia dove, con l’eccezione delle grandi città (Genova, Milano e Torino) sembra godere di una superiorità elettorale piuttosto significativa.

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Nel momento in cui il centrodestra ottenesse i numeri sufficienti per governare da solo, la scelta del Presidente del Consiglio spetterebbe, secondo un accordo interno, al partito della coalizione che ha ottenuto il maggior numero di seggi. In questo momento Forza Italia sembra largamente favorita in questo senso, ma la Lega Nord ha soli 4 percentuali in meno e secondo i sondaggisti e non è da escludere un sorpasso nelle prossime settimane. Ricordiamo che, malgrado il leader di Forza Italia sia tutt’ora Silvio Berlusconi, è probabile che questi non potrà tornare a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio a causa dell’incandidabilità seguita alla sua condanna per frode fiscale. Il Cavaliere ha fatto ricorso alla Corte Europea, ma i tempi sono lunghi, pertanto è probabile che al suo posto Forza Italia proporrà come capo del Governo Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo, o Franco Frattini, ex ministro degli esteri proprio all’epoca dell’ultimo governo Berlusconi.

Le principali proposte politiche della coalizione vertono sull’abbattimento della pressione fiscale, attraverso l’introduzione della cosiddetta Flat Tax (un’aliquota fissa al 25%), e sull’innalzamento delle pensioni minime a 800 Euro, finanziate attraverso una serie di tagli agli sprechi.

La coalizione di centrosinistra, dal canto suo, dopo aver governato negli ultimi 5 anni si ripresenta alle elezioni con uno schieramento politico meno variegato e più compatto rispetto al passato. Oltre al Partito democratico, guidato dal segretario Matteo Renzi, la coalizione presenta la lista Più Europa, di Emma Bonino, e Insieme, un blocco politico che unisce i socialisti di Nencini, i verdi di Bonelli e la formazione centrista Area civica. Completa il gruppo Civica Popolare, del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

La coalizione sembra in questo momento in svantaggio: i sondaggi hanno registrato un notevole calo nelle ultime settimane, al punto che, se si votasse domani, probabilmente la coalizione non supererebbe il 26-27%. Allo stesso tempo, il Partito Democratico da solo potrebbe ottenere un risultato vicino al 25% che, sia pur distante dal 40% ottenuto alle Europee solo pochi anni fa, lo porterebbe a contendersi con il Movimento 5 stelle il ruolo di primo partito del Paese. Un risultato che, sia pur insufficiente a governare da soli, potrebbe rappresentare per il Pd non solo un motivo di orgoglio, ma anche e soprattutto l’acquisizione di un notevole peso politico da far valere durante le successive consultazioni elettorali.

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Nel caso in cui toccasse al centrosinistra formulare il nome del nuovo Capo di Governo, la scelta più probabile dovrebbe essere quella di Matteo Renzi, già premier dal febbraio 2014 al dicembre 2016, ma attenzione: nel caso di un possibile compromesso con altre forze politiche, non è escluso che il Pd arrivi a sorpresa a confermare a Palazzo Chigi l’attuale premier Paolo Gentiloni, soprattutto se consideriamo che i sondaggi sulla popolarità di quest’ultimo lo danno in forte risalita, ponendolo come il leader del centrosinistra più amato dagli italiani. Non è da escludere, specialmente nel caso in cui il Pd e Forza Italia non dovessero ottenere un risultato elettorale sufficiente per governare da soli, un accordo post elettorale tra questi ultimi due partiti per la formazione di un governo di larghe intese sul modello di quello già presente in Germania.

Le proposte del centrosinistra, ad ogni modo, pongono una sostanziale continuità con quanto fatto negli anni di Governo. Il segretario Matteo Renzi ha confermato le proprie intenzioni di rispettare gli accordi economici con l’Europa, compresa la regola del 3%; tuttavia, ha altresì promesso che non mancheranno agevolazioni per le famiglie italiane, a partire dall’estensione degli 80 euro alle partite Iva, fino a un Bonus previsto per le famiglie con a carico uno o più figli.

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Il Movimento 5 stelle propone una fisionomia partitica inedita rispetto alle ultime elezioni: la storica figura del leader e del portavoce Beppe Grillo, pur conservando la consueta autorevolezza all’interno del movimento, sembra essersi notevolmente defilata a favore di elementi più giovani, su tutti il Vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.

Il Movimento viene in questo momento dato in crescita nei sondaggi, giungendo a una cifra vicina al 28% e riscuotendo un notevole consenso specialmente nelle regioni del Sud (in Puglia e in Campania arriva a contendersi la maggioranza dei voti col centrodestra) e nelle Isole (in Sardegna e in molti collegi della Sicilia risultano addirittura primi).

Il consenso del Movimento sembra provenire principalmente da operai, disoccupati e giovani, ma attenzione a quest’ultima categoria, poiché come sappiamo i minori di 25 anni non possono partecipare all’elezione del Senato della Repubblica. Non è pertanto da escludere che il movimento possa ottenere una percentuale di voti notevolmente più elevata alla camera.

Possono i 5 stelle ambire a governare da soli? Sembra improbabile, almeno secondo quanto emerso dagli ultimi sondaggi. Tuttavia, bisogna considerare anche le maggioranze trasversali: Luigi di Maio ha più volte ripetuto che, nel caso in cui il movimento ottenesse la maggioranza relativa dei voti, sarebbe disposto a rivolgere un appello a tutte le forze politiche, chiedendo loro di votare la fiducia in aula. Un appello che, a detta di molti, potrebbe essere raccolto dai partiti che condividono la natura euroscettica del movimento (la Lega Nord) o da forze politiche che ne condividono l’attenzione per le classi sociali meno abbienti (Liberi e Uguali.)

La principale proposta politica dei Pentastellati, nel caso toccasse a loro governare, prevede l’introduzione di un Reddito di cittadinanza garantito ad ogni cittadino, reddito che potrebbe raggiungere i 1680 euro mensili. Il movimento chiede inoltre la riduzione di tutte le pensioni non contributive superiori ai 60.000 euro annui e, più in generale, una lotta agli sprechi e alla corruzione della politica e dell’industria.

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Da segnalare, inoltre, la lista Liberi e Uguali. Guidata dal Presidente del Senato ed ex procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, la lista si compone principalmente di tre partiti: Sinistra Italiana di Fratoianni, Possibile di Giuseppe (detto Pippo) Civati e Articolo 1 di Roberto Speranza, che presenta al proprio interno anche esponenti già noti al mondo della politica, come l’on. Pierluigi Bersani e l’ex Presidente del Consiglio Massimo D’Alema. Non sarà sfuggito ai più attenti che gli ultimi due partiti citati sono il frutto di differenti scissioni avvenute negli ultimi anni all’interno del partito democratico. Proprio in questo senso, malgrado LeU sia in questo momento ben lontano dalla possibilità di governare da solo (i sondaggi lo danno intorno al 6%), potrebbe rappresentare un movimento fondamentale in vista delle prossime elezioni a causa della sua capacità di intercettare voti altrimenti destinati alla coalizione di centrosinistra.

Il programma politico di Liberi e Uguali, ad ogni modo, si basa principalmente sulla proposta di garantire una maggiore uguaglianza sociale ed economica nel Paese, soprattutto attraverso l’istituzione di una serie di agevolazioni che permetteranno ad ogni studente italiano di frequentare l’università gratuitamente.

Infine, sulla scheda elettorale saranno presenti alcune liste minori in lotta per il raggiungimento del quorum necessario per entrare in Parlamento (il 3%). Tra queste spiccano: la lista di estrema sinistra Potere al popolo, guidata da Viola Carofalo e composta da Rifondazione Comunista, Rete dei Comunisti, Sinistra Anticapitalista, i No Tav e movimenti minori; il partito comunista di Michele Rizzo; Italia agli italiani, composta dai partiti ultranazionalisti Forza nuova e Fiamma tricolore, tra i cui esponenti spicca il nome di Roberto Fiore; il partito di destra estrema Casa Pound, rimasto autonomo in vista di questa tornata elettorale e guidato da Simone Di Stefano.

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Naturalmente, nessuno di noi è in grado di prevedere con esattezza ciò che accadrà da qui al 4 marzo; anzi, sarebbe bene diffidare di chiunque avesse la pretesa di possedere certezze sull’argomento. Allo stesso tempo, l’augurio che possiamo rivolgere all’Italia, e che troppo spesso in passato è stato disatteso, è che questa campagna elettorale venga condotta con toni civili, che si basi sugli argomenti e non sugli insulti, e che porti gli italiani a una massiccia partecipazione. In particolar modo, ci auguriamo che il pericolo dell’astensionismo, troppo pericolosamente innalzatosi negli ultimi anni, possa essere allontanato da una nuova stagione di passione e di partecipazione politica del popolo intero, a prescindere dalla provenienza geografica, dalla classe sociale e dalle ideologie personali.

Gianmatteo Ercolino

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