Van Der Bellen è il nuovo presidente

Ma nessuno esce sconfitto

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Si è concluso da poco lo spoglio dei voti per posta: il verde Alexander Van der Bellen è il nuovo presidente d’Austria. Ha sconfitto l’ultranazionalista Norbert Hofer, per 31mila voti. Un soffio.

cms_3981/foto_2.jpgUn “sospiro di sollievo” dice il ministro Paolo Gentiloni, lasciando la riunione del Consiglio degli Esteri "indubbiamente l’Austria è uno dei paesi con cui siamo più collegati, un paese vicino ed amico. Ma non dobbiamo sottovalutare che la metà degli elettori si è espressa in un altro senso". Partito in netto vantaggio, Hofer è stato fermato dagli 885 mila voti arrivati per posta in favore dell’ecologista settantaduenne. Le urne hanno registrato una grande affluenza.

cms_3981/foto_3.jpgAl secondo turno ha votato il 72,7% degli aventi diritto: più che al primo turno. Un dato che indica una forte mobilitazione in sostegno di Van der Bellen, nel tentativo di fermare, probabilmente, l’onda dell’ Fpö. Ma il dato politico che emerge incontrovertibilmente è che un austriaco su due si è espresso in favore dell’estrema destra.

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Hofer, 45 anni, euroscettico, ha acquisito consensi portando avanti una politica contro l’immigrazione che preoccupa gran parte della popolazione europea. Lo sbarco di circa 90mila profughi nel 2005 ha inciso negativamente sulla percezione della sicurezza. Ma se i partiti xenofobi da un lato rappresentano uno scoglio al quale aggrapparsi in difesa del proprio territorio, dall’altro incutono ancora qualche timore. Eppure il freddo Hofer dai modi garbati, partito come outsider e con poche chances di vittoria, stando alle previsioni del suo partito e del leader degli ultranazionalisti, Heinz Christian Strache, è arrivato sulla soglia della Hofburg, lasciando tutti di stucco. Originario della Stiria, nel sud dell’Austria, cresciuto in una famiglia borghese, ha scoperto da giovane la sua passione per la politica, avvicinandosi alla Fpö di Jörg Haider. Responsabile del partito a Eisenstadt, è eletto nel 2006 in parlamento, di cui diventa nel 2013 il terzo presidente. La sua campagna elettorale, nei canoni della gentilezza, non ha risparmiato qualche fendente agli “invasori tagliatore di gole”.

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Le idee ultranazionaliste stanno conquistando percentuali degne di rilevanza in Europa, complice, oltre all’immigrazione, la recessione che aumenta sperequazione e senso di instabilità. Gli investimenti sono fermi, il lavoro diminuisce e il costo della vita è insostenibile per una famiglia che a malapena introita un salario. Sul popolo incombe la scure della povertà.

L’Austria però vive uno stato di maggiore benessere rispetto al sud dell’Europa, anche se il divario tra la popolazione autoctona e quella immigrata è notevole. Vero è che se una crisi colpisse l’Europa, sarebbe difficile per uno Stato alienarne l’influenza. L’elevato numero di migranti, la cui integrazione appare assai complessa in considerazione tanto delle difficoltà economiche in cui versa in particolare il sud dell’Europa, quanto della possibilità che tra essi possano celarsi fondamentalisti islamici, conduce inevitabilmente a preferire una politica di chiusura e protezione.

Anche se molti non si fidano.

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Alexander Van der Bellen, l’uomo che ha fermato l’ascesa della destra populista, è un professore universitario prestato alla politica e indissolubilmente legato ai Verdi, anche se in campagna elettorale si è presentato come candidato indipendente, raccogliendo così al ballottaggio il sostegno tanto dei socialdemocratici Spö quanto dei popolari Övp, rimasti senza rappresentanti già al primo turno.

Nato nel 1944 da una famiglia nobile, scappata dalla Russia dopo la Rivoluzione d’ottobre, ha iniziato la sua carriera universitaria alla facoltà di economia, diventando professore ordinario. Negli anni ’80 si è trasferito a Vienna, dove è entrato in contatto con la politica, nelle file della Spö prima e nei Verdi dopo. Leader del partito per circa 11 anni, ne ha fatto una forza indipendente, conquistando consensi in ambito borghese, soprattutto giovanile.

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Moderato, dallo stile garbato e attento a non alzar mai la voce, dopo 18 anni di presenza ininterrotta nel parlamento austriaco, è passato al Consiglio comunale di Vienna, dove è rimasto fino al 2015. Se le congratulazioni del presidente Mattarella non tardano ad arrivare, accompagnate dal messaggio “rafforziamo il progetto UE”, il cancelliere austriaco socialdemocratico Christian Kern sottolinea: “queste elezioni hanno un vincitore, ma certamente non hanno sconfitti”.

Silvia Girotti

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