Videolezioni e smart working: opportunità e problematiche annesse

L’importanza della tecnologia durante il lockdown

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La quarantena ha costretto milioni di italiani a stare in casa e ad abbandonare, nella maggior parte dei casi, scuola e lavoro. Questo è un periodo di cambiamenti, soprattutto per quanto concerne le abitudini quotidiane, ed è la tecnologia a giungere in soccorso degli italiani per restituire loro una parvenza di normalità.

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Chiudere i luoghi di istruzione ed alcune sedi lavorative per contrastare il virus non ha fermato le istituzioni nel promuovere l’importanza della tecnologia come valida alternativa per continuare le attività di didattiche e quelle relative a molti settori dell’economia. Si parla di una tecnologia che da invasiva diventa per tutti smart, intelligente, proprio perché in un momento di lockdown come questo riesce a trasformarsi, a rinnovarsi adattandosi a tutte le esigenze dettate dall’emergenza. Vi è quindi la (ri)scoperta di apposite piattaforme di videoconferenza per assistere alle videolezioni da casa e altre per poter lavorare da remoto, adottando il cosiddetto smart working. Oltre al già noto Skype vi sono altre piattaforme tra cui Collabora, Classroom, Meet, Zoom e Teams.

L’utilizzo smart della tecnologia, però, rappresenta uno scoglio difficile da superare per persone che prima non erano abituate a utilizzarla, in modo perticolare alcuni lavoratori convinti che mai avrebbero avuto bisogno di svolgere la propria attività lavorativa da casa; e invece sono stati costretti a ricredersi e a imparare, anche in fretta, a utilizzare i dispositivi tecnologici e la rete per adattarsi alle esigenze del momento.

In questo momento, varie applicazioni digitali stanno offrendo a molti la possibilità di continuare le proprie attività da remoto, registrando un’alta richiesta di contenuti multimediali, come video di ogni genere. Senza dubbio - e se ne parla molto - questo può costituire un rischio di sovraccarico della rete.

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Inoltre, molti insegnanti non stanno riuscendo a portare a termine le videolezioni con tutti gli alunni,

perché alcuni di loro risiedono in zone che non hanno copertura Internet. Anche Antonello Giannelli, segretario dell’Associazione Nazionale Presidi, ha confermato queste criticità, sottolineando che “un rapporto dell’Istat di due anni fa affermava che un quarto delle famiglie italiane non accede a Internet. È un dato probabilmente modificato, ma indica che l’Italia non è un paese moderno da questo punto di vista, perciò il governo ha stanziato 85 milioni per consentire alle scuole di acquistare computer, device e stipulare connessioni da mettere a disposizione degli studenti meno abbienti. Non si tratta di somme altissime, alla fine sono poche migliaia di euro per ogni istituto, però sono importanti”.

Allo stesso tempo è consigliata anche una sapiente gestione della didattica online e dello smart working, per tutelare la vista delle persone.

Nonostante le difficoltà pratiche e logistiche è molto importante che le persone riacquistino, seppur lentamente e grazie alla tecnologia, la normalità e le abitudini quotidiane vissute prima dell’emergenza. In un momento come questo è fondamentale la vicinanza con i propri contesti scolastici e lavorativi. Distanti ma vicini, sì, però in maniera smart.

Francesco Ambrosio

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