“MANINFESTAZIONI”

Roma, il modo di farsi sentire e quelle strade sempre intasate dal traffico

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“Maninfestazioni” a Roma. Non si tratta di un errore, ma di un neologismo, anche se non del calibro di petaloso. Roma è ormai quasi quotidianamente invasa – e dunque infestata - da manifestanti, legittimati, ci mancherebbe. Sia che si tratti di proteste contro la Riforma Costituzionale, contro il Diritto alla Casa o di rivendicazione del marchio IGP per la Caciotta Romana - tutte rigorosamente avvenute - il diritto alla manifestazione non si nega a nessuno. Non si contano poi quelle statiche, tenute davanti al Ministero del Lavoro. In questa nazione che riparte – almeno lo si spera - e che guarda al futuro, se ne sono contate circa due a settimana, sotto al dicastero di via Molise, tanto che ormai non fanno più notizia. Dal ricordo di Siri Guru Nanak, mistico indiano morto nel 1539, al disappunto per il risultato delle elezioni negli Stati Uniti, tutti vogliono farsi sentire i un tripudio di slogan e cortei per le strade della Capitale. Tutti convinti di dire la loro, di creare disagio per affermare il proprio, ma poi è davvero così? È così certo il risultato di un manifestazione? Siamo sicuri che la gente in strada, gli automobilisti, solidarizzino con i partecipanti ad un corteo? Perché senza dubbio chi dovrebbe accorgersi del disagio, e cioè la parte politica, i cortei potrebbe addirittura non vederli per una mera ragione di sicurezza che prevede la scelta di itinerari alternativi, decisi da chi regola l’Ordine pubblico.

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A trovarsi bloccata è invece la gente comune: gli impegni saltano, i bambini attendono di essere ripresi da scuola, gli autobus sembrano elefanti immobili, e le manifestazioni diventano incubi, i manifestanti nemici, le forze dell’ordine vittime nel mezzo del fuoco incrociato. Le manifestazioni dovrebbero essere una cassa di risonanza, arrivare alle orecchie di chi decide, e non al fegato della gente comune. Le lotte che negli anni sono state portate avanti proficuamente anche grazie ad esse sono ormai preistoria sociale. La manifestazione per i diritti dei pensionati ha avuto lo stesso risalto di quella contro l’assetto societario della S.S. Lazio: la valenza di una gita fuori porta.

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Ma va bene, urliamo il nostro disappunto, prendiamoci i nostri diritti, blocchiamo il traffico, anzi creiamolo, maninfestiamo affinché tutti, ma solo quelli che non contano nulla, si accorgano che esistiamo. Magari prima o poi arriverà chi, con sensibilità e spirito di problem solving si avvedrà di noi.

Paolo Varese

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