“The nigth siren”, l’ultima perla di Steve Hackett

Un progetto di elevata fattura che nasce dal desiderio di non chiudere gli occhi davanti alla decadenza del mondo.

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Steve Hackett, maestro dal passato monumentale, è tra i musicisti più virtuosi, raffinati e colti della generazione Progressive 70’s. Già chitarrista dei Genesis, con una pluriennale carriera, non necessita certo di presentazioni.Fondamentali le pagine della storia musicale contemporanea suggellate dalla sua verve compositiva, espressione di una sensibilità unica.

cms_6022/2.jpgIl suo, un contributo di valore assoluto apportato alla band in quel periodo, unito ad un apparire sobrio, fatto sovente di occhiali inforcati e una postura che lo vedeva perennemente chino sulla sua chitarra.Una figura che controbilanciava la teatralità straripante di Gabriel.Lasciata la formazione nel 1976 con il suo ultimo lavoro “Wind and Wuthering”, Steve inizia una sterminata produzione solista con una trentina di album all’attivo, non smettendo mai di omaggiare la sua vecchia band, come testimoniano i suoi tanti “Genesis Revisited”, segno di un amore viscerale mai sopito.Per il talentuoso chitarrista britannico, il prog rock è una ragione di vita, una luce da seguire, musa ispiratrice di una quarantennale carriera che lo ha guidato nell’esplorazione di percorsi dalle poliedriche sfaccettature.Un linguaggio in note, scevro da sterili restrizioni di genere, senza limiti alla creatività e frutto di una scelta consapevole.Libera forma espressiva che può assumere tanto le vesti austere di spartiti classici quanto il raffinato suono di chitarre acustiche, come la pura energia del rock o la rapidità del sound- pop.Una summa riconducibile a un percorso coerente quello di Stephen Richard Hackett.

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Dopo “Wolflight” di due anni orsono, il musicista inglese non ha deluso le aspettative, dando vita ad un lavoro eccellente, bisogno artistico di un uomo che vive il suo tempo, tra il dolore e le profonde divisioni che, in misura crescente, minano la convivenza civile degli esseri.“The Night Siren” è un progetto ambizioso che sottende un messaggio di fratellanza e unione tra differenti universi culturali. “Diversità” intesa come valore e non causa di divisione.Per la sua realizzazione, ispirata all’ecumenico, Hackett ha raccolto attorno a sé musicisti provenienti dalle latitudini più disparate del globo: Israele, Palestina, Stati Uniti, Islanda, Ungheria, Inghilterra, Azerbaigian, per un totale di ben 20 elementi.La musica, intesa come supremo linguaggio cosmico, si fa canale comunicativo tra anime con un “idem sentire”, abbattendo ogni muro ideologico fine a sé stesso.Dunque un significato intrinseco fortemente simbolico in questa composizione, 11 tracce che ci accompagnano in un viaggio alla volta di Terre diverse e lontane.Dai ghiacci dello sterminato Nord alle verdi vallate dell’Irlanda, fino al Perù, ma si potrebbe andare avanti per ogni brano.La composizione ci dona talvolta melodie fiorenti e assolate che fanno da contraltare ad altre, evocanti paesaggi innevati, in un insieme di intrecci strumentali ed accelerazioni ritmiche con frustate elettriche tipiche di sonorità rock.Un connubio riuscito tra prog e word music, tanto caro all’amico ed ex compagno d’avventure, l’arcangelo Gabriel.Chiedersi se la possente apertura del lavoro, “Behind The Smoke” sia più bella di “In Another Life”o di qualunque altra traccia dell’Opera, non ha un grande senso.È un progetto corale, quasi un concept culturale da assaporarsi nel suo insieme. In ciò assume il vero significato, estrinsecandosi in un mosaico di colori e suggestioni che divengono il prodotto simbiotico di armonie e suoni.Una tessitura musicale fatta di intarsi armoniosamente assemblati.Il disco potrebbe chiudere metaforicamente alla penultima traccia con “West To East”, ideale abbraccio corale che raccoglie le voci dei cantanti di tutto il mondo, canalizzando perfettamente la sintesi di un messaggio di speranza, pace e armonia tra i viventi del Pianeta Azzurro.A stretto giro musicale, The night siren è un album notevole che poggia su una base rock progressive con una solida architettura tanto nella struttura degli arrangiamenti che nelle parti vocali.Al suo interno vi albergano sonorità che strizzano l’occhio a momenti jazz-rock come a influenze celtiche, elementi dai tratti sfumati che crescono e assumono corpo ad ogni successivo ascolto.Insomma una gran bella commistione. Grazie mister Hackett.

Massimo Lupi

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