“Viaggio al termine della notte”: grande successo per il secondo appuntamento di Time Zones

Tutto esaurito al Teatro Palazzo di Bari per l’interpretazion di Elio Germano e Teho Teardo dell’opera di Ferdinand Céline

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Voyage au bout de la nuit – (Viaggio al termine della notte)”, è questo il fulcro del romanzo céliniano, opera di matrice meramente novecentesca, ma contemporaneamente di una versatilità estrema che permette di trasporla integralmente nella nostra attualità e per molti aspetti nella nostra stessa quotidianità. La guerra, se vogliamo, è un tema trasversale al cuore dell’opera, seppur naturalmente lo attraversi, esteriorizzando l’oscurità che incombe dormiente o meno nell’animo umano. La guerra come situazione che ricrea un universo “cauchemardesque”, da incubo, capace di rendere cosciente l’uomo della sua piccolezza : “[…] mai avevo sentito così implacabile la sentenza degli uomini, e delle cose. - Sarei dunque io il solo vigliacco sulla Terra? - pensavo, e con che spavento, perduto in mezzo a due milioni di pazzi eroici e scatenati e armati fino ai denti, […] arrabbiati, arrabbiati, più arrabbiati dei cani in adorazione della loro rabbia, cento, mille volte più arrabbiati di mille cani e tante volte più viziosi!”; un incubo capace di rendere l’uomo cosciente del suo essere finito, perso in un viaggio marcato fin dal principio dalla morte. La performance del simbiotico duo dell’attore Elio Germano e del compositore e musicista Teho Teardo, in scena al Teatro Palazzo di Bari, come secondo appuntamento della 33° edizione del Time Zones, è riuscita a far trasparire proprio quest’atmosfera e questa temperatura emotiva e ansiogena, selezionando una gamma di estrapolati dal testo originale che non seguono un’ordine logico, non essendo il fine ultimo quello di raccontare una storia, bensì quello di far rivivere ciò che si nasconde nelle parole, e cioè la paura, la follia, la rabbia, che questo viaggio, che questa notte porta con sé. Sicuramente gli artisti hanno saputo sfruttare l’efficacia di un testo che di per sé costituisce un’eccellente lente di ingrandimento per guardare la contemporaneità, adattando a esso una musica di carattere impressionista ed evocativa. Lo stesso Teho Teardo afferma che non si tratta di una colonna sonora, piuttosto di uno spettacolo sottoforma di concerto, considerando che ogni elemento di questa performance avviene nel suono, il punto di incontro tra il lavorio della voce di Elio, che nella variazione di tono, di velocità, di temperatura e di temperamento, abbraccia l’atmosfera vibrante, elettrica, prodotta dagli archi e dalla chitarra.

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È una dimensione complicata, polimorfa, quella di Céline, che attraverso una follia presunta vissuta sulla pelle di Ferdinand Bardamu, personaggio antieroe e alter ego dello scrittore, tra le mura di un ospedale psichiatrico, nel quale è rinchiuso perché considerato pazzo a causa del suo rifiuto della guerra, mette in luce la follia che affligge il genere umano : “ Io rifuto la guerra e tutto quello che c’è dentro. La rifiuto di netto, con tutti gli uomini che essa contiene, non voglio avere nulla a che fare né con loro né con lei. Saranno anche novecentonovantacinquemilioni contro di me, tutto solo, sono loro che hanno torto , e sono io che ho ragione, perché sono il solo a sapere quello che voglio: io non voglio più morire. […] E allora viva i folli e viva i vigliacchi! O piuttosto sopravvivano i folli e i vigliacchi!

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Così come l’esasperazione quasi grottesca dei personaggi con l’oscurità dei loro sentimenti :“l’amore, non è altro che l’infinito, abbassato al livello dei barboncini; io c’ho la mia dignità, io”. Nell’opera c’è un uso del linguaggio crudo che sembra voler sbattere in faccia una nuda verità: “[…] nell’aria calda, d’estate, mai mi ero sentito così inutile come in mezzo a tutte quelle pallottole e le luci di quel sole; una immensa, universale presa in giro […]. Queste cascine deserte, queste chiese vuote e aperte, era come se i contadini fossero partiti , tutti, come per una festa all’altro capo del cantone, e ci avessero lasciato fiduciosi tutto quello che possedevano, […] proprio perché ci trovassimo tranquilli a fare quello che volevamo durante la loro assenza. Era una cosa gentile da parte loro; anche perché se non fossero altrove, mi dicevo io, se ci fosse ancora qualcuno qui, noi, non ci si sarebbe comportati di certo in questo modo ignobile, così male; non avremmo mai osato davanti a tutti, ma non c’era nessuno. Nessun altro che noi; un po’ come gli sposi che fanno le maialate appena tutti se ne sono andati”. Ciascuno di questi elementi lascia comprendere il pessimismo viscerale alla base di tutta l’opera, centrato dall’interpretazione data da Elio Germano e Teho Teardo, riguardo la stessa natura umana, secondo Céline, immutabile nel male. Ancora una volta Time Zones ha offerto il grande teatro al pubblico barese che sembra partecipare sempre più entusiasta. Ricordiamo quindi l’appuntamento di questa sera sempre presso il Teatro Palazzo, con “My foolish heart” del mitico Ralph Towner, pioniere della fusione tra folk e jazz; per maggiori informazioni è sempre possibile consultare il sito web del Time Zones, www.timezones.it , o le pagine social dell’evento.

Federica Scippa

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