Ostile, irato, trapuntato di tempesta
Perfetta, mi coglie quale epicentro
D’una solitudine sconfortante;
Le lacrime si mescolano alla pioggia
Che frusta questo giorno disgraziato,
Prova generale alla fine annunciata
Da tempo. L’acciaio che credevo di essere
Si scioglie simile a cera, simile a plastica!
Ai piedi di questo Faro bianco come scheletro,
Lascio che le amare circostanze siano,
Che accadano inesorabili, che colpiscano duro,
Che s’abbattano grandiosamente feroci
Sulla fragilità che sono; altro non posso
Offrir loro che potente impotenza innervata
Nel mio Destino fisico. Non c’è scampo,
Scampo non c’è; è finalmente l’ora d’essere eroe
Invisibile, sommesso, un grande eroe perdente
Che si perde nel buio, nell’ombra, nel nulla!
Non vissi che lo spazio di un istante tragico...
Mio Dio, non chiedo che di andarmene
Stracolmo d’amore, perdono e tenerezza