Mettete una domenica mattina e il sole tipico dell’ottobrata romana, aggiungeteci la pigrizia di mettersi ai fornelli unita alla voglia di mangiare un carciofo alla giudìa cucinato ad opera d’arte, ed ecco che nasce l’idea di fare una splendida passeggiata per Roma, con il ghetto ebraico come destinazione finale.
L’idea di questa passeggiata è nata così, da una banale voglia di carciofi fritti, e si è trasformato in qualcosa di molto più ambizioso: a piedi in giro per i quartieri di Roma.
Il punto di partenza di questo primo itinerario è il Gianicolo con la sua famosa terrazza che domina su tutta Roma. Consiglio sempre di non fermarsi alla terrazza del Gianicolo, ma intraprendere la Passeggiata del Gianicolo verso destra e, dopo due curve, troverete il Belvedere dei Salviati, da cui si gode di una vista ancora più bella sulla città ed è possibile fotografare tutta Roma.
Riprendiamo quindi la Passeggiata del Gianicolo sempre verso destra e, non appena incrociamo la Salita di Sant’Onofrio, la imbocchiamo e, dopo pochi metri, ci troviamo davanti a Via di Sant’Onofrio, uno dei tantissimi vicoli da cartolina di Roma.
Dopo aver scattato qualche foto, scendiamo i gradini del vicolo e ci ritroviamo sul trafficato Lungotevere, all’altezza del Ponte Principe Amedeo.
Nonostante sia la strada più odiata dagli automobilisti romani, il Lungotevere gode di un fascino intramontabile, esaltato ancor di più dai caldi colori autunnali delle fronde degli alberi. Qui potete decidere di scendere e passeggiare direttamente sulle sponde del Tevere, dove è presente una pista ciclabile molto amata dai più sportivi.
Andando verso sinistra, arriviamo al Ponte Vittorio Emanuele II, uno dei più belli di Roma, da cui si ha una vista impareggiabile su Castel Sant’Angelo. Il ponte, inaugurato nel 1911, collega il centro di Roma al rione Borgo (Vaticano), ed è impreziosito da quattro gruppi scultorei in travertino sui lati, simboleggianti l’Unità di Italia, la Libertà, l’Oppressione vinta e la Fedeltà allo Statuto.
Attraversiamo il ponte e cambiamo sponda del Tevere.
Riprendendo la passeggiata verso destra, percorriamo il Lungotevere dei Fiorentini e, giriamo verso sinistra in Via Acciaioli. Qui ci ritroviamo immediatamente nella Piazza dell’Oro, famosa per la presenza di due case quattrocentesche e della basilica di San Giovanni, detta dei Fiorentini in quanto venne costruita per la numerosa comunità fiorentina che occupava la zona e che raggiunse un grado di influenza talmente elevato, da aver ottenuto un proprio tribunale, proprie leggi, un Console ed addirittura un proprio carcere.
Dopo un giro all’interno della basilica, riprendiamo la passeggiata verso destra, imboccando Via Giulia fino al Vicolo della Moretta, che percorriamo finché non incrocia la caratteristica Via del Pellegrino, sede di antiche botteghe di orafi, artigiani vetrai e alcune osterie di origini antichissime (Fortunata e Locanda del Pellegrino). Si dice che questa via debba il suo nome al gran numero di pellegrini che la percorreva ogni giorno, in quanto collega la zona di Campo de’ Fiori a San Pietro.
Distratti dalle vetrine delle botteghe e da qualche cantante di strada che intona antichi stornelli romani, ci ritroviamo, senza nemmeno accorgercene, a piazza Campo de’ Fiori, celebre per il suo mercato, aperto tutti i giorni lavorativi dalle 07.00 alle 14.00. Anche se è domenica, non mancano le bancarelle che vendono qualsiasi cosa, dal cibo ai souvenir, ai coloratissimi fiori e all’abbigliamento. Tuttavia, Campo de’ Fiori in passato non aveva nulla del luogo piacevole che è oggi: la piazza fu, infatti, scenario di moltissime esecuzioni capitali, fra cui quella del filosofo Giordano Bruno, arso vivo proprio dove oggi si erge la sua statua, al centro della piazza.
Dopo esserci persi un po’ tra i banchi del mercato, percorriamo Via dei Giubbonari, famosa per la presenza di negozi e pelletterie molto antiche, fino a Piazza Benedetto Cairoli, dove sorge la Chiesa di San Carlo ai Catinari, con la sua splendida facciata che domina l’intera piazza.
Oltrepassato il piccolo giardino che si trova sulla piazza, imbocchiamo Via di Santa Maria in Monticelli, che prende il nome dall’omonima chiesa.
Arriviamo così in Piazza San Paolo alla Regola, in cui si trova l’antichissima chiesa di San Paolo alla Regola. All’interno è infatti conservata la stanza che, secondo la tradizione, fu occupata dall’apostolo Paolo durante il suo soggiorno romano.
Continuando la passeggiata, incrociamo Via del Conservatorio e la percorriamo fino a Via delle Zoccolette. Il nome di questa via è buffo e si riferisce proprio al termine usato per indicare le prostitute. Infatti, in quella zona era presente un “conservatorio” che, un tempo, indicava l’orfanotrofio che ospitava bambine rimaste orfane che, una volta raggiunta la maggiore e età, avrebbero con ogni probabilità intrapreso il mestiere più antico del mondo.
Per proseguire la nostra camminata fino al ghetto, però, dobbiamo andare a sinistra e continuare fino ad arrivare sul Lungotevere de’ Cenci.
Dopo qualche minuto di cammino, alla nostra sinistra appare imponente la Sinagoga. Abbiamo finalmente raggiunto il ghetto ebraico!
La Sinagoga è uno degli edifici più affascinanti della città. Fu costruita tra il 1901 e il 1904 ed ha uno stile inusuale per Roma, perché ispirato all’architettura assiro–babilonese. La Sinagoga è luogo di culto per la comunità ebraica, ma al piano sotterraneo ospita anche il Museo Ebraico. Sia la Sinagoga, sia il museo sono visitabili.
E’ ormai ora di pranzo, così giriamo intorno alla Sinagoga e ci ritroviamo in Via del Portico d’Ottavia, dove sorge il complesso monumentale del Portico d’Ottavia, risalente al II secolo a.C.. Questa è la strada più caratteristica del ghetto ebraico, piena di ristoranti che offrono i piatti tipici della cucina giudaico-romanesca. Ci rifocilliamo, quindi, con due ottimi carciofi alla giudìa, un piatto di animelle fritte ed uno di coda alla vaccinara: tutte ricette tipiche della tradizione romanesca.
Redazione
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