Il Rapporto Censis del 2020 descrive la drammatica situazione che l’Italia, colpita dal Coronavirus, ha dovuto affrontare, ed evidenzia dei principi generali da seguire per la futura ripresa economica. Il nostro Paese è stato inevitabilmente colto impreparato e ha adottato delle misure emergenziali per arginare le conseguenze sanitarie, economiche e sociali della pandemia.
«L’avanzare della storia trova, a volte, curve drammatiche e inaspettate che mutano radicalmente ambienti e paesaggi del vivere, individuale e collettivo» e la pandemia, si legge nel Rapporto, «è uno di questi improvvisi e imprevisti cambiamenti». Il virus, secondo il Censis, avrebbe trovato nel nostro Paese una società già stanca. Il nuovo Coronavirus ha colto di sorpresa i Paesi di tutto il mondo, ma in Italia questo evento improvviso e imprevisto si sarebbe presentato a una società già «provata da anni di resistenza alla divaricazione dei redditi e alla decrescita degli investimenti, incerta sulle prospettive future, con un modello di sviluppo troppo fragile».
Le misure adottate dal Governo, come l’elargizione indifferenziata di bonus e il blocco dei licenziamenti, risulterebbero dei temporanei palliativi in grado di calmierare le difficoltà di imprese e famiglie. Tuttavia, occorre guardare al futuro con misure di natura diversa, in grado di porre le basi per una crescita solida e duratura. Le chiusure della prima e della seconda ondata, insieme alle misure sopramenzionate, hanno messo a dura prova l’economia del Paese e aumentato sensibilmente il debito pubblico. Fiduciosi nella ripresa, i relatori precisano che è necessaria una «azione sistemica della mano pubblica», in grado di produrre interventi concreti e incisivi.
Non appare una soluzione convincente, stando al Rapporto, un abbassamento generalizzato della pressione fiscale, mentre è una priorità una riforma fiscale egualitaria, affinché gli onesti non debbano farsi carico dell’illegalità degli evasori. Inoltre, le dimensioni del debito pubblico e gli investimenti necessari per sostenere la crescita non sembrerebbero compatibili con una generale riduzione delle tasse.
Anche l’era dei ristori e degli aiuti ha fatto il suo corso. Queste misure, se indispensabili come misure a breve termine, non sono più sostenibili. Allo Stato si chiedono investimenti mirati a sostegno della produzione, dell’innovazione e delle esportazioni. Da non trascurare, inoltre, l’importanza della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico.
Dal punto di vista industriale, potrebbe aumentare il divario tra il Mezzogiorno e le regioni settentrionali e, inoltre, tra queste ultime e i Paesi nordeuropei. Appare perciò necessario un ripensamento dei sistemi e sottosistemi territoriali.
Infine, è auspicata una revisione delle «attribuzioni di ruolo, identità, funzioni e responsabilità dei soggetti del Terzo Settore: un po’ attori e progettisti dell’intervento sociale, un po’ ammortizzatori dell’inefficienza pubblica».
Il 54° Rapporto Censis si conclude con un velo di timido ottimismo riposto nelle risorse, competenze ed esperienze del nostro Paese. L’Italia deve affrontare una sfida impegnativa e, si evince dal Rapporto, sarà in grado di farcela a patto che si apportino revisioni sistemiche e strutturali, dalla fiscalità al Terzo Settore.