Le ultime notizie attestano un aumento notevole del valore dei bitcoin, che ha appena sfondato la soglia dei 30 mila dollari di quotazione. Nella giornata di ieri, la criptovaluta ha persino sfiorato i 31 mila, accrescendo il proprio valore del 6%, prima di tornare a 30.800 dollari. Numeri che seguono l’impennata del dicembre appena trascorso, quando il valore del bitcoin era praticamente raddoppiato.
La logica sottostante il bitcoin può apparire complicata e inaccessibile poiché del tutto avulsa dagli schemi canonici cui siamo abituati, e costringe a valutare diversi aspetti in maniera del tutto differente. La criptovaluta, lanciata nel 2009 dall’anonimo ideatore conosciuto con il nome fittizio di Satoshi Nakamoto, non è altro che cioè una moneta virtuale criptata da una “chiave” che s’inserisce all’interno di un registro distinto in blocchi e chiamato blockchain. In poche parole, si tratta di un mezzo di pagamento totalmente innovativo perché risulta privo di un’autorità centrale che ordina l’emissione dei bitcoin, non dipende da una banca, consente scambi di moneta e pagamenti anonimi e non è regolamentato dalla legge di uno stato. Insomma un luogo incontaminato dalle norme dove, secondo alcuni studi, l’illegalità pare andare di pari passo con la crescita del valore della moneta, nonostante sia possibile risalire agli autori dei traffici illegali anche se v’è comunque il vantaggio di poter oscurare le azioni precedenti e diventare totalmente anonimi agli occhi di tutti.
Quest’anno, come paventato da molti, sarà l’anno del cambiamento poiché stati e governi intendono cercare una metodologia comune per regolare il mercato dei bitcoin; più che di un obiettivo, si tratta di una sfida abbastanza complicata e per alcuni tratti delicata da compiere. Forse la molla che spinge a intraprendere questa strada è la lotta all’illegalità, o probabilmente il desiderio di tassare un mercato che muove miliardi (di euro, dollari…) privi di qualsiasi tassazione, lontani dal modus operandi di una banca e non regolamentati.