Solo cinque minuti per un processo che sta mobilitando il dibattito dell’intera comunità internazionale. Parliamo dell’udienza per il caso Zaki, tenutasi presso il tribunale di Mansura (Egitto), in cui lo studente detenuto da oltre un anno si è potuto esprimere con appena qualche frase: Zaki ha evidenziato che, visto che quanto a lui contestato è un reato minore, il periodo di carcerazione si sta indebitamente prolungando. A fargli eco la sua legale, Hoda Nasrallah, che ne ha chiesto il rilascio e ha invitato i giudici a rendere accessibile il relativo dossier. La svolta potrebbe sopraggiungere il prossimo 28 settembre, data in cui è stata fissata un’ulteriore udienza. Fino ad allora, certamente, Patrick resterà dietro le sbarre, anche se non è chiaro se sia tornato al carcere di Torah (Il Cairo) o se stia transitando in qualche istituto penitenziario di Mansura.
Quale destino potrebbe attenderlo, a questo punto? La ong con cui stava collaborando, nonché fonti esperte in Giustizia egiziana, ipotizzano un periodo di detenzione di 3 anni e 5 mesi, in rapporto al reato contestatogli di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese”. Patrick ha passato già 19 mesi in cella, dunque se la matematica non ci inganna la scarcerazione non dovrebbe essere troppo lontana. “Sì, legalmente è vero. Non abbiamo motivo di immaginare che la pena sarebbe conteggiata diversamente” ha confermato ai microfoni dell’Ansa Lobna Darwish, dell’Eipr, “Iniziativa Egiziana per i Diritti Personali”.
Si è espresso in merito alla vicenda anche Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, con le dichiarazioni riportate da Ansa: “Ovviamente siamo preoccupati, la vicenda è veramente sorprendente, per non dire surreale. Speriamo che le cose possano trovare una loro composizione al più presto e mi auguro che tutte le istituzioni possano lavorare in tal senso. In chi come noi si batte per la sua liberazione, per il suo ritorno a poter studiare qui a Bologna, c’è preoccupazione, inquietudine. Speriamo che tutto possa risolversi al meglio”.