“La Cop 26 è un fallimento, solo bla bla bla”. Parole non di circostanza, ma che esprimono a pieno la personalità di Greta Thunberg. Il tema ambientale sta tornando alla ribalta dopo anni di silenzio, ma a quanto pare i leader mondiali non hanno realmente intenzione di dare una svolta. La situazione è paradossale, semplicemente perché tutti i capi di stato sono interessati al proprio consenso, lasciando da parte la custodia della casa comune. Indubbiamente, la Cop26 è stato un grande momento di riflessione e di pianificazione anche se agli occhi del popolo non è arrivato questo messaggio. Poca comunicazione e mancanza di volontà nel far conoscere i piani per il futuro, nonostante le richieste (quasi spasmodiche) di arrivare ad una soluzione per il bene di tutti.
La dimostrazione palese di un cambio di mentalità si è concretizzata a Glasgow dove oltre 100mila persone hanno sfilato in modo pacifico, convinte che quello che si sta facendo per la salvaguardia del nostro pianeta è ben poco rispetto a quanto già stabilito con l’Agenda 2030 e con i frequenti G20 monotematici sul clima. Una bella prova di carattere che mette in serie difficoltà i leader mondiali. Il popolo reclama chiarezza e progettazione, partendo proprio dalla spinta della volontà popolare. Ieri la Thunberg non ha parlato, ha preferito tacere dopo la provocazione sulla Cop26, ma i manifestanti hanno urlato a gran voce il loro dissenso. Per questo, nonostante il clima rigido novembrino, a Glasgow abbiamo assistito ad una rivoluzione silenziosa.
Gente semplice, sindaci locali, ed esponenti delle popolazioni più bisognose hanno manifestato con la speranza di avere più centralità nelle scelte decisionali. In tutto il mondo il fenomeno Greta Thunberg continua a battere la strada, e la marcia di ieri ha avuto ampio riflesso in ogni parte del globo. Da segnalare anche le parole non dell’occasione di una delle organizzatrici della manifestazione pacifica, Vanessa Nakata che dichiara: “Insieme siamo forti e possiamo far sì che il cambiamento avvenga”. Ad oggi, comunque, ogni leader politico si deve fermare a riflettere non sulla possibilità di consenso derivante da dichiarazioni retoriche, bensì sulla sfida cruciale a cui tutti siamo chiamati nel prossimo decennio. Mai come in questo momento, l’intero genere umano si è schierato dalla stessa parte nel cercare di guardare con ottimismo all’imminente futuro.