Sei anni fa, la storia dell’antico continente fu stravolta per sempre. L’orribile strage del Bataclan non deve essere assolutamente dimenticata. Quel drammatico episodio, accaduto il 13 novembre del 2015, fu una vera e propria carneficina. Un attentato terroristico che ha stroncato per sempre la vita di 130 persone. Dinanzi a tanta brutalità, il mondo intero ha riflettuto sul perché di tale gesto, ma le risposte (come avviene in questi casi) non arrivano mai. È difficile spiegare alle nuove generazioni quello che è accaduto quella sera di novembre, perché il male nella sua pura essenza non è assolutamente percettibile alla logica umana. Il ricordo può essere lieve, visto che la nostra generazione ha difficoltà a ricordare. La memoria, strumento che mantiene viva ogni comunità, ogni continente, ormai è flebile ed è per questo che occorre sforzarsi affinché tutti possano sapere.
Da quel giorno, l’Europa è cambiata e non sarà mai più la stessa. Una guerra silenziosa che ha seminato odio e tristezza. Nessuna azione può essere giustificata per fini politici o religiosi, nessun Dio (anche Allah) chiederebbe di massacrare il proprio fratello. Pertanto, il colore diverso della pelle è soltanto qualcosa di formalmente diverso, perché nell’intimità e nella perfezione del creato siamo tutti uguali. Siamo uguali perché riusciamo a comprendere da soli la differenza tra il bene e il male, siamo uguali perché apparteniamo allo stesso mondo.
Siamo diversi, invece, a causa di imposizioni di ogni genere che vengono dai piani alti. Per questo è importante rievocare, attraverso la memoria, quella tragica sera. È di vitale importanza per tutti noi e per le generazioni che verranno. Quello che accadde in Francia è accaduto al mondo intero, perché in quelle 130 vittime è racchiuso il sentimento di tutto il globo. Infatti, il processo che ha avuto inizio serve a incanalare in modo giusto la rabbia legittima delle persone lese. In virtù di questo, il presidente dell’associazione delle vite Life for Paris, Arthur Dénouveaux, ha dichiarato: “Il processo ci ha avvicinati tutti e c’è un forte desiderio di incontrarci nello spirito del ricordo”. Quest’anno si è tornati in piazza per ricordare, visto che a causa del covid non è stato possibile. Questa data è di una grandezza unica, perché ci impone di riflettere su quella che è stata la nostra storia oltre il classico argomento del covid.