GHEDDAFI SI CANDIDA ALLE PRESIDENZIALI

Il secondogenito di Muammar Gheddafi concorrerà  alla presidenza della Libia il 24 dicembre

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Originario di Tripoli, nato il 25 giugno 1972, Saif al-Islam Muammar Gheddafi si candida alle elezioni presidenziali libiche che si terranno il 24 dicembre. Secondo il The Lybia Observer il secondogenito di Muammar Gheddafi ha presentato ufficialmente la sua candidatura all’ufficio dell’Alta Commissione elettorale nazionale libica di Sabha. Stando a quanto riferisce la tv libica Alharar, raccogliendo le dichiarazioni delle agenzie russe, i primi avvisi sono arrivati da un rappresentante della Commissione elettorale nazionale. Di professione fa il politico, ma il personaggio è controverso nel suo Paese. È stato detenuto nel carcere di Zintan fino al 5 luglio 2016, mentre l’anno precedente è stato condannato alla pena di morte da una corte libica con l’accusa di genocidio. Dal giorno della morte del padre, 20 ottobre 2011, è considerato il capo della resistenza nazionale libica al Consiglio Nazionale di Transizione, ex-organo nato dalle sommosse dieci anni fa e attualmente sciolto.

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Laureato in architettura, allo scoppio della Guerra civile libica di un decennio fa si era schierato ovviamente con il padre; la sua decisione gli fruttò la nomina assieme a Musa Ibrahim a portavoce del governo, interlocutore privilegiato tra il governo vero e proprio e la stampa internazionale. Con il progressivo radicalizzarsi della guerra ha iniziato ad acquisire sempre più importanza come riferimento della resistenza ad oltranza, fronteggiando le milizie del CNT e contro la NATO. Tracciando un profilo al di là della sua attività politica, che ha reso molto controversa la sua candidatura a capo di stato, ha studiato presso le università al-Fatah e IMADEC per poi conseguire un dottorato alla prestigiosa London School of Economics and Politcal Science nel 2008.

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Tornado al punto di partenza, invece, la condanna alla pena di morte cadde appunto il 5 luglio 2016: nel giorno della fine del Ramadan, fu scarcerato dal governo di Zintan, in virtù di un’amnistia varata nel 2015 dal governo di Tobruch. Dopo un’assenza di due lustri dalla scena politica, nel luglio di quest’anno ha rilasciato un’intervista al New York Times: Gheddafi ha sferrato una violenta offensiva verbale contro i politici suoi compaesani, descrivendoli come “attentatori del Paese”, aggiungendo che “è tempo di tornare a chi ha saputo lavorare per la Libia”. Spendendo due parole sulla sua assenza, asserisce che ha scelto volutamente un ritorno lento. “Oggi non ci sono soldi, non c’è sicurezza, non c’è vita – dichiarò – non c’è benzina, mentre noi esportiamo petrolio e gas in Italia: diamo la luce a metà dell’Italia ma noi abbiamo blackout continui, è più di un fallimento, è un disastro totale”. In tutte queste parole si riassumente un personaggio unico nel suo genere.

Francesco Bulzis

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